Appassionatamente in coda: caro traffico, quali soluzioni?
Il traffico è da anni un grosso problema in Ticino, e lo si nota oramai quotidianamente. La politica cerca soluzioni, ma la realtà è che le code non finiscono mai. Dulcis in fundo, ci sono stati i noti problemi alla galleria autostradale e al tunnel di base del San Gottardo. Insomma, che cosa bisogna fare? Al La domenica del Corriere in onda su Teleticino, Gianni Righinetti lo ha chiesto a cinque candidati al Consiglio nazionale: Simone Gianini (PLR),Michele Guerra (Lega), Adriano Venuti (PS), Stefano Dias (Verdi liberali) e Gianna Bonina (Verdi-FA).
Il primo tema è l’abitudine, triste, al traffico. «Mi reco al lavoro in bici, con qualsiasi tempo», rileva Venuti. Invece, «chi è in colonna fa la colonna, è parte del problema. È quindi un auto-condannato, che potrebbe trovare soluzioni alternative». Venuti, comunque, ammette che ci sono dei disservizi, specie sui treni TILO. «Non è una colpa solo delle persone, ma anche della pianificazione territoriale», dice da parte sua Bonina. «Dovremmo incentivare di più e rendere più attraenti i trasporti pubblici». Per Guerra, invece, «il problema è la scala. La nostra rete è stata costruita sulla base di un’utenza che, oggi, è cresciuta in maniera esponenziale. Pensiamo ai frontalieri: prima erano 20 mila, oggi 80 mila. Il traffico genera inquinamento e malattie. Si può intervenire su tre punti: ampliando l’infrastruttura, potenziando il trasporto pubblico e la mobilità aziendale, oppure con un forte intervento politico. È scandaloso che l’Italia non abbia ancora firmato l’accordo sul cabotaggio». Guerra propone altresì un ‘‘road pricing’’ da applicare a pochi metri dal confine, su Cantonali e autostrade ticinesi. «La colpa è degli italiani-frontalieri?», chiede Righinetti. «Il traffico transfrontaliero è uno degli elementi di pressione sulla nostra rete», rileva Gianini. «Non c’è una sola modalità per risolvere il problema. Ad esempio la nostra infrastruttura è vetusta: bisogna investire». «Concordo con chi mi ha preceduto», spiega Dias. «Ci sono problemi strutturali da cambiare: si paga troppo poco per spostarsi, ad esempio. Inoltre c’è la politicizzazione dei progetti a livello federale. Ognuno vuole qualcosa, ma bisogna ragionare come Paese».
Pedaggio sì o no?
Il dibattito scivola poi sul San Gottardo. Un asse senza pace. «Il Ticino sta subendo le politiche federali», spiega Dias. «Dopo l’incidente nel tunnel di base, si è favorito il trasporto merci, non quello passeggeri. Inoltre, la costruzione del secondo tubo autostradale è in ritardo. Crediamo che il pedaggio al San Gottardo, ma non solo, possa essere un banco di prova per capire se un pagamento riesca a disincentivare gli automobilisti». «La questione del pedaggio è difficile, ci vorrebbe un approccio diverso e non solo al San Gottardo», sostiene Bonina. «Sarebbe difficile trovare degli accordi. Di fondo ci sta, ma non la condivido totalmente». Da parte sua, Venuti si dice «non contrario» al pedaggio. «Pensiamo ai turisti che entrano a Basilea ed escono a Chiasso lasciando zero sul nostro territorio, causando solo spese e inquinamento. È impensabile che i turisti contribuiscano solo con 40 franchi all’anno. Non è un tabù far pagare un pedaggio a queste persone». «Mettere un pedaggio a carico degli stranieri va bene», dice invece Guerra. «Ma dirò di più: lo farei anche a sud, per mitigare il problema del frontalierato. Tornando al San Gottardo, quanto avvenuto negli scorsi mesi mi porta a dire che bisognava fare molto prima il raddoppio del tunnel autostradale. E che l’asse è fragile. È una vergogna che Berna non metta nelle sue priorità il completamento di AlpTransit. È questo il tema principale da tematizzare».
«Confidiamo quindi in Albert Rösti: speriamo che il consigliere federale si accorga di quanto successo», aggiunge Gianini. «È qui che bisogna lavorare compatti come Deputazione ticinese a Berna e come popolazione. La Confederazione deve investire nelle infrastrutture per aumentare e migliorare l’offerta in Svizzera. Non vedo però di buon occhio il referendum lanciato da ATA sul nuovo credito per le autostrade. Non farà altro che procrastinare investimenti necessari».