Domande e risposte

Aviaria in Ticino, ecco che cosa occorre sapere

La presenza del virus è stata accertata in un cigno nel Locarnese – La trasmissione all’essere umano è però «molto rara» e finora si registrano solo pochi casi – Gli allevamenti devono adottare una serie di misure per preservare il pollame «domestico»
©Ti-Press
Martina Salvini
28.11.2022 18:30

L’influenza aviaria è arrivata in Ticino. La presenza del virus è stata accertata in un cigno. Ma come si trasmette la malattia? E cosa comporta per l’uomo? Ne abbiamo parlato con il veterinario cantonale, Luca Bacciarini.

1. Innanzitutto, che cos’è il virus dell’influenza aviaria H5N1?

L’influenza aviaria è una malattia dei volatili di origine virale. Si distinguono diversi sierotipi: tra i più noti alle nostre latitudini ci sono il sierotipo H5N1 e il sierotipo H5N8. Alcune forme sono particolarmente virulente e possono provocare ingenti perdite nel pollame domestico. Per questo motivo quando la malattia viene riscontrata negli uccelli selvatici è necessario adottare misure tempestive. «Ora sappiamo che il virus è presente anche a Sud delle Alpi, mentre fino a venerdì scorso - quando sono emersi i primi sospetti - si pensava fosse limitata al nord delle alpi», spiega il veterinario cantonale. Il primo caso, infatti, è stato rilevato in un’azienda del canton Zurigo

2. Il virus può essere trasmesso anche all’essere umano?

Il virus è trasmissibile all’uomo, ma in casi molto rari. «La possibilità che l’uomo si contagi è molto remota. In Spagna sono stati segnalati alcuni casi di positività, ma riguardavano persone che lavoravano a stretto contatto con migliaia di polli infetti, quindi il contagio è avvenuto a causa di un’altissima carica virale. Le persone contagiate, però, non hanno manifestato alcun sintomo. In tutti i casi, i sintomi dovrebbero essere simili a quelli dell’influenza stagionale».

3. Il virus può essere trasmesso all’uomo anche mangiando pollo o uova infetti?

No, il rischio è davvero minimo. «Il pollo viene sempre cotto perché c’è il rischio di contrarre la salmonella. Lo stesso principio vale per le uova», evidenzia Bacciarini. «E poi per contagiarsi non basterebbe consumare tre uova infette, ma occorrerebbe entrare in contatto con una carica virale molto più alta». Inoltre, «al primo sospetto di infezione in un allevamento, si interviene immediatamente bloccando la produzione». Insomma, per quanto riguarda la salute dell’uomo «al momento possiamo assolutamente stare tranquilli».

4. A quali sintomi devono prestare attenzione gli allevatori?

«I sintomi sono piuttosto aspecifici», spiega Bacciarini. «Generalmente l’uccello mostra segni di apatia, non mangia. Ha il piumaggio arruffato. Nelle galline ovaiole cala molto la produzione di uova, che spesso presentano anche malformazioni». In caso di dubbio, occorre avvertire il proprio veterinario.

5. Che pericoli corrono gli allevamenti di pollame?

«Il virus non è gestibile sugli animali selvatici, che si spostano velocemente tra i diversi Paesi», premette Bacciarini. «Al contrario, dobbiamo fare molta attenzione affinché il virus non entri negli allevamenti. Infatti, in caso di contagio, la mortalità è molto alta e, se viene accertato un primo caso di infezione, si procede con la soppressione di tutti gli altri esemplari».

6. Per evitare il contagio che misure devono essere adottate dagli allevatori?

Dopo il primo caso accertato a Zurigo, l’Ufficio federale della sicurezza alimentare e di veterinaria ha emanato un’Ordinanza con le misure di protezione. In particolare, gli allevatori devono mettere in atto misure per evitare il contatto tra il pollame domestico e gli uccelli selvatici tenendo chiuso il pollaio, oppure rendendo inaccessibili le mangiatoie e gli abbeveratoi gli uccelli selvatici. O ancora separando gli uccelli acquatici (oche, anatre) dalle altre specie di pollame e rendendo il bacino d’acqua inaccessibile agli uccelli selvatici. Non solo. «È importante anche evitare che gli animali entrino in contatto con superfici o oggetti contaminati, come vestiti o scarpe, magari portati all’interno dalle persone». Il veterinario cantonale ricorda inoltre che «dal 2010 è obbligatorio annunciare le tenute di pollame, anche quelle amatoriali con pochi esemplari, alla Sezione dell’agricoltura».

7. Il normale cittadino può fare qualcosa?

Sì, se ci si imbatte in carcasse di uccelli è bene evitare di toccarle e segnalare il ritrovamento al guardiacaccia seguendo lo scherma 1-2-5. «Ossia, è sufficiente trovare un airone o un solo cigno morto per avvertire il guardiacaccia. Al contrario, devono essere almeno due esemplari morti di anatre prima di far partire l’allerta. Infine, per gli uccelli piccoli è bene che siano almeno 5 e rinvenuti tutti nello stesso posto». In generale, comunque, «l’invito a non toccare animali morti vale sempre, non solo per l’aviaria. Sono misure di igiene necessarie», conclude Bacciarini.

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