Alloggi per anziani autosufficienti: il progetto che divide Novazzano

Domenica la popolazione di Novazzano si recherà alle urne nell’ambito del referendum contro il credito di 2,2 milioni di franchi concesso dal Consiglio comunale per progettare in zona Casate l’edificazione di tre palazzine con 32 appartamenti per anziani. Il voto è molto atteso.
Per capire le posizioni dei due fronti, abbiamo posto le stesse tre domande a un favorevole (Katia Cereghetti Soldini) e un contrario (Claudio Luppi).
Il progetto che mira alla costruzione di 32 appartamenti per anziani autosufficienti in zona Casate è da sostenere o respingere? Perché?
Katia Cereghetti Soldini: «Il progetto degli alloggi per anziani autosufficienti a Casate è da sostenere perché è indubbiamente sociale, rivolto agli anziani del nostro Comune per permettere loro di vivere in autonomia il più a lungo possibile, si allinea al modello di Curaviva Svizzera ed è stato studiato dal Municipio in collaborazione e con il supporto dei professori del Dipartimento sanità della SUPSI. Importante è la sinergia che si crea con la casa medicalizzata Girotondo, che permetterà agli anziani di vivere in un ambiente il più comodo possibile ma non ancora in una casa anziani. Esperti in materia di finanza hanno chiaramente dimostrato che il progetto è sostenibile dal nostro Comune. Il progetto è quindi da sostenere perché i nuovi anziani sono sempre più attivi, più connessi e danno maggior peso alla loro autonomia e alla loro realizzazione personale, potendo vivere serenamente in un ambiente bello, con meravigliosa vista sul Generoso, senza barriere architettoniche e che infonde loro maggiore sicurezza in particolare dal punto di vista della salute e perché noi tutti cittadini di Novazzano siamo in grado di sostenere questo progetto per loro, che un domani non tanto lontano saremo noi».
Claudio Luppi: «Il progetto è un salto nel vuoto poiché il suo costo non è sopportabile dalle casse comunali e impedirebbe la realizzazione di eventuali progetti futuri in altri ambiti. L’edificazione di 32 appartamenti e di 101 posteggi è sovradimensionata per Novazzano (lo sfitto in Ticino e nel Mendrisiotto in particolare è alle stelle). Il progetto continua a essere modificato a seconda dell’aria che tira: si è sempre parlato di appartamenti da 2,5 e 3,5 locali e ora scopriamo la variante da 1,5 locali. Così, da una stima iniziale di 14 milioni si è giunti a 17,3. Con le modifiche e il rincaro dei materiali si andrà verso i 20 milioni. La costruzione delle palazzine distruggerebbe un’area verde di 9.000 m2. Significativo l’intervento di un docente in pensione: “La nostra generazione è stata capace di sfregiare e oltraggiare la regione cementificando il territorio in modo sconsiderato”. Il progetto è da considerarsi superato in quanto Cantone e Confederazione perseguono altre politiche che mirano alla permanenza dell’anziano al proprio domicilio, rafforzando i vari servizi di assistenza e di cura: per questo il progetto non viene sostenuto né dal Cantone né dalla Confederazione. Anche i Comuni a noi vicini (Coldrerio e Morbio) vanno nella stessa direzione, pensando a case per anziani (e non a residence per “anziani autosufficienti”) più integrate nella vita dei nostri paesi in ottica intergenerazionale».


Si è spesso parlato del centro paese come alternativa alla zona Casate. È un’opzione realistica e percorribile?
Katia Cereghetti Soldini: «La realizzazione di tale struttura in centro paese, proposta alcuni mesi fa dai referendisti, ma poi abbandonata anche da loro, non è realistica. L’immobile è di proprietà di un privato, il quale non ha mai espresso le sue condizioni di vendita e con ingenti costi di ristrutturazione; deve essere modificato il Piano regolatore, procedura che durerà parecchi anni; deve essere risolta la problematica accesso e parcheggi, e lascerebbe comunque la struttura senza verde per gli ospiti. A Casate per contro, il terreno è già di proprietà del Comune, integralmente pagato e ammortizzato. Nessuno mai sino al referendum ha contestato l’ubicazione di Casate».
Claudio Luppi: «Non è mai stata espressa la volontà di proporre il centro paese quale opzione a Casate. Un’eventuale riqualificazione del centro è un progetto del tutto diverso che le autorità comunali dovranno approfondire secondo altre modalità da discutere con la proprietà».


A Novazzano il clima alla vigilia del voto è molto caldo, il dibattito pubblico organizzato e i volantini e le lettere circolate di recente testimoniano che il tema interessa e divide. Non sono mancati nemmeno gli attacchi personali. Cosa pensa di questo avvicinamento al voto?
Katia Cereghetti Soldini: «Credo che da parte del comitato SIAmo Novazzano i toni sono sempre stati corretti e cortesi, cosa che ahimè è per contro mancata ai referendisti. Non si possono giustificare certi scritti arrivati al domicilio di tutta la popolazione o altri testi inviati ai Consiglieri Comunali e ai giornali affermando con leggerezza che “conosciamo tutti il personaggio che mette tanta passione e tanta energia” per giustificare l’ingiustificabile. Spiace che questo atteggiamento e questi toni arrivino direttamente da un membro di comitato del no, che non specifica mai di agire a titolo personale e che nessuno del comitato referendista si sia distanziato. Il comitato SIAmo Novazzano si augura che questo clima di sfiducia verso le nostre autorità comunali, più volte espresso, ma non nelle sedi appropriate, possa concludersi dopo la votazione e che le stesse possano riprendere a lavorare serenamente come sino ad ora fatto nell’interesse dei cittadini».
Claudio Luppi: «La tematica sta particolarmente a cuore ai novazzanesi perché prevede un investimento di 20 milioni che graverà sulle casse pubbliche e di riflesso sui cittadini. Si scontrano poi due modi di concepire la vita degli anziani: la nostra che crede giusto aiutare l’anziano a casa sua, tra gli affetti e le relazioni sociali di lungo periodo e secondo le sue abitudini, e quella del Municipio che desidera una pre-casa anziani dove riunire gli anziani autosufficienti credendo ingenuamente di creare un nuovo giardino dell’Eden. Il Municipio ha spesso tralasciato il suo ruolo istituzionale con azioni di parte, a cominciare dall’invito, poi censurato dagli Enti locali, a non firmare il referendum, chiedendo scusa in maniera molto goffa. È invece importante la dialettica politica fondata su fatti e solide argomentazioni, ben più consistenti rispetto a strumentalizzazioni da una parte e dall’altra, o singole prese di posizione personali (ognuno si assumerà le proprie responsabilità, politiche o giuridiche). Sono la ragionevolezza e la pacatezza delle argomentazioni a doversi imporre, il resto serve solo a creare confusione».