Cantone

Arrocco, da cinque partiti l'invito al Governo: «Rifletteteci attentamente»

I presidenti di PS, Centro, PLR, UDC e Verdi scrivono al Consiglio di Stato, dicendosi preoccupati e manifestando una «crescente inquietudine» in merito a quanto accaduto in questi giorni – E sull’arrocco di dipartimenti: «Ponderate la scelta con estrema attenzione»
©Gabriele Putzu
Paolo Gianinazzi
05.06.2025 13:30

(Aggiornato alle 20.00)
Non capita spesso – specie in Ticino – che cinque partiti tanto diversi tra loro, rappresentativi tanto della sinistra, quanto della destra e del centro, concordino a tal punto su un argomento da decidere di schierarsi pubblicamente, mostrando unità politica e di sostanza. L’arrocco di dipartimenti annunciato negli scorsi giorni dai due ministri «leghisti», però, è evidentemente riuscito in questa ardua impresa.

Parliamo di PS, Centro, PLR, UDC e Verdi (che insieme contano tre quinti dell’Esecutivo e quasi due terzi del Parlamento), i cui presidenti cantonali hanno deciso di prendere carta e penna e scrivere direttamente al Consiglio di Stato.

Per fare che cosa? Per esprimere «una riflessione seria e preoccupata» riguardo allo scambio di dipartimenti proposto da Norman Gobbi e Claudio Zali. Una lettera di poco più di una pagina in cui – pur premettendo che una decisione simile è di competenza del Governo – essi spiegano di ritenere «doveroso, nel quadro della dialettica istituzionale e delle responsabilità che ci compete come forze politiche rappresentative, portare ufficialmente all’attenzione del Governo la nostra posizione».

Nel merito, i cinque partiti mettono in primis in dubbio le tempistiche di una tale operazione. «Ci interroghiamo – si legge nella missiva – su un eventuale cambio di Dipartimenti a questo stadio della legislatura, visto il tempo residuo a disposizione: ciò produrrebbe nella pratica un beneficio concreto per l’operatività dei singoli Dipartimenti? Oppure rischierebbe di tradursi in rallentamenti e nella sospensione di dossier che avrebbero invece bisogno di stabilità e continuità di azione fino a fine legislatura?». Come dire: a questo stadio parrebbero essere più i quesiti che le certezze nel condurre una tale operazione.

Nella lettera si torna poi a criticare le modalità comunicative scelte per annunciare la proposta, ossia di farlo prima ancora che essa venisse formalmente discussa e approvata in Governo. «Non possiamo nascondere una crescente inquietudine per quanto concerne il rispetto delle prassi istituzionali che dovrebbe sempre contraddistinguere le decisioni del massimo organo esecutivo del nostro Cantone», scrivono i presidenti. E ancora: «Gli sviluppi delle ultime settimane, e le modalità con cui la vicenda è stata gestita sul piano comunicativo e procedurale, hanno purtroppo sollevato interrogativi sul piano del rispetto formale e sostanziale delle istituzioni».

I cinque partiti arrivano poi al dunque. All’invito al Governo. «Per tutte queste ragioni, nel rispetto della vostra autonomia decisionale, invitiamo il Consiglio di Stato a ponderare con estrema attenzione l’opportunità, o meno, di procedere con questo cambio di Dipartimenti, ponderando attentamente la scelta nel solo interesse del Paese. A nostro avviso, in questo momento l’interesse superiore del Cantone e dei cittadini richiede che ogni consigliere di Stato si concentri con la massima determinazione sull’efficacia della propria azione e quella del Governo».

Tradotto dal «politichese», la missiva firmata dai presidenti dei cinque partiti ha tutto il sapore di un chiaro invito a riflettere bene prima di procedere a un arrocco. Come dire: se non è un «altolà» ufficiale all’operazione, poco ci manca.

Le altre reazioni

Non solo i partiti che fanno gruppo in Gran Consiglio hanno criticato in questi giorni la mossa leghista. L’MpS, ad esempio, oltre a presentare un’interpellanza ha promosso una raccolta firme online intitolata «Basta giochi di potere alle spalle dei cittadini», che nel frattempo ha raccolto oltre 500 sottoscrizioni.

A prendere posizione, poi, è arrivato anche Avanti con Ticino&Lavoro, che sull’arrocco è stato categorico: «Il problema non è solo chi siede dove, ma perché la politica si muove. E troppo spesso, purtroppo, si muove solo per spartirsi le sedie, non per affrontare i problemi della popolazione». Motivo per cui sarebbe ora opportuno parlare «di contenuti» e di «dire basta ai giochi di potere».

I Verdi liberali, dal canto loro, in una nota hanno espresso «sconcerto per la gestione comunicativa e politica» dell’operazione, chiedendo al Governo «un atto di chiarezza», poiché «è urgente che venga presa una decisione definitiva, che chiuda rapidamente questo capitolo diventato fonte di incertezza e tensione».

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