Alla sbarra per essersi avvicinato alla moglie che picchiò e abusò

«Anche se ridotti, i reati commessi sono stati odiosi per il loro carattere violento e reiterato». Era l’11 ottobre dello scorso anno e a pronunciare queste parole era stato il presidente della Corte delle Assise criminali, Marco Villa. Alla sbarra c’era un oggi 53.enne del Luganese accusato di aver abusato per una quindicina di volte, e picchiato la moglie nel settembre del 2023. Nei suoi confronti, la procuratrice pubblica Margherita Lanzillo aveva chiesto la condanna a 8 anni e 11 mesi di carcere per violenza carnale (in parte ripetuta), ripetuta coazione sessuale, tentate lesioni gravi (subordinatamente lesioni semplici) e ripetuta coazione, ma l’uomo era stato sostanzialmente assolto da quasi tutti i capi di imputazione. La condanna: 31 mesi, 15 dei quali da scontare e la parte restante sospesa per cinque anni poiché secondo la Corte era stato possibile provare un solo episodio di coazione sessuale e lesioni semplici in virtù del principio in dubio pro reo. Una sera, l’uomo aveva picchiato la donna con un manganello e il giorno dopo i due avevano avuto un rapporto sessuale. Villa aveva stabilito che la moglie, quel giorno, «si era svegliata con una pressione tale e con la paura di essere picchiata di nuovo che ha accettato il rapporto carnale. Per lei era il minore dei mali, rispetto all’essere nuovamente picchiata» ed questo «configura il reato di coazione sessuale». L’accusa aveva ricorso in Appello, con il dibattimento che non è ancora stato agendato, ma negli scorsi mesi la vicenda si è arricchita con un nuovo capitolo.
Oltre alla pena detentiva, la Corte aveva disposto anche un trattamento ambulatoriale (una perizia ha evidenziato un rischio di recidiva) oltre all’obbligo per cinque anni di mantenere una distanza di cinquecentometri dalla moglie, dal suo domicilio e dai luoghi che lei frequenta. Oltre, beninteso, al divieto di contattarla. Ebbene, come appurato dal Corriere del Ticino, il 53.enne – che era stato scarcerato successivamente al dibattimento – è stato riarrestato lo scorso 5 luglio. Questo perché avrebbe violato le disposizioni della Corte, avvicinandosi alla donna lo scorso 5 luglio in territorio di Lugano e minacciandola.
L’uomo è stato posto in arresto provvisorio subito dopo i fatti imputatigli e dal 24 settembre scorso si trova in regime di carcerazione di sicurezza. La procuratrice pubblica Chiara Buzzi lo ha rinviato a giudizio davanti a una Corte delle assise correzionali per le ipotesi di reato di di minaccia, violazione dell’assistenza riabilitativa e delle norme di condotta. La magistrata chiederà dunque una pena non superiore ai due anni di carcere. Il 53.enne, nei cui confronti vale la presunzione di innocenza, è difeso dall’avvocato David Simoni e respinge gli addebiti penali, sostenendo come l'incontro fosse casuale.
Il dibattimento si terrà venerdì 7 novembre. La Corte sarà presieduta dal giudice Marco Villa.




