Politica

Alleanza su un binario morto dopo le bordate sul tram-treno?

Lo scontro tra il consigliere di Stato Zali e i democentristi fa scricchiolare l’intesa a livello cantonale - E a Lugano, reggerà? Bernasconi: «Favorevole, ma non a qualsiasi prezzo» – Bühler: «Prematuro discuterne ora»
© CdT/Gabriele Putzu

Quel «siete nulli» pronunciato giovedì dal consigliere di Stato Claudio Zali all’indirizzo dei banchi occupati dai parlamentari dell’UDC e l’immediata risposta democentrista («È inadatto al ruolo») è solo l’ultimo capitolo di una schermaglia politica tra gli «amici-nemici» di Lega e UDC. Una schermaglia che ha origini dalla scorsa legislatura, con le celebri pistolettate (vere o di facciate che fossero) e che è destinata a riproporsi da qui ad aprile 2027.

«Risposta comprensibile»

Contattato dal Corriere del Ticino, infatti, il coordinatore leghista Daniele Piccaluga, che da noi contattato ammette che i rapporti con il partito di Piero Marchesi sono piuttosto tesi. «Da parte nostra, tuttavia, non sono mai stati imposti diktat di alcun tipo, né vi sono mai stati attacchi all’indirizzo dell’UDC, né ai suoi esponenti». Insomma, secondo Piccaluga la Lega nel corso degli ultimi mesi avrebbe solo incassato i colpi degli alleati, senza mai attaccare. L’intervento in Parlamento di Zali secondo Piccaluga è «più che comprensibile»: «Prima per l’arrocco, poi per la gestione del lupo e ora per il tram-treno, le critiche nei suoi confronti sono state stavolta continue e molto dure. E lui stavolta ha deciso di rispondere per le rime. Credo sia umano». Del resto, tiene a dire il coordinatore, «le critiche democentriste, in fondo, sono anche da leggere come un attacco alla Lega, e alle scelte strategiche da noi prese». Nonostante ciò, da via Monte Boglia non si intende per ora chiudere la porta all’alleato: «Non abbiamo ancora preso una decisione. Del resto, siamo ancora in attesa di sapere cosa intende fare Claudio (Zali, ndr) in merito alla sua ricandidatura. Non intendiamo in alcun modo mettergli fretta, ma speriamo che possa arrivare a una decisione dopo le vacanze natalizie». Solo a quel punto, forse, verranno incontrati i cugini dell’UDC. «Da parte mia, ribadisco la disponibilità a sedermi attorno al tavolo e ragionare insieme sul futuro. Ma – lo dico chiaramente – devono esserci le condizioni per andare avanti insieme. E in questo momento, con questo atteggiamento da parte loro, non mi sembra ci siano».

Da noi contattato, il presidente dell’UDC Piero Marchesi ha preferito per ora non commentare, rinviando ogni possibile comunicazione una volta terminate le festività natalizie. Stando a nostre informazioni, però, anche in casa democentrista l’ipotesi di correre in solitaria alle prossime elezioni starebbe prendendo sempre più piede.

Condizioni che non ci sono

Dopo i recenti sviluppi è lecito chiedersi se anche a Lugano l’alleanza tra Lega e UDC rischia di imboccare, per restare in tema di tram-treno, un binario morto. Di scontri aperti, in città, non ve ne sono stati e il clima politico appare più disteso. In ognicaso, qualcosa in vista delle elezioni del 2028 si sta muovendo. Dalle colonne del Corriere del Ticino di lunedì, infatti, il sindaco Michele Foletti non si era nascosto in merito a una possibile ricandidatura: «Ho anche detto che avrei continuato se avessi proseguito a divertirmi e ad avere la stessa passione di sempre. Entrambe queste cose stanno accadendo». Dichiarazioni alle quali il principale sfidante alla poltrona più ambita, Marco Chiesa appunto, ha replicato con sportività: «Non è certo la prima volta che in politica il ‘mai più’ diventa un ‘vediamo’. Alcune ultime legislature hanno una certa tendenza a ripresentarsi, ma lo capisco. Impegnarsi per la Città a cui si è legati è uno stimolo e un privilegio che Michele ed io condividiamo». Lo scorso anno, lo ricordiamo, Foletti e Chiesa strinsero un patto tra gentiluomini che portò il «senatore» democentrista a non chiedere il ballottaggio.

Insomma, che cosa accadrà a Lugano? Il clima politico a destra risentirà dei temporali degli scorsi giorni? In parole povere: dopo le reciproche bordate a livello cantonale l’unione (che aveva portato all’entrata dei democenteristi in Municipio dopo la tragica morte del sindaco Marco Borradori) resisterà? Per il presidente dell’UDC cittadino Alain Bühler, protagonista in Gran Consiglio dell’acceso scambio di cortesie con il capo del Dipartimento del territorio, «è prematuro discuterne ora, a due anni e mezzo dalle elezioni. A Lugano può succedere di tutto da qui al 2028».

«Lega e UDC? Un’alleanza può avere senso, ma non può essere un taxi elettorale: si sale insieme, si prende il seggio e poi ognuno per conto suo. La politica è visione condivisa, progetti e responsabilità sociale», afferma dal canto suo il capogruppo della Lega in Consiglio comunale, Lukas Bernasconi. «Negli ultimi mesi, soprattutto a livello cantonale, l’UDC ha dato l’impressione di preferire la battaglia per le poltrone e la recente posizione sul tram-treno lo conferma: invece di sbloccare un’opera strategica per tutto il Luganese, si continua a mettere il freno a mano».

«Personalmente – conclude Bernasconi – sono favorevole a un’alleanza Lega–UDC, ma non a qualsiasi prezzo: sì solo con un programma comune portato avanti con coerenza. La disponibilità del sindaco a ricandidarsi è una notizia molto positiva per noi ma anche per i luganesi perché Foletti ha dimostrato capacità e visione mettendo sempre Lugano davanti a tutto».