Ancora quegli elicotteri: da guerra oppure «carcasse»?

Quel che resta dei due elicotteri Agusta Bell AB 212 ASW è sempre lì, da oltre due anni, nei depositi al punto franco di Balerna. Dove ieri pomeriggio le parti si sono recate per un sopralluogo, ciò che non era avvenuto in occasione del dibattimento di primo grado conclusosi lo scorso 16 settembre con il proscioglimento dell’imputato, un 55.enne imprenditore svizzero residente in Riviera. L’uomo è comparso nuovamente in aula, stavolta di fronte alla Corte d’appello del Tribunale penale federale (TPF) di Bellinzona presieduta dalla giudice Claudia Solcà. È accusato di tentata infrazione alla Legge federale sul materiale bellico in quanto nel febbraio 2018 tentò di importare in Svizzera i velivoli privi di motore e di componenti dinamici senza la necessaria autorizzazione della Segreteria di Stato dell’economia (SECO).
Bloccati in dogana
La SECO, appunto. Un suo funzionario, riascoltato in qualità di teste, ha ribadito che «anche le singole parti dell’elicottero vengono considerate materiale bellico». In questo caso le carlinghe bloccate dall’Ispettorato doganale del Mendrisiotto contemplavano anche degli attacchi ed un pannello che vanno ritenuti materiale da guerra. Va infatti ricordato che i due Agusta Bell - concepiti per essere impiegati nella lotta antisommergibile e antinave - appartenevano alla Marina militare italiana. Erano stati acquistati per 2.000 euro dal 55.enne nel 2016 ad un’asta a La Spezia. Secondo lui avrebbe potuto ricavarci un milione. Come? Rivendendoli, ad esempio, all’industria cinematografica.
«Ora commercio di meno»
«Mi occupo ancora di commercio di elicotteri, ma in maniera ridotta», ha affermato l’uomo, titolare di una ditta nelle Tre Valli attiva nel settore. Dicendo di far fatica a comprendere «l’accanimento della SECO nei miei confronti. Che prosegue, tra l’altro: recentemente hanno infatti danneggiato una turbina che volevo vendere all’estero, e perciò il cliente si è rifiutato di comprarla».
Parlantina sciolta, il 55.enne venendo alla fattispecie oggetto del processo nelle battute iniziali ha subito chiesto come mai, nonostante l’assoluzione, gli elicotteri non sono ancora tornati in suo possesso. «Guardi, il Ministero pubblico della Confederazione non ne ha mai ordinato il sequestro. Dunque se vuole portarli in Italia è libero di farlo», gli ha risposto il procuratore federale Sergio Mastroianni. Sì, ok, ha replicato l’avvocato difensore Filippo Gianoni, «ma se vengono considerati materiale da guerra come ritiene l’accusa l’Italia non li farà mai entrare». Su questo punto la Corte si esprimerà nel merito quando pronuncerà la sentenza, nelle prossime settimane.
Per le parti di ricambio
Nel frattempo, a parlare, sono stati i due periti che già erano stati chiamati a deporre nel primo dibattimento, di fronte alla Corte penale del TPF presieduta da Roy Garré. Hanno ribadito gli stessi concetti. Il primo a rispondere alle domande della giudice Claudia Solcà è stato l’esperto della difesa, un ingegnere italiano a capo a suo tempo della produzione del caccia Tornado in dotazione all’Aeronautica militare della vicina Penisola. Uno specialista, insomma. Secondo lui «l’unico utilizzo possibile di questi elicotteri è per le parti di ricambio.
In quanto, in queste condizioni, non possono certamente volare. A meno di farsi consegnare i progetti originari da chi li ha prodotti. Ma dato che sono confidenziali dubito che ci si possa riuscire. Non dimentichiamo, infine, che mancano inoltre i registri di volo». Per capirci: dei due Agusta Bell è rimasto solo il «guscio», essendo stati privati non solo del motore ma altresì di tutto il materiale militare, in primis gli equipaggiamenti elettronici. «La cosiddetta avionica. Che è di proprietà della Marina militare, e perciò è stata tolta», ha precisato il tecnico.
«Tutti gli apparati militari e gli armamenti sono stati disinseriti», ha confermato il secondo testimone, un ex collaboratore di Armasuisse incaricato dalla SECO di allestire una perizia. Gli elicotteri hanno però tuttora gli agganci di tipo bellico: «Semplicemente perché sono difficili da rimuovere, essendo parte integrante della carlinga». Oggi la parola passerà alle parti. L’accusa chiederà una pena sospesa per il 55.enne, mentre la difesa si batterà per il proscioglimento. Tutto come prima, per ora. In attesa del verdetto.
