Asili nido, «passi da gigante» con il contratto collettivo

È un contratto collettivo «giovane», eppure è già riuscito a centrare alcuni risultati importati. Al CCL nei nidi dell’infanzia, micro-nidi e centri extrascolastici, entrato in vigore nel 2022 e divenuto obbligatorio nel gennaio del 2023 per ricevere i contributi pubblici, hanno aderito finora 57 strutture (ossia circa il 60%). «Un numero - ha detto il presidente della Commissione paritetica Renato Bernasconi - destinato ad aumentare ancora». Le strutture che vogliono continuare a ottenere il finanziamento dal Cantone, infatti, hanno due possibilità: o aderiscono al CCL o ne rispettano l’equivalenza. Come? «La Commissione paritetica svolge degli audit per verificare che siano rispettate le medesime condizioni di lavoro previste dal CCL. Ciò significa che anche le strutture che non hanno sottoscritto il contratto sono comunque tenute a rispettarne regole e condizioni». Nel 2022, ad esempio, la Commissione ha svolto tre certificazioni di conformità al CLL, e quest’anno ne sono state chieste altre 10.
"Non siamo poliziotti"
Nell’ultimo anno, poi, la Commissione si è occupata anche dell’interpretazione contrattuale. «Il compito delle paritetiche, infatti, non è solo quello di verificare e sanzionare», ha ricordato il segretario della Commissione e sindacalista dell’OCST Giorgio Fonio. «Non siamo poliziotti. Ci occupiamo di supportare strutture e lavoratori, accompagnandoli nell’ingresso in un nuovo meccanismo, quello del CCL». E anche nei prossimi mesi, il lavoro da fare non manca: «Ci sono ancora una quarantina di strutture che stanno decidendo cosa fare, molte potrebbero aderire al contratto», ha detto Fonio, ricordando i traguardi raggiunti finora. «Un settore che subiva particolarmente la pressione sui salariale, oggi ha stipendi minimi che partono da 4 mila franchi per un collaboratore non formato. Sono stati fatti passi da gigante e ora intendiamo puntare ancora di più sulla formazione, valorizzando la professione». La nuova comunità contrattuale sembra insomma aver reagito bene. «Il nuovo contratto è stato un passo fortemente voluto, perché le condizioni salariali, prima, non rendevano attrattivo il settore. ll CCL è stato quindi recepito in maniera molto positiva dalle strutture», ha sottolineato Stevens Crameri, presidente dell’Associazione delle strutture d’accoglienza per l’infanzia della Svizzera italiana (ATAN). Ma l’obiettivo, ha proseguito, «non è solo riuscire a raggiungere condizioni lavorative ottimali per i collaboratori a livello salariale, ma anche per quanto riguarda la formazione del personale e la gestione del tempo di lavoro». A volte, ha aggiunto, «la Commissione paritetica è vissuta come uno spauracchio, in realtà mira ad aiutare e a offrire un sostegno per il miglioramento continuo».
A partire da 4 mila franchi
Da parte sua, il Segretario cantonale della VPOD Raoul Ghisletta ha ripercorso l’iter che ha portato alla sottoscrizione del contratto: «L’idea era nata nel 2013 con l’iniziativa che chiedeva asili nido di qualità. Con la riforma fiscale e sociale è stato trovato il finanziamento necessario per rendere più attrattiva la professione». Dal profilo salariale, ha ricordato Ghisletta, il contratto ora prevede almeno 4 mila franchi al mese per tredici mensilità. «Dopo una carriera di 24 anni si può arrivare fino a 6.900 franchi. Una crescita salariale interessante, che dovrà però essere finanziata dalle risorse pubbliche, e non dall’utenza». Insomma, «l’impegno dell’ente pubblico è destinato ad aumentare se vogliamo rafforzare le condizioni di impiego, ma anche la conciliabilità lavoro-famiglia, che in futuro significherà rendere le rette sempre più accessibili per le famiglie».