Bellinzona «strappa» Macchi a Lugano

LUGANO/BELLINZONA - «Lugano addio», almeno per quanto riguarda il domicilio e la politica. Giordano Macchi, consigliere comunale in città e vicedirettore della Divisione contribuzioni del Cantone a Bellinzona, si è visto respingere dal Tribunale federale il ricorso contro la fissazione d’ufficio della sua residenza nella capitale. Cresciuto a Viganello, Macchi è diventato un dirigente del Fisco nel 2013 e in quel momento ha annunciato il suo arrivo a Bellinzona, con la moglie e il figlio, in qualità di soggiornante. Ma quasi da subito il Municipio della Turrita ha cercato di trasformare il soggiorno in domicilio, il che implica il pagamento delle tasse comunali in loco. Ne è scaturita una contesa giuridica che dopo alcuni batti e ribatti è finita prima sul tavolo del Consiglio di Stato, che ha dato ragione a Macchi, poi su quello del Tribunale cantonale amministrativo, che ha invece accolto le argomentazioni del Comune, e infine su quello del Tribunale federale, che ha chiuso la partita a favore di Bellinzona.
È là che arde il focolare
Nel suo appello ai giudici di Mon Repos, il consigliere comunale ha fatto notare che nel tempo libero torna regolarmente a Lugano insieme alla famiglia, che il domicilio della moglie nella capitale è irrilevante in quanto imposto dalle autorità locali, che i suoi impegni politici e i suoi legami sociali e familiari sono prevalenti sul Ceresio e che soggiorna a Bellinzona solo per ragioni professionali, senza l’intenzione di stabilirsi all’ombra dei castelli. A detta di Macchi il Tribunale cantonale amministrativo ha stabilito il suo giudizio basandosi solo sul domicilio a Bellinzona della moglie e del figlio, ma secondo la Corte federale «la precedente istanza ha eseguito una valutazione accurata dell’insieme delle circostanze personali, familiari e professionali». Parole che preannunciano il giudizio finale: «È a Bellinzona che il ricorrente intrattiene i rapporti familiari e professionali più stretti» e la sua casa nella capitale è «un’abitazione coniugale in cui si trova il focolare domestico». «La circostanza ch’egli si rechi con una certe frequenza a Lugano per impegni di lavoro, vi eserciti un’attività politica e vi trascorra il fine settimana e il tempo libero con la famiglia – ha concluso il TF – non è tale da sovvertire la conclusione che il centro dei suoi interessi personali è situato a Bellinzona».
6-4, 4-6, 4-6
Il diretto interessato sembra aver accettato serenamente la decisione giunta da Losanna. «Se fosse una partita di tennis, direi che è andata 6-4, 4-6, 4-6. La nostra situazione è un doppio domicilio effettivo, mentre i giudici erano chiamati a deciderne uno solo in base al diritto soppesando una serie di elementi. Ma il diritto civile – aggiunge Macchi – prevede il domicilio separato dei coniugi e ritenevo che le nostre abitudini potessero essere protette dal Tribunale federale». Dura led, sed lex, direbbe qualcuno. Il punto è capire quali conseguenze avrà la conferma del domicilio bellinzonese. «La decisione apre la strada a una modifica delle abitudini familiari – ammette Macchi – ma la soluzione attuale, cioè in settimana a Bellinzona, il fine settimana a Lugano e molti giorni di lavoro a Lugano, per la nostra famiglia rappresenta la normalità».
L’amarezza più grande
Una conseguenza è già sicura e la conferma lo stesso Macchi. «La decisione negativa pone termine alla mia esperienza politica in Consiglio comunale a Lugano». L’esponente del PLR mancherà già dalle prossime sedute di lunedì e martedì. La cosa gli spiace e non lo nasconde. «È un po’ amaro, dopo tante battaglie politiche ed essere stato più volte confermato dagli elettori, cessare per una decisione giudiziale, ma le regole del gioco si devono rispettare». È un’occasione, un po’ fuori dal Comune, per fare un bilancio su quello che è stato. «La legislatura mi ha dato la soddisfazione di vedere chiudere diversi cantieri aperti durante la mia attività politica quali il ripristino della funicolare degli Angeli, il recupero della Masseria di Cornaredo, la mozione sulla governance delle società partecipate e le basi del nuovo Piano regolatore. Mi dispiace che il mio quartiere perda un rappresentante in un momento particolare, con il comparto ex PTT e le scuole vecchie da sistemare». Restando in tema di conseguenze, il domicilio a Bellinzona comporta un piccolo aggravio dovuto alla differenza tra il moltiplicatore della capitale e quello di Lugano, ma Macchi – che durante la vertenza ha pagato acconti in ambedue i Comuni – assicura che le tasse comunali non c’entrano proprio niente. Il dispiacere per lui è un altro: «Il vero impatto di questa decisione del TF, per me, è uscire dal Consiglio Comunale di Lugano dopo circa vent’anni».