«Basta parlare di noi senza di noi»

«Vogliamo essere coinvolte. Bisogna smetterla di parlare di noi, senza di noi». Voce sicura, sguardo che va dritto al cuore degli interlocutori. Dana Paris e Denise Carniel sono due donne forti. Fortissime. Fanno parte del Team Ticino Accessibile perché sono persone con disabilità, in sedia a rotelle. Nessuno, meglio di loro, sa quanto ci sia ancora da fare a Bellinzona (e nel resto del Ticino) per eliminare non solo le barriere fisiche ma anche quelle mentali. Una grande occasione l’avrà, domani sera, il Consiglio comunale della Turrita chiamato ad esprimersi sulla mozione interpartitica (primi firmatari Danilo Forini e Michela Luraschi dell’Unità di sinistra) presentata nel gennaio 2022. Dopo quasi due anni, insomma, il plenum dovrà decidere se definire o meno una strategia chiara per migliorare l’accessibilità e le modalità di accoglienza nei confronti di Dana, Denise e di tanti altri cittadini. Non solo. Qualora la richiesta venisse accolta (come auspica la Commissione dell’edilizia, ma non il Municipio) si tratterebbe di designare un referente in seno all’amministrazione e, soprattutto, occorrerebbe coinvolgere sistematicamente chi, come le attiviste, si batte per una capitale ed un cantone maggiormente inclusivi.
Ecco quello che non va
Marciapiedi alti. Pavimentazione che sfavorisce chi si muove in carrozzina. La Fortezza (i castelli, dai) inaccessibili. Sportelli troppo alti a Palazzo Civico. Poche toilette pubbliche. L’elenco potrebbe proseguire all’infinito. Dana Paris e Denise Carniel lo vivono sulla loro pelle ogni giorno. Trecentosessantacinque giorni all’anno. «La Città ha fatto tanto nell’ultimo decennio. Quando segnaliamo un problema prima o poi è sempre stato risolto. Ma si può e si deve fare di più. Ecco perché vorremmo essere ascoltate con l’obiettivo di trovare, assieme, le soluzioni», hanno sottolineato oggi di fronte alla stampa. Il Team TicinoAccessibile è stato creato diciotto mesi fa; ne fanno parte sei donne in sedia a rotelle che «vogliono rendere il Ticino un posto migliore, affinché si guardi finalmente in faccia alla disabilità senza preconcetti e pregiudizi. Proprio per questo è fondamentale trovare nuovi percorsi, altre modalità, per interagire con le istituzioni. Fateci caso: quasi sempre chi parla di inclusione non è una persona con disabilità».
«Siamo stufe di chiedere»
La voce, quella che davvero si dovrebbe ascoltare, sostengono, è invece la loro. Quella di Dana. Di Denise. E di tutte e tutti coloro che possono fornire consigli e suggerimenti oppure porre l’attenzione su eventuali situazioni da sistemare. «Allo stato attuale bisogna chiedere, aspettare e poi, alla fine, dire ancora grazie ai Comuni. Ègiunta l’ora di superare questo percorso», ha esordito la consigliera comunale Michela Luraschi. Secondo la quale «le persone con disabilità sono stufe di chiedere. Non vogliono più essere considerate persone di seconda categoria, ma desiderano essere coinvolte sistematicamente. Bellinzona ha l’occasione d’oro di poter fungere da esempio per altre realtà ticinesi e svizzere. Attraverso la mozione si mira a sensibilizzare tutti i settori dell’amministrazione comunale».
Per Danilo Forini, ex consigliere comunale, deputato, direttore di Pro Infirmis, nella Turrita «si sta facendo molto a livello di accessibilità. Ma la disabilità è anche mentale. Considerate che quasi il 50% delle rendite di invalidità riguarda problematiche psichiche. Sia chiaro: non è nostra intenzione denunciare cosa non va, ma l’impressione è che si stia avanzando senza una vera strategia. L’ideale sarebbe, per contro, sistematizzare un intervento su più anni».
Pollice verso del Municipio
L’Esecutivo cittadino, l’abbiamo accennato all’inizio, invita il Legislativo a respingere la mozione ritenendo «quanto proposto non adatto ed efficace per il raggiungimento dei pur condivisibili obiettivi». Il consesso guidato dal sindaco Mario Branda considera infatti che esista già una strategia: «Gli interventi vanno valutati di volta in volta con apposite e approfondite proposte e non in termini generali e generici». Concludiamo, di nuovo, con le parole di Denise Carniel: «Il problema non è se la mozione non passa, ma semmai perché non passa».