L'intervista

Alessandra Gianella: «Chi dice no senza proporre alternative spinge verso l'aumento delle imposte»

Ultima puntata della serie in vista del dibattito fiume sul Preventivo 2024 e la manovra finanziaria del Cantone: è il turno del PLR con Alessandra Gianella
La capogruppo del PLR Alessandra Gianella. © Ti-Press
Gianni Righinetti
01.02.2024 06:00

Con la capogruppo del PLR Alessandra Gianella chiudiamo la serie di interviste in vista della discussione sul Preventivo 2024 e la manovra finanziaria del Cantone. In precedenza abbiamo intervistato Sergio Morisoli (UDC), Boris Bignasca (Lega), Matteo Buzzi (Verdi), Ivo Durisch (PS) e Maurizio Agustoni (Il Centro).

Dopo diverse discussioni il gruppo PLR ha deciso di sostenere «l’accordo» sul Preventivo 2024. Perché l’operazione è stata tanto complicata?
«Perché per noi i conti dello Stato non sono un esercizio di marketing politico. Da tempo suoniamo l’allarme sulla situazione delle finanze del Cantone, per avere uno Stato progettuale e garantire le necessarie prestazioni sociali servono delle finanze sane. La spesa dello Stato continua ad aumentare, per poter continuare a finanziare i bisogni dei cittadini e i progetti necessari per un Cantone che continui ad investire ed essere un luogo attrattivo dobbiamo fissare delle priorità. Ricordiamoci che esiste il principio costituzionale del freno ai disavanzi, che costringe le nostre istituzioni alla ricerca di un bilancio dello Stato in equilibrio e che il popolo si è espresso indicando che la priorità deve essere la riduzione della spesa».

Come mai avete accettato di restare con Centro e Lega che hanno da subito posto tra le condizioni la rinuncia al taglio ai sussidi per i premi di cassa malati?
«Riteniamo che sia importante dare un preventivo a questo Cantone, piuttosto che fissare dei veti in un Parlamento frammentato. Il sistema attuale dei sussidi di cassa malati presenta delle storture che vanno sistemate; infatti, ci sono dei redditi molto alti che ne beneficiano. Spendiamo 380 milioni all’anno di sussidi e la spesa continua ad aumentare, se vogliamo continuare ad aiutare chi ha bisogno, come è giusto che sia, dobbiamo rendere il sistema più efficace ed efficiente. Questa misura di risparmio - una delle poche vere misure strutturali contenute nella manovra - è stata tolta, ma con il vincolo esplicito di definire con il Governo una riforma complessiva dei sussidi entro giugno che sia maggiormente mirata».

Possiamo dire che vi siete piegati anche alla volontà della piazza e temete scelte impopolari?
«No. In questi tre mesi abbiamo approfondito tutte le misure presentate dal Governo, proprio per capire l’effetto concreto sulla popolazione. Dalla piazza si sono levate voci critiche, più che legittime in un momento di difficoltà, ovviamente nessuno si aspettava degli applausi davanti a delle misure di risparmio. Dei 52 milioni di misure di risparmio di competenza del Parlamento, su 4 miliardi di spesa dello Stato, ne sono rimasti meno di 30. Passato questo preventivo si inizierà a discutere del prossimo, se non iniziamo ora il percorso di risparmio semplicemente sposteremo il problema di qualche mese e la situazione peggiorerà ulteriormente. Bisogna dirlo in modo chiaro: o si trova il modo di risparmiare o si dovranno aumentare le imposte nel rispetto del principio costituzionale citato».

In Parlamento si andrà con il Centro che tenterà di cancellare il contributo di solidarietà a carico dei dipendenti pubblici. Perché avete accettato che ognuno nella maggioranza sarà libero di picconare «l’accordo»?
«Era illusorio pensare che con un preventivo così controverso si riuscisse ad arrivare in aula senza riserve, per fare in modo che l’accordo regga bisogna evitare di aumentare ulteriormente il deficit. Il tempo stringe, siamo in regime transitorio da oltre un mese: ora si tratta di responsabilità nei confronti del Paese. Sempre che questa esista ancora».

Siamo sul filo del rasoio del meccanismo del freno ai disavanzi e dobbiamo metterci bene in testa che quello che non risparmieremo oggi lo dovremo risparmiare domani

Il rapporto di maggioranza non conferma le due asticelle fissate dal Governo: deficit a -95,7 milioni di franchi (sarà sui 120-125) e manovra di 134 milioni. Si sforerà il freno all’indebitamento. Si dovranno aumentare le imposte?
«Sì e non lo vogliamo. Siamo sul filo del rasoio del meccanismo del freno ai disavanzi e dobbiamo metterci bene in testa che quello che non risparmieremo oggi lo dovremo risparmiare domani. È illusorio pensare che la situazione si risolverà da sola. Siamo sempre stati contrari all’aumento delle imposte, soprattutto in un momento dove i cittadini sono già confrontati con l’aumento dei premi di cassa malati, dell’energia, dell’IVA e di molte altre spese. Chi continua a dire no ad ogni misura di risparmio senza proporre delle alternative sta chiaramente spingendo verso l’aumento delle imposte. La paura di dire le cose come stanno e di volersi assumere delle responsabilità non aiuterà questo Cantone ad uscire dalla situazione attuale».

Se ci troviamo in questa situazione è perché il Governo ha mancato di coraggio o perché si è spinto fin troppo in là?
«Ad essere onesti, le responsabilità sono del Governo e del Parlamento. La necessità di frenare l’aumento della spesa è nota da tempo, ed è stata confermata anche dal voto popolare. Sarebbe stato utile un maggior coinvolgimento della commissione della gestione nell’elaborazione di questo preventivo, soprattutto per anticipare la discussione di alcune misure contestate. Inoltre, avere due pacchetti di misure di risparmio separati, di cui non conosciamo ancora il secondo, non aiuta la visione d’insieme necessaria. Per i prossimi mesi abbiamo chiesto un maggior coinvolgimento da subito».

Con l’aria che tira, questa legislatura è già compromessa
«L’inizio della legislatura è stato in salita, in questi mesi la complessità dei temi e delle varie sensibilità presenti in Parlamento sono emerse in modo molto chiaro. Noi desideriamo collaborare con chi vuole davvero trovare delle soluzioni serie per delle riforme costruttive del nostro Cantone. E soprattutto promuovere continuamente gli investimenti per il nostro territorio e per far crescere il nostro Cantone: infrastrutture, servizi, posti di lavoro di qualità.

Crede nella Revisione dei compiti dello Stato?
«Se ne parla ormai da tempo, anche se i risultati tardano ad arrivare. Serve un’amministrazione più snella e vicina al cittadino, senza le lungaggini burocratiche che rallentano molti aspetti della vita quotidiana. Abbiamo condiviso la necessità di un’analisi della spesa che oltre ad approfondire i processi dovrà tematizzare anche se tutti i compiti che si svolgono sono davvero indispensabili e ancora attuali».

Si può dire che il «Decreto Morisoli», che anche voi avete sostenuto, nel 2025 (che porti i risultati descritti o meno) decadrà?
«La data di scadenza è chiara, ma il voto ha accelerato la consapevolezza della situazione finanziaria e ha confermato che la priorità è la correzione della spesa e non l’aumento delle imposte».