Atti sessuali con una minore, condannato un giovane

Oggi non mi rivedo in quello che ho fatto, provo vergogna anche per aver causato del male alla vittima e alla sua famiglia. Se non sapessi le circostanze e leggessi 'atti sessuali con una fanciulla', francamente proverei ribrezzo». È una ammissione su tutta la linea quella del 22.enne ticinese, patrocinato dall’avvocata Ioana Mauger, comparso alla sbarra questa mattina perché accusato, in via principale, di aver tentato di abusare di una minorenne. In un episodio è però riuscito a farsi praticare del sesso orale. Comportamenti pesanti, così come le accuse mossegli dal procuratore pubblico Alvaro Camponovo al suo primo dibattimento, che il giovane non pensava potessero costituire reato in quanto «vista la poca differenza di età (all’epoca dei fatti la vittima aveva 15 anni e l’imputato 20, ndr), ero convinto che se ci fosse il consenso non sarebbe stato un problema».
In aula il giovane, che soffre di un disturbo di personalità misto e con alle spalle una infanzia difficile, si è rivolto alla Corte in modo pacato e rispettoso. Lo stesso rispetto non l’ha però avuto con la vittima tra dicembre 2022 e gennaio 2023, ma anche con altri minorenni, quando li ha minacciati davanti alla Pensilina di Lugano oppure vicino a un esercizio pubblico del centro città per estorcere loro del denaro. In definitiva, la Corte delle assise criminali, presieduta dal giudice Mauro Ermani, ha sposato la richiesta di pena pattuita dalle parti, condannandolo a 30 mesi da scontare (dedotto il carcere già sofferto) e all’obbligo di continuare a sottoporsi al trattamento ambulatoriale iniziato in carcere.
Un episodio che preoccupa
Durante il dibattimento, a preoccupare il presidente della Corte è stato il reato di pornografia dura e «non tanto il reato di atti sessuali con una fanciulla, che contempla un grande ventaglio di casistiche e che in questo caso è legato alla differenza di età, non così ampia». In un episodio, l’imputato ha filmato la sua fidanzata durante un rapporto orale modificandone i tratti fisionomici. In buona sostanza, il giovane ha applicato un filtro Snapchat al video facendo apparire la compagna come se fosse minorenne. «Nella sua fantasia erotica – ha asserito Ermani – sembra che provi piacere nelle ragazzine». Di contro, il 22.enne ha definitivo l’accaduto «una bravata». «Ho diversi filtri simili sul cellulare e grazie a Dio non soffro di questi problemi».
Per quanto riguarda le estorsioni, il giovane non si è trincerato dietro a giustificazioni, perché «non ne ho. Non ero in me ed ero completamente un’altra persona. Ero sotto effetto di farmaci e di sostanze, non mi rendevo conto della gravità della situazione. Essendo stato vittima di bullismo in passato, davo per scontato fosse la normalità». Visto il passato difficile dell’imputato, il trattamento che sta seguendo in carcere, la tossicodipendenza e soprattutto la sua presa di coscienza, per la Corte era importante «non farlo uscire dal carcere dall’oggi al domani con il rischio concreto che mandi all’aria tutto». Motivo per cui ha accolto la richiesta di pena pattuita da accusa e difesa. «Ad oggi non possiamo ancora essere tranquilli e tranquillizzati. Bisogna procedere per gradi», ha concluso Ermani.
Oltre al reato di atti sessuali con una fanciulla, estorsione e pornografia dura, a pesare sulla condanna del giovane figurano altri capi d’imputazione che vanno dalla somministrazione a fanciulli di sostanze pericolose per la salute all’infrazione alla Legge federale sugli stupefacenti (minori) e ad alcuni furti di lieve entità.
Riflettori puntati sul giudice
Il processo celebrato ieri godeva di una particolare attenzione. Era infatti il primo dibattimento del giudice Mauro Ermani dopo le polemiche e le accuse incrociate di una parte della politica (ma non solo) che chiedeva un suo passo indietro o le sue dimissioni in qualità di presidente del Tribunale penale cantonale. Il motivo è un immagine volgare (allegata a una denuncia penale dei giudici Quadri e Verda Chiocchetti nei confronti dei colleghi Villa, Pagnamenta e Ermani) che il presidente del Tpc ha inviato un anno fa a una segretaria presunta vittima di mobbing. Il Movimento per il socialismo aveva quindi chiesto che il giudice non celebrasse questo processo per atti sessuali. Nessun tipo di polemica, però, è entrata in aula. Ermani ha presieduto regolarmente il dibattimento.