Mobilità

«Bellinzona sia l’apripista di un Ticino in sella»

La capitale esempio virtuoso secondo il presidente di Pro Velo ed ex corridore professionista Marco Vitali - «Ma in generale nel cantone bisogna curare meglio le strade, abbinando la manutenzione alla sensibilizzazione» - Stoccata a Lugano: «Non c’è alcuna volontà politica nell’ambito delle bici»
Un momento della manifestazione SlowUp, che anche in Ticino una domenica di primavera all’anno richiama decine di migliaia di persone. ©CdT/Archivio
Simone Berti
11.03.2020 06:00

«In ambito di mobilità ciclistica riconosciamo a Bellinzona il ruolo di locomotiva del Ticino». Ad affermarlo è Marco Vitali, ciclista professionista negli anni Ottanta e oggi presidente di Pro Velo Ticino, che abbiamo intervistato per capire come un esperto giudica le possibilità offerte dalla città a chi, per divertirsi o per spostarsi, usa la bicicletta. «Gli investimenti effettuati dal Comune negli ultimi anni e quelli previsti nei prossimi sono cospicui», spiega anche alla luce dei nostri due precedenti articoli sul tema. «Sosteniamo la volontà di rendere Bellinzona sempre più attenta alle bici e di avvicinarla alle realtà migliori della Svizzera tedesca in questo ambito, anche perché ciò viene promosso in parallelo al progressivo miglioramento del trasporto pubblico». Secondo l’ex corridore si tratta infatti di creare un insieme di condizioni che permettano un cambiamento generale nella maniera in cui la gente si muove, utilizzando sempre meno l’auto. «Auspico che in questo senso Bellinzona possa fare da apripista», aggiunge. Locarno, per caratteristiche simili, sembra ora avvicinarsi a questo concetto, mentre Lugano starebbe facendo ancora troppo poco: «Noi insistiamo da tempo perché le condizioni ci sarebbero tutte, ma non c’è una volontà politica chiara di intraprendere quella strada, penso ad esempio alle corsie preferenziali bici-bus che si fa davvero molta fatica a concretizzare».

Buche ed usura non solo in città
Passiamo ai problemi infrastrutturali. «Quello delle buche e dei tombini è un problema generale in Ticino dove la qualità dell’asfalto non è eccellente e talvolta nemmeno sufficiente» continua il presidente di Pro Velo Ticino citando però in particolare il Sottoceneri come esempio negativo in quanto ad usura della pavimentazione. Ne avevamo riferito nella prima puntata dedicata a Bellinzona: se molto è stato fatto e molte sono le possibilità offerte alle due ruote nella Turrita, molte sono le buche segnalate spesso anche sulle corsie preferenziali, con il Comune che interviene tramite crediti specifici o puntualmente ma non riesce ad arrivare ovunque. La soluzione consiste nell’incentivare i ciclisti a percorrere le strade di quartiere, come la Pedemontana tra Ravecchia e Sant’Antonino che avevamo citato proprio in quella occasione: «Perché è evidente che una strada a forte percorrenza come via Lugano andrebbe evitata»: sia per le condizioni della strada peggiorate dal traffico intenso, sia per il traffico in sé, che pregiudica la sicurezza dei ciclisti. E in effetti di alternative ce ne sono: «È sicuramente consigliabile sfruttare i percorsi a monte e a valle» spiega ancora Marco Vitali che, pur percorrendo soprattutto il Luganese dove risiede, conosce le strade della capitale, dove tra l’altro lo scorso ottobre Pro Velo Ticino ha proposto una sensibilizzazione sull’uso delle rotonde.

Marco Vitali, presidente di Pro Velo Ticino, ex ciclista professionista.
Marco Vitali, presidente di Pro Velo Ticino, ex ciclista professionista.

Quelle interruzioni pericolose
C’è poi la questione dei percorsi ciclabili che si interrompono, vanificando in parte, qua e là, gli sforzi compiuti per garantire una maggiore sicurezza a chi si sposta in sella. «Per quanto riguarda la nuova Bellinzona citerei qualche difficoltà nel raggiungere il comparto scolastico della Torretta da parte di chi si trova in centro». E ancora, la ciclabile che da Giubiasco porta a Sementina attraverso il ponte, ma poi si interrompe prima del falsopiano verso il nucleo. «Si tratta di situazioni che mettono il ciclista un po’ in difficoltà anche se riconosco che non è facilissimo intervenire» sottolinea Vitali.

Lo strumento tecnologico
Intanto Pro Velo Ticino prosegue il monitoraggio del territorio, scovando soprattutto le strade deteriorate e i problemi della segnaletica che spesso non viene adattata nell’ambito dei cantieri. E agisce pure mettendo a disposizione strumenti tecnologici: «Vogliamo rilanciare l’APP tramite cui ciascuno può segnalare i punti critici - che poi la stessa Pro Velo segnala alle autorità - e stiamo riallestendo il sito Internet che dovrebbe essere online a breve». Oltre a ciò, «ci impegniamo per far capire che il traffico non va incentivato con nuove corsie autostradali che poi vanno ad irrorare anche la rete locale, bensì va fatto diminuire favorendo le alternative» aggiunge citando la A2 tra Lugano e Mendrisio.

«Lavorare sull’educazione»
Ma operare a livello politico e sulle infrastrutture (si pensi alle nuove Leggi che avranno quale matrice il Decreto federale concernente le vie ciclabili accettato dal popolo nel 2018), non è sufficiente senza agire alla radice, spiega l’ex professionista. «Fondamentale è una politica a lungo termine: le infrastrutture e la sicurezza sono importanti, ma sono ‘solo’ una premessa - evidenzia - Occorre fare un lavoro di educazione nelle scuole - ad esempio con i corsi bici e con i CicloBus - perché chi non comincia da piccolo a usare la bici, non sarà poi facile da ‘conquistare’ successivamente». Formidabile in questo senso, secondo Vitali, la manifestazione SlowUp, che per una domenica all’anno in primavera richiama sul Piano di Magadino intere famiglie e decine di migliaia di persone in sella (la speranza è che non sia l’ennesima manifestazione vittima del coronavirus...). Va comunque considerato, infine, che «in alcune situazioni c’è da vergognarsi a proporre a dei ragazzi di usare la bici, laddove le strade sono in uno stato pessimo e l’insicurezza è palese...». Molto resta dunque da fare: «Sì perché è inutile sensibilizzare se poi mancano le infrastrutture...».

«Molto si può fare nelle scuole». ©CdT/Archivio
«Molto si può fare nelle scuole». ©CdT/Archivio

«No alle stradine a 80 km/h»
Ulteriori auspici di Pro Velo Ticino? Anzitutto, che il Cantone favorisca maggiormente l’uso della bici per raggiungere le sedi scolastiche. «È evidente che si potrebbe fare di più in questo ambito, come anche per la mobilità aziendale». E a livello di mobilità generale, «sarebbe bene che il traffico parassitario venisse disincentivato al massimo nelle strade di quartiere, le stesse che dovrebbero essere utilizzate dagli allievi come tragitto casa-scuola. «Si tratterebbe anche di limitare la velocità sulle strade secondarie al di fuori degli agglomerati: ad esempio le stradine del Piano di Magadino non possono avere il limite di 80 km/h», sottolinea Marco Vitali.

Tante possibilità offerte alle bici a Bellinzona, ma anche numerose buche.  ©CdT/Gabriele Putzu
Tante possibilità offerte alle bici a Bellinzona, ma anche numerose buche. ©CdT/Gabriele Putzu