Il caso

Benzina e diesel, rincaro del 10%: e il taglio delle accise spaventa ancora

Da inizio luglio il prezzo del carburante è salito in maniera lineare – Luca Giampietro (City Carburoil): «Le cause sono da cercare a livello globale» – Lungo la fascia di confine sale la preoccupazione per un eventuale nuovo intervento di Roma per contenere l’aumento
©Chiara Zocchetti
Francesco Pellegrinelli
23.08.2023 06:00

Benzina tra 1,90 e 1,99 franchi al litro, e diesel tra 2,03 e 2,12. Nelle ultime settimane il prezzo del carburante è tornato a salire un po’ ovunque, con rincari nell’ordine di 10-15 centesimi al litro e picchi di 2,37 in autostrada. «Da inizio luglio il prezzo d’acquisto del prodotto finito è aumentato di oltre il 30%, mentre quello di vendita di circa il 10%», commenta al CdT Luca Giampietro, amministratore delegato di City Carburoil. «Siamo tornati a livelli che non vedevamo da metà gennaio». Avanti di questo passo, la soglia del 2 franchi al litro per la benzina senza piombo verrà superata a breve.

Il confronto con l’Italia

Una spinta al rialzo iniziata a giugno le cui cause secondo gli esperti vanno cercate su scala globale. «L’Opec, l’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio, ha tagliato la produzione; gli Stati Uniti hanno incentivato l’acquisto di carburante per colmare le riserve apparentemente basse; mentre in Europa un paio di raffinerie sono ferme», spiega Giampietro. Minore produzione, aumento della domanda e quindi del prezzo. Una regola di mercato che non ha risparmiato il resto della Svizzera, né la vicina Italia, storico concorrente delle stazioni di servizio lungo la fascia di confine ticinese: «Sulla benzina siamo concorrenziali», commenta Giampietro. «Rispetto ai distributori italiani spuntiamo circa 10 centesimi al litro, mentre i prezzi del gasolio storicamente sono inferiori in Italia, dove il diesel è defiscalizzato. Nel confronto siamo mediamente 12 centesimi più cari». Non stupisce quindi che sulle stazioni di confine svizzere si venda per quattro quinti benzina e solamente per un quinto diesel.

Dove costa meno?

Per la ricerca della stazione più conveniente ricordiamo il calcolatore del TCS (www.benzina.tcs.ch) utile per confrontare i prezzi alla pompa in una determinata regione. Individuare una logica nella distribuzione geografica dei prezzi è tuttavia complesso, ammette Giampietro: «Dipende dai costi di struttura e gestione della singola compagnia e non dalla posizione sul territorio».

I timori per un nuovo taglio

Tornando al confronto con l’Italia, i rapporti di forza lungo la fascia di confine sono rimasti invariati. Il carobenzina sta infatti colpendo, con proporzioni simili, anche la vicina Italia, dove si è aggiunta (in questi giorni) la polemica sulle accise, dopo che il Governo Meloni ha escluso (al momento) un nuovo taglio. Come stabilito dal provvedimento varato sette mesi fa, ad alcune condizioni la misura dovrebbe scattare automaticamente: «Era uno dei nostri timori», osserva Giampietro. «Sopra una certa soglia, il taglio delle accise in Italia dovrebbe scattare automaticamente». Il Governo Meloni, molto probabilmente per ragioni di bilancio, sta frenando. Secondo le ultime indiscrezioni riportate dalla stampa italiana la manovra finanziaria che verrà presentata in autunno potrebbe però contenere anche un mini taglio delle accise. «Per noi vorrebbe dire tornare a marzo 2022 quando il provvedimento, introdotto per contrastare il caro-carburante, ha letteralmente messo in ginocchio il settore al di qua della fascia di confine».

Le abitudini sono cambiate e, insieme a queste, anche la mobilità. Pensiamo solamente al telelavoro
Luca Giampietro, amministratore delegato di City Carburoil

I litri persi

Nell’area del Mendrisiotto e del Locarnese il taglio delle accise lo scorso anno aveva ridotto del 90% l’erogazione di carburante, determinando la chiusura di diverse stazioni. «Se scattasse nuovamente il provvedimento non ci sarebbero alternative: altre stazioni dovrebbero chiudere». Oggi l’emergenza è in parte rientrata. «Rispetto al periodo pre-pandemia, i volumi erogati sono comunque sotto del 40%». Un divario che secondo Giampietro difficilmente potrà essere colmato in futuro. «Le abitudini sono cambiate e, insieme a queste, anche la mobilità. Pensiamo solamente al telelavoro». Basta una giornata a casa per ridurre del 20% gli spostamenti e quindi i consumi. I motori tradizionali inoltre sono diventati più efficienti e la mobilità elettrica è in aumento. Questa insomma è la tendenza.

Il futuro del settore

Qualcosa nel settore è destinato quindi a cambiare. «La sfida per noi è epocale», ammette l’esperto. «Ci troviamo in un momento di grande incertezza. Sappiamo che Bruxelles ha imposto uno stop alla vendita di motori tradizionali per il 2035». Molto probabilmente, osserva però Giampietro, un orientamento esclusivo di questo tipo sarà difficilmente sostenibile. «Quasi certamente si andrà verso un mix di prodotti, per esempio attraverso il biocarburante o i carburanti sintetici». Imperativo, dunque, per il settore, «stare alla finestra per capire come evolverà il mercato». Detto ciò, quello ticinese è frutto di un modello sviluppatosi negli anni Settanta. Anni d’oro dopati dal confine; anni che hanno visto crescere in poco tempo il numero delle stazioni. «In Ticino oggi ce ne sono circa 180. Nei prossimi dieci anni però - conclude Giampietro - dovremo attenderci un ridimensionamento importante del settore. Quando si tratterà di investire, le compagnie e i singoli imprenditori dovranno fare una scelta di razionalizzazione. Possiamo immaginare che il 30 e il 40% delle stazioni scomparirà».

«Il prezzo è stato corretto quattro volte in due mesi»

«Da fine giugno, il prezzo della benzina è stato corretto al rialzo quattro volte», osserva Laurent Pignot, portavoce di TCS. «Siamo però largamente sotto i prezzi del 2022. Per la senza piombo, siamo passati in poco più di un mese da 1,81 franchi al litro a 1,93 (vedi grafico). Lo scorso anno nel medesimo periodo il prezzo della benzina in Svizzera era mediamente di 2,11». In generale, la variazione del prezzo dipende da due fattori che si sommano e si influenzano a vicenda, prosegue Pignot: «Il prezzo delle raffinerie è cresciuto in virtù di una grande richiesta a livello mondiale di prodotti derivati dal petrolio a fronte di una produzione che è invece limitata». Parallelamente, anche il prezzo del petrolio è aumentato: «Ci sono diversi fattori all’origine di questo aumento: la riduzione dei volumi di produzione da parte dell’Opec; una forte domanda a livello mondiale di petrolio e derivati e, non da ultimo, la speculazione in borsa che movimenta il prezzo del barile». Tra le cause, Pignot menziona anche le vacanze estive, un periodo dell’anno a cui è associato un maggiore uso dell’auto. «Spesso sentiamo dire che il prezzo aumenta per “tassare” gli automobilisti che usano maggiormente l’auto durante l’estate. In realtà è vero il contrario. Ossia, il maggiore uso di carburante influenza il prezzo facendolo salire». È il mercato insomma che reagisce all’aumento dei consumi: «Cresce la richiesta e quindi il prezzo del carburante aumenta», conclude Pignot.