Allievi e docenti sotto pressione: «Sottovalutata la mole di lavoro»

«È sempre più difficile separare i tempi di lavoro, dai tempi di recupero privato. Le faccio l’esempio di un collega che alterna l’insegnamento in presenza a quello a distanza. Finisce la lezione in classe, salta sull’auto, corre a casa e fa lezione a distanza. Se in più ci mettiamo qualche consiglio di classe capirà la situazione». A parlare è il presidente della VPOD docenti Ticino Adriano Merlini. Secondo un sondaggio del sindacato dei servizi pubblici (VPOD) della Svizzera tedesca e francese la pandemia sta esercitando una forte pressione sulle scuole e sui docenti. I numeri sono allarmanti: l’87% degli insegnanti interpellati ritiene che il carico psicologico sia aumentato durante l’anno scolastico. L’81% pensa di essere riuscito a seguire in gran parte il piano di studi, ma a costo di un investimento personale molto maggiore. Per il 59% degli intervistati, la soddisfazione sul lavoro è diminuita e il 31% dichiara che la sua salute è peggiorata nel 2020. «Di dati in Ticino non ne abbiamo, commenta Adriano Merlini, ma la percezione comune va nella medesima direzione. Il sovraccarico di lavoro e la stanchezza vanno accumulandosi, sia per i docenti, sia per gli allievi».
Penalizzati i più deboli
«Nel medio superiore abbiamo appena terminato i consigli di classe. Quello che emerge è che il numero degli studenti con tante insufficienze o senza alcuna insufficienza è aumentato in maniera chiara. Come interpretare questo dato? Gli allievi che hanno avuto molta difficoltà con l’insegnamento a distanza lo scorso anno non sono riusciti a recuperare le lacune. Mentre un possibile abbassamento degli obiettivi iniziali hanno agevolato quelli bravi». Un’interpretazione che fa coppia con un altro dato del sondaggio: il 64% degli insegnanti intervistati ritiene che alcuni ragazzi debbano ancora recuperare dal lockdown della scorsa primavera. «A settembre abbiamo percepito un chiaro affaticamento. Riprendere il ritmo è stato molto più complicato. Più in generale il momento porta con sé delle incertezze che si riflettono sulla resa di alcuni allievi». L’idea di rivedere il programma, proseguire Merlini, comunque al momento in Ticino non viene contemplata: «Lo abbiamo fatto in primavera. Quest’anno invece come VPOD abbiamo spinto affinché si continuasse in presenza. Nel medio superiore al momento c’è la volontà di andare agli esami di maturità senza ridimensionare i programmi».
«Servono corsi di recupero»
In Romandia solo il 46% dei docenti afferma che sono state messe in atto misure supplementari per offrire agli alunni lezioni di recupero. Nella Svizzera tedesca la percentuale scende addirittura al 13 %. Su questo punto il Ticino segue a ruota. «Per quest’anno scolastico abbiamo chiesto dei corsi di recupero supplementari. Che non sono stati messi in atto per tutti. Ad ogni modo, possiamo dire che a livello di direzione scolastiche c’è stato un buon seguito, con una sola critica: le direzioni sottovalutano la mole di lavoro che l’insegnamento a distanza ha comportato, così come l’insegnamento per le classi in quarantena. Che spesso implica una doppia preparazione. È innegabile che tutto questo costituisce un onere maggiore per il docente. Molti più allievi richiedono un seguito quasi individuale che è giusto fornire. Chiediamo solo che ci venga riconosciuto lo sforzo maggiore. Siamo coscienti che il dipartimento dell’educazione da solo non può fare nulla. Ma la questione è posta».
I rapporti con il Cantone
Altro dato del sondaggio: il 54% dei docenti si sente sufficientemente appoggiato dalle direzioni scolastiche, ma solo il 17% ritiene di ricevere un sostegno sufficiente dalle autorità cantonale. Su questo punto Merlini non concorda con i cugini d’Oltralpe: «A parte il riconoscimento dello sforzo che chiederemo l’anno prossimo, mi sento di dire che il Cantone ha messo in campo tutto quello che poteva. Sia durante il primo lockdown con la dotazione strumentale dei computer, sia in questa prima parte dell’anno privilegiando l’insegnamento in presenza, come il sindacato ha sempre difeso».
Prima i docenti
Come molti dei 1200 insegnanti che hanno aderito al sondaggio, anche la VPOD Ticino ha sostenuto la richiesta di accesso prioritario al vaccino. «Come categoria professionale che incontra centinaia e centinaia di giovani ogni settimana non mi sembra una richiesta fuori luogo, a maggior ragione perché sappiamo che i giovani sono un vettore privilegiato del virus nelle sue varianti più contagiose, come quella inglese». A questa richiesta il dipartimento ha ricordato che le direttive sono federali, conclude Merlini, e che la scuola non può che assecondare.