Arte della 'Ndrangheta a Lugano

Un dipinto della scuola di Caravaggio trovato in un Punto Franco sulle rive del Ceresio - Le opere d'arte sono sempre più usate per lavare soldi del traffico di droga
Il Bacco di Caravaggio, alla quale il dipinto trovato si ispira.
Ats
18.04.2018 20:49

LUGANO/GENOVA - I soldi del traffico di cocaina reimpiegati in arte. La nuova frontiera per lavare il denaro sporco è stata usata anche in Liguria dai familiari di Santo Abodissa, skipper residente a La Spezia e freddato nel 2012 in Calabria mentre teneva il figlioletto in braccio. L'uomo era ritenuto vicino alla cosca Farao-Marincola di Cirò Marina (Crotone). I carabinieri della Spezia sono riusciti a trovare nel caveau di un Punto Franco nei pressi di Lugano un 'Bacco' della scuola di Caravaggio, riconosciuto come tale da diversi esperti.

Oltre al dipinto, i militari hanno trovato sempre in territorio elvetico vari conti correnti e una cassetta di sicurezza con orologi e gioielli per un valore di 700 mila euro.

L'opera d'arte era intestata a una società, la Sc Athena Classica che si occupa di beni artistici: una parte delle quote sono intestate a Bombina Abossida e Alicja Olszewska, rispettivamente sorella e moglie di Santo Abossida. Si tratta del "secondo Bacco", il "doppio" della versione custodita alla Galleria degli Uffizi a Firenze, e si suppone che fosse stato eseguito dal pittore assieme a un collaboratore a seguito del grande successo che ebbe l'originale.

Nella produzione del Caravaggio si trovano altri doppi: ci sono il "Mondafrutto" (uno a Tokyo, l'altro a Londra), il "Ragazzo morso da un Ramarro" (uno a Firenze, l'altro a Londra), il "Suonatore di Liuto" (una versione all'Hermitage, l'altra al Metropolitan) e il "San Francesco in preghiera" (entrambe a Roma, una a Palazzo Barberini, l'altra nella Chiesa dei Cappuccini). "L'operazione di oggi - ha sottolineato il procuratore capo di Genova Francesco Cozzi - conferma come la criminalità organizzata cerchi di ripulire e reinvestire i grossi ricavi illeciti anche attraverso l'acquisto di opere d'arte e beni culturali".

Secondo i militari, coordinati dal sostituto procuratore della direzione distrettuale antimafia Alberto Landolfi, le due donne avrebbero ricoperto il ruolo di manager, gestendo legami societari che nel tempo hanno garantito, oltre che l'occultamento del patrimonio, anche il suo reimpiego e reinvestimento. Le indagini si incrociano con quelle del Raggruppamento operativo speciale dell'Arma dei Carabinieri e del comando provinciale di Crotone, che nel gennaio scorso hanno eseguito ordinanze di custodia nei confronti di 169 soggetti ritenuti appartenenti alla 'ndrangheta.

Tra le persone colpite dai provvedimenti restrittivi rientravano anche due residenti a Cirò Marina (Crotone) ed emersi nell'indagine "Money Monster" dei carabinieri della Spezia: Antonio Anania e Giuseppe Farao. Qualche anno prima di morire Santo Abossida, tramite la società partecipata "Smeraldo srl", aveva acquistato diversi appartamenti a Cirò Marina con l'intento di rivenderli. Le indagini hanno evidenziato che nel biennio 2008-2009 gli Abossida hanno trasferito in più soluzioni e a vario titolo circa 600'000 euro a Anania. Mentre Farao aveva in uso alcuni immobili della 'Smeraldo' ubicati a Cirò Marina.