Bambina maltrattata, in 4 alla sbarra

La piccola, che all'epoca dei fatti aveva tra i 5 e i 6 anni, è stata seviziata dalla famiglia affidataria - Accuse rivolte anche al tutore legale e all'assistente sociale
Marija Miladinovic
27.03.2018 20:33

MENDRISIO -  Sono comparsi oggi di fronte alla Corte delle Assise criminali di Mendrisio, presieduta dal giudice Mauro Ermani, i due coniugi – ormai separati – che, per un periodo durato più di un anno e mezzo, hanno fatto vivere maltrattamenti e umiliazioni svilenti della dignità umana alla bambina che avevano in affido e che all'epoca aveva tra i 5 e i 6 anni. Di coazione ripetuta, tentata e consumata, di lesioni semplici ripetute, di esposizione a pericolo della vita altrui e di violazione del dovere d'assistenza o educazione ripetuta e continuata, le accuse rivolte alla madre affidataria, ossia colei che per sua stessa ammissione si è macchiata dei maltrattamenti più cruenti. Le imputazioni rivolte al marito che, oltre a usare violenza lui stesso contro la minore, ha soprattutto "girato la testa dall'altra parte" come ha sostenuto l'avvocato dell'accusatrice privata Maria Galliani sono le stesse, eccezion fatta per l'esposizione a pericolo della vita altrui.

Oltre alla coppia, sono stati chiamati a giudizio anche il tutore legale della piccola e l'assistente sociale incaricato del caso. L'atto d'accusa redatto dalla procuratrice pubblica Valentina Tuoni li accusa infatti entrambi, così come i genitori affidatari, di violazione del dovere di assistenza o educazione, ripetuta e continuata o in alternativa (se la Corte non dovesse riconoscere il capo d'accusa citato), di favoreggiamento, per non aver denunciato la situazione in cui la piccola si trovava. Sì perché i primi segnali di sevizie, notati originariamente dalla maestra dell'asilo, sono emersi dopo un anno dall'inizio della convivenza con la nuova famiglia, e sono progressivamente aumentati fino a venire palesati direttamente dalla coppia (oltre ad essere visibili a occhio nudo). L'affidamento è stato tuttavia interrotto solo dopo un anno e sette mesi di violenza costante tra le mura domestiche.

La pubblica accusa ha quindi chiesto per la donna una pena di due anni sospesi con la condizionale in considerazione dell'attenuante del pentimento sincero. Se il pentimento non dovesse essere ritenuto tale dalla Corte, Tuoni chiede in alternativa una pena di due anni e 10 mesi, di cui 10 da espiare. Per il padre affidatario, la procuratrice pubblica ha ritenuto idonea una pena di due anni sospesi, mentre per entrambi gli altri due imputati sono stati chiesti 10 mesi sospesi. L'accusa privata ha infine aggiunto la richiesta di risarcimento che si fissa a 30.000 franchi per la madre affidataria, 15.000 per l'ex-marito e 10.000 ciascuno per il tutore e l'assistente sociale.

Le arringhe dei quattro avvocati della difesa sono attese per domani, mentre la sentenza non verrà emessa prima di giovedì.