«Allora ci volete davvero?» I retroscena della fusione

Iniziarono a creare una città seduti al tavolo di un ristorante. E quando, qualche anno dopo, presentarono il progetto a Palazzo delle Orsoline, un consigliere di Stato li accolse dicendo «Fiöö, ga n’è mia!». Non c’erano soldi. Carlo Croci ci racconta i retroscena che portarono prima all’aggregazione tra Mendrisio e Salorino e poi, con gli anni, alla Città che conosciamo oggi. Era il 25 gennaio del 2001. Vent’anni fa. Nell’ambiente delle costruzioni si direbbe che quel giorno fu posata la prima pietra. Allora, tra Mendrisio e Salorino, fu fatto il primo passo per quella che diverrà, con gli anni, una grande aggregazione. Oggi, come detto, sono passati quattro lustri da quel primo segnale di unione. Vent’anni, diciotto dei quali con al timone il sindaco Carlo Croci che, di fatto, ha partecipato a tutte le tappe aggregative. Siamo quindi andati a trovarlo nel suo ufficio di Mendrisio e abbiamo deciso di ripercorrere – seriamente, ma anche con il sorriso – l’epoca durante la quale Mendrisio è passata da 6.000 a oltre 14.000 cittadini.
La mente, innanzitutto, non può che tornare a quella sera di gennaio del 2001, ovvero all’incontro tra i Municipi del Magnifico Borgo e di Salorino. «A distanza di 20 anni – esordisce Croci – ti restano nella mente le impressioni più forti. Ricordo quel primo incontro, richiesto da Salorino, dove ci dissero che per loro era giunto il momento di valutare l’aggregazione». Un fattore determinante per avviare il processo, a mente del nostro interlocutore, era «la sempre più difficile disponibilità di persone a svolgere il ruolo di municipale che rendeva nel tempo precaria l’istituzione del Comune di Salorino». Fu quindi un momento particolarmente importante «perché rese necessario, da parte dell’Esecutivo di Mendrisio, affrontare in un modo strategico, visionario e non solamente contabile e puntuale il tema delle aggregazioni comunali». Croci era già sindaco dal 1994 e, proprio in quella fase di approfondimento, ricorda un particolare che trascende dal percorso politico e strategico: «Fu un momento fondamentale: avevamo un segretario comunale (Massimo Demenga, ndr) giovane, appena assunto. Per noi due fu quello il momento di creare un binomio incredibile. E ancora oggi – non nasconde l’ex sindaco – l’amicizia che ci lega è molto intensa».

L’incontro alla Balduana
Maturata la convinzione della bontà dell’operazione «abbiamo richiamato Salorino e abbiamo detto loro che saremmo stati pronti a incontrarli, ma senza anticipare l’esito del nostro approfondimento. L’incontro avvenne alla Balduana, un ristorante sulle pendici del Monte Generoso». Quella sera ci fu il fatidico «sì» da parte di Mendrisio che Croci ricorda bene: «Ciò che rimane impresso nella mia testa è Gabriele Gianolli, sindaco di Salorino, che si alza e dice: «Ma allora ci prendete davvero?»». A quel punto non mancarono gli incontri, con numerose persone e personalità, «anche perché bisognava costruire il consenso per qualche cosa di assolutamente nuovo. Oggi sarebbe scontato, allora era tutto tranne che scontato. Ricordo – sorride – delle cene bellissime: oggi si parla dei No Vax, all’epoca c’erano i No Fusione i quali, a processo completato, mi invitarono in una cantina a cena e mi dissero che avrebbero continuato ad essere contrari, ma che erano altresì contenti».
L’attinenza e i patrizi
In un certo senso si può dire che questa prima aggregazione fece da apripista. Che sensazioni manifestava la cittadinanza? «A Mendrisio c’era un po’ di incredulità, come a dire: vediamo se alle parole succedono i fatti. A Salorino qualche domanda critica era stata posta. Croci ne ricorda in particolare una giunta dal pubblico presente a una serata informativa: «Ma una volta che siamo fusionati perdiamo l’attinenza di Salorino?». La mente corre poi a un altro aneddoto legato a un diverso processo aggregativo: «In un comune qualcuno ci aveva detto che non era nemmeno giusto fare la votazione comunale, perché solo i patrizi dovevano votare per fare la fusione».


Tra incontri e... finanze
Nel 2009 entrano a far parte di Mendrisio anche Arzo, Capolago, Genestrerio, Rancate e Tremona. Ma non è stato facile: «Pur avendo un grande consenso in votazione, i cittadini dei comuni fusionati hanno posto molte ambizioni nella fusione. Avere il consenso era quindi importantissimo, altrimenti avremmo incontrato grosse grosse difficoltà». E poi c’è un altro aspetto, quello finanziario. Qualche paese, in vista dell’aggregazione, si è lasciato andare a qualche spesa che in altre circostanze non avrebbe mai fatto... «È un po’ il prezzo che devi pagare – ammette Croci –. Avevamo messo in conto che in quel momento di cambio qualcuno avrebbe allentato un pochino i cordoni della borsa». Fu difficile – chiediamo – «portare a casa» questa tappa aggregativa? «Allora siamo andati a parlare con tutti i Comuni; a Genestrerio addirittura tre volte. Ci caricavano di domande e ci impegnavamo a tornare con le risposte». Qualcuno potrebbe pensare che ci fossero di mezzo i partiti (Mendrisio era PPD, Genestrerio PLR)... «No, non credo fosse una questione politica. Ricordo il sindaco Ravasi che addirittura proclamò che o passava la fusione o avrebbe rimesso il mandato». Non c’entra la politica nemmeno a Rancate: «In quel caso il sindaco Mario Rusca era del mio stesso partito, ma era contrario all’aggregazione. Ricordo una sua intervista dove aveva detto che bisognava passare sul suo cadavere per fare la fusione. A distanza di qualche mese un nuovo titolone: «Ecco perché ho cambiato opinione»».
I dubbi di Ligornetto
Nell’aprile del 2013 si consolida l’ultima tappa (detta light) che coinvolge Besazio, Ligornetto e Meride. Una tappa più leggera che alle urne è stata accolta con «un ampio risultato positivo». Croci non nasconde che questi Comuni, comunque, vivessero delle «situazioni particolari. Meride aveva una gestione corrente con pochissimi mezzi, erano abituati a fare le fatiche del mondo per stare in piedi. Invece Besazio arrivava da una situazione complicata a causa della revisione di Piano regolatore». E poi c’è Ligornetto, ce ha seguito un iter un po’ particolare. «Avevano fatto quadrare i preventivi con difficoltà». Già, Ligornetto: che prima «ci rispose che erano intenzionati a portare avanti una fusione, ma non con Mendrisio». Difatti, nel 2008 ci fu la votazione per l’unione con Stabio. Quest’ultimo «massacrò Ligornetto alle urne (a Ligornetto la popolazione disse sì, a Stabio il ‘no’ fu netto, ndr). Da lì, Ligornetto chiese di essere comunque salvato in un qualche modo. E sto parlando nei termini corretti».
Le tasche vuote
Manca, la tappa finale. Quella comprendente Brusino, Castello, Coldrerio e Riva San Vitale. Non se ne fece nulla, anche perché il Cantone fece fatica a dare supporto finanziario. «Senza il contributo del Cantone per noi era insostenibile». Croci sorride e cerca nel suo smartphone una foto, poi racconta: «Siamo stati accolti in Consiglio di Stato da una delegazione guidata da Gigio Pedrazzini (all’epoca consigliere di Stato). Mentre saliamo la scala di Palazzo delle Orsoline vediamo che ci aspetta con le tasche fuori, rivoltate». Insomma, vuote... «Il messaggio era chiaro: «Fiöö, ga n’è mia». Senza quei soldi noi ci saremmo imbarcati in un processo aggregativo non sostenibile». D’altronde, fa presente l’ex sindaco, «non nascondo che erano momenti difficili per le finanze cantonali. Forse noi ci siamo trovati nella situazione in cui il Cantone aveva il momento peggiore, bisogna riconoscerlo. Però altri hanno ottenuto incentivi, noi zero». In effetti – rimarca – «si guardava più al Sopraceneri e, in concomitanza, c’era una tappa aggregativa a Lugano, quella con tutta la Val Colla».
Mendrisio come un figlio
Carlo Croci è stato sindaco dal 1994 al 2018: 24 anni (più cinque da municipale). Non possiamo non chiedergli come veda oggi Mendrisio. «La vedo sempre un po’ come mio figlio. Quando sento fuori dalla Città parlare di Mendrisio la difendo, la sento mia, sono ancora coinvolto emotivamente. Cerco di rispettare molto quello che fa il Municipio, non intervengo. Se qualcuno mi chiede un’opinione la rilascio ma non vado a cercare altri modi di apparire. Io ho avuto il mio tempo, ho fatto e ricevuto molto. Va bene così». Basta politica? La risposta è chiara: «Basta».