Premio svc

Belloli: «Nella lavorazione di punta bisogna avere conoscenze a 360 gradi»

La società di Grono è evoluta dai fabbri dell’800 ai protagonisti di grandi progetti a livello europeo e globale
Secondo il coproprietario Alberto Belloli, la società ha ancora spazio per crescere. (Foto Zocchetti)
Gian Luigi Trucco
10.04.2019 15:00

GRONO - Il tessuto dell’economia ticinese è composto da piccole e medio imprese (PMI) che operano entro i confini nazionali ma che ancora più spesso vengono riconosciute all’estero per la qualità dei loro prodotti e servizi. Si tratta di realtà industriali all’avanguardia, molto attive sul fronte dell’innovazione e con prodotti richiesti in tutto il mondo. Lo Swiss Venture Club è un’associazione non profit indipendente, che si propone di promuovere le PMI. Ogni due anni organizza il Premio SVC della Svizzera Italiana, per dare un riconoscimento alle imprese più innovative sul territorio. Presentiamo oggi una delle 6 aziende finaliste, la Belloli SA di Grono, scelte tra una cinquantina di realtà ticinesi individuate dalla giuria. Il vincitore sarà reso noto durante la serata conclusiva, che si terrà mercoledì 15 maggio presso il Palazzo dei congressi a Lugano.

Dal 1830, allorchè gli antenati artigiani provenienti da una valle bergamasca giunsero nei Grigioni, la Belloli S.A. ha compiuto notevoli progressi, tanto da posizionarsi attualmente quale ditta leader in tecnologie e lavorazioni di punta, su scala internazionale. Questa la storia lunga e di successo della società di Grono, che ha vissuto la fase di maggiore sviluppo a partire dal secondo dopoguerra. L’azienda familiare, che si avvia verso la quinta generazione, si presenta oggi come un gruppo articolato, con una holding azionaria cui fanno capo i quattro cugini Belloli ed una costellazione di società operative in grado di generare sinergie ed opportunità di business al loro interno.

«I principali settori di attività sono tre - illustra Alberto Belloli, ingegnere e comproprietario - quello dei materiali e delle soluzioni tecniche per opere sotteranee, il cosiddetto tunnelling, dunque ancoraggi e tutto quanto occorre per la messa in sicurezza delle gallerie, ventilazione, sistemi per lo scavo meccanizzato, speciali dumper e nastri trasportatori; gli allestimenti per veicoli pesanti, ad esempio betoniere, benne, piattaforme aeree e sistemi interscambiabili; infine la fabbricazione di strutture metalliche, con ossitaglio, trance, presse, robot di saldatura, sabbiatura e verniciatura, per applicazioni civili e lavorazioni specifiche per l’industria della difesa». L’attività si svolge in 4 siti industriali, Grono, Lostallo, San Vittore e Guanzate (Como), sede dell’affiliata italiana. Completano il gruppo una società di servizi e manutenzione di elicotteri ed una immobiliare. Il fatturato annuo sfiora i 31 milioni di franchi ed i collaborati del gruppo raggiungono le 130 unità.

In ciascun comparto la Belloli S.A. può vantare soluzioni tecniche e committenti di eccellenza. I suoi ancoraggi autoperforanti sono stati posati a Ground Zero, a New York, per la ricostruzione di quanto è andato distrutto nel fatidico 11 settembre 2001. È stata protagonista storica delle gallerie stradali del San Bernardino e del San Gottardo, e più tardi di AlpTransit, con le gallerie di base del Lötschberg, San Gottardo e Ceneri. Nell’industria della difesa collabora con General Dynamics e Ruag, realizzando ad esempio i pannelli corazzati dei veicoli Piranha, con uno speciale sistema di taglio delle lamiere di acciaio balistico. Il centro di taglio di Lostallo utilizza infatti un getto di acqua e sabbia di quarzo di origine australiana, che colpisce il metallo ad altissima pressione, ricavandone geometrie complesse senza intaccarne minimamente le proprietà meccaniche.

Un know-how poliedrico frutto di esperienze varie. «Sì, questa è la nostra caratteristica - dice Belloli -. Non solo le sinergie all’interno del gruppo, ma anche la possibilità di applicare le nostre competenze, i nostri materiali e le nostre tecnologie a lavori nuovi. Al proposito mi piace ricordare il nostro impegno ‘cronometrato’ nel risanare in sole 34 notti la carreggiata della galleria stradale del Monte Bianco, che nel 1999 era stata teatro di un incendio devastante. Abbiamo operato nella nuova metropolitana di Londra ed ora guardiamo alla galleria di base del Brennero ed al tanto discusso Tunnel Euralpin Torino-Lione, cui forniamo i nastri trasportatori, al progetto ferroviario High Speed 2 fra Londra e Birmingham, ad altri programmi allo studio in Scandinavia e soprattutto al Gran Paris Express. Un progetto faraonico che, in previsione delle Olimpiadi e dell’Esposizione Universale raddoppierà entro il 2030 gli attuali 200 km di gallerie della metropolitana francese. Dopo il completamento di AlpTransit bisogna infatti guardare all’estero, anche se in certe situazioni il cambio ci sfavorisce. La nostra filosofia operativa si fonda sul servizio integrato al cliente, con consulenza ed approccio flessibile. Dobbiamo pure renderci conto che un cantiere ha carattere temporaneo: molti impianti fanno oggetto di opzioni di ripresa ed il noleggio è sempre più richiesto».

E in tema di prospettive, va detto che l’industria delle costruzioni è purtroppo soggetta ad una forte pressione sui prezzi, ma il settore delle gallerie è comunque destinato, a livello globale, a crescere del 5% all’anno. «I programmi infrastrutturali - nota - sono importanti in Europa mentre il mercato svizzero si situa a livelli modesti in attesa della seconda canna della galleria stradale del San Gottardo. Cresce il potenziale per l’industria dei veicoli corazzati, viste le tensioni geopolitiche, i conflitti e gli atti terroristici, e noi ci troviamo ben posizionati al riguardo. Grazie all’esperienza e alle certificazioni acquisite, potremmo poi aprirci ad altri settori, come quello dei veicoli ferroviari».

E con quali problemi si confronta la società? «Premesso che nel settore industriale - sottolinea Belloli - siamo il maggior datore di lavoro in Mesolcina e generiamo un forte indotto, fatichiamo a trovare manodopera qualificata. Spesso la formazione avviene al nostro interno e nel solo 2018 abbiamo assunto 9 nuovi collaboratori. Un altro problema è quello della burocrazia sempre più pesante. Siamo consci di svolgere attività impegnative, anche sul piano della sicurezza degli addetti, e di operare anche in comparti sensibili, per cui gli adempimenti, se da un lato rappresentano un carico amministrativo talvolta oneroso, possono anche evitarci problemi a livello di immagine e favorirci nei contatti commerciali e soprattutto istituzionali».

E la scultura equestre in metallo che fa bella mostra di sé sul tetto della sede di Grono? «È l’opera di un veterinario vallerano dotato di eccezionale talento artistico. Noi gli abbiamo fornito il materiale e gli strumenti per realizzare la scultura e lui l’ha realizzata ! Del resto, il metallo nelle sue varie forme costituisce il DNA della nostra Società, dagli antenati fabbri bergamaschi dell’800 fino ad oggi».