Anche l’FBI coinvolta nell’inchiesta sul missile qatariota

MELIDE/TORINO - Si estende a macchia d’olio l’inchiesta che nei giorni scorsi ha portato al sequestro di un missile aria-aria e all’arresto - tra gli altri - di un 42.enne italo-svizzero. La prosecuzione delle perquisizioni legate all’Operazione Matra dell’unità antiterrorismo di Torino ha infatti portato a nuovi sequestri in Italia e al coinvolgimento di ulteriori Paesi, tra cui pure gli Stati Uniti, che hanno schierato in campo l’FBI.
L’inchiesta della Digos di Torino, l’unità della Polizia italiana per le investigazioni speciali, aveva preso il via nel luglio del 2018 per indagare su presunti combattenti italiani con ideologie oltranziste coinvolti al conflitto armato nella regione ucraina del Donbass. Una svolta, poi, si è avuta il 12 luglio scorso, quando le autorità hanno arrestato un 60.enne italiano, ex funzionario doganale, che nascondeva nella sua abitazione a Gallarate un verso e proprio arsenale. Lì sono state trovate armi da guerra, tra cui fucili d’assalto e mitra, armi comuni da sparo e diversi stemmi e cartelli con simbologie naziste, tra cui svastiche e riferimenti alle Waffen-SS.
Nell’inchiesta sono coinvolti anche altre persone, tra cui il 42.enne italo-svizzero, amministratore unico di una società di Bissone, attiva a Melide, nell’acquisizione e nell’intermediazione di beni e servizi nel settore aereo meccanico, e un 51.enne italiano, attualmente agli arresti domiciliari. Entrambi lavoravano per la società proprietaria di un magazzino dell’aeroporto di Rivazzano Terme (Pavia) dove è stato rinvenuto il missile aria-aria di 3,54 metri, di fabbricazione francese, appartenuto alle forze aeree qatariote (insieme ad altro materiale, tra cui alcuni portarazzi per aerei da addestramento).
I magistrati di Torino hanno nel frattempo inoltrato una richiesta di rogatoria internazionale verso più Paesi per acquisire ulteriori prove, soprattutto nei riguardi del cittadino svizzero che insieme a una seconda persona custodiva il missile.
Il 42.enne, assieme a dei complici, avrebbe cercato di vendere il missile aria-aria per quasi mezzo milione di euro e che anni fa era stato venduto dal Qatar a un paese straniero.