Carburanti

Benzina, la crisi ora tocca tutto il cantone

Dal sondaggio condotto dall’Associazione ticinese stazioni di servizio emerge che ad aprile tutti i distretti hanno subito un calo nella vendita di carburante - A giugno il tema tornerà al Nazionale - Piero Marchesi: «Ci aspettiamo che il Governo capisca la situazione»
©CdT/Chiara Zocchetti
Francesco Pellegrinelli
24.05.2022 06:00

Chi lavora nel settore non esita a definire la situazione «preoccupante». Da inizio marzo a fine aprile, la vendita di carburante in Ticino è crollata del 66%. I litri erogati ogni settimana sul territorio sono passati da 2,7 a 1,6 milioni.

«Abbiamo promosso un sondaggio tra i soci per tracciare un quadro esatto della situazione e capire cosa sia accaduto da inizio marzo, quando il settore ha iniziato a registrare i primi contraccolpi», anticipa al Corriere del Ticino Matteo Centonze, presidente dell’ATSS, l’Associazione ticinese stazioni di servizio (ATSS), e membro di comitato direttivo di Avenergy Suisse.

Il sondaggio ha preso in considerazione 86 stazioni di servizio, distribuite su tutto il territorio cantonale: «Mendrisiotto e Malcantone sono le regioni più toccate», osserva Luca Giampietro, amministratore delegato di City Carburoil. «In questi distretti, il calo registrato ad aprile, rispetto ai primi mesi dell’anno, ha sfiorato il 50%». Complessivamente, ad aprile, le 86 stazioni di benzina, oggetto dello studio, hanno subito una flessione nella vendita di carburante pari al 36,9% rispetto ai primi due mesi dell’anno. Sempre secondo il rilevamento di ATSS, ad aprile (rispetto a gennaio e febbraio) Bellinzona ha visto le sue vendite indietreggiare del 10%, Leventina e Riviera del 23%, il Locarnese del 28%, il Luganese del 27%, il Malcantone del 43%, il Mendrisiotto del 50%. Un rallentamento a cui tutto il settore guarda con una certa apprensione, a fronte di un segnale politico che invece «stenta ad arrivare», chiosa Centonze. 

«Nella fascia di confine la situazione si è stabilizzata, anche se le vendite continuano a essere molto scarse», spiega dal canto suo Pietro Lurati, responsabile marketing del gruppo Euro Service. «Il calo dei volumi a ridosso del confine è stabile al 70-80%». Si conferma, inoltre, a sud del Ponte diga, la chiusura di alcuni shop annessi alle stazioni. Ancora Lurati: «Alcuni gruppi hanno introdotto il pagamento automatico, senza l’ausilio del personale».

Il confronto con l’Italia

L’impennata del prezzo del carburante, ricordiamo, risale alle prime settimane di marzo. Nei giorni seguenti, 14 Stati membri UE hanno risposto con un taglio delle accise sui carburanti. Tra questi anche l’Italia, che è intervenuta con una riduzione del prezzo della benzina e del gasolio di 25 centesimi di euro al litro. «La misura è stata confermata fino a fine luglio, con possibilità di proroga fino al 31 dicembre», chiosa Lurati. Quanto basta, insomma, per mettere in ginocchio il settore ticinese. La differenza di prezzo rispetto alla vicina Italia rimane infatti sostanziale, prosegue Lurati. «In Ticino, il costo della benzina varia tra 2,02 e 2,16 franchi al litro, mentre in Italia si parte da 1,70 nel Comasco, fino a 2,05 euro al litro nel centro storico di Milano o in autostrada». Per il Diesel, occorre invece aggiungere mediamente 5 centesimi in più. Sia da noi che in Italia. «Calcolatrice alla mano – prosegue Lurati – il risparmio teorico per una famiglia ticinese, qualora decidesse di rifornirsi in Italia, sarebbe, su una percorrenza di circa 2 mila chilometri mensili, di circa 70-80 franchi». 

Ma Berna risponde picche

«Il gruppo UDC alle Camere federali ha chiesto la creazione di una Sessione straordinaria nell’ambito della Sessione estiva il prossimo giugno, affinché si apra un dibattito urgente sul tema», ha commentato, dal canto suo, il consigliere nazionale Piero Marchesi, dopo che la scorsa settimana il Consiglio federale ha fatto sapere - rispondendo per iscritto a una decina di atti parlamentari - che non intende dare seguito alle richieste pendenti in Parlamento per ridurre i prezzi alla pompa di benzina. «Ci aspettiamo che il fronte borghese reagisca mostrandosi compatto su un tema fondamentale per cittadini e PMI. E che il Governo recepisca il messaggio», ha aggiunto Marchesi, ricordando l’esito dell’ultimo sondaggio di Tamedia: «Il 64% degli svizzeri vorrebbe un taglio sulla tassazione dei carburanti». Anche perché - conclude il deputato UDC - «il rincaro dell’energia continua a pesare sull’inflazione».

Inflazione mai così alta dal 2008

A fargli eco, su questo punto, Centonze: «L’inflazione a febbraio ha raggiunto il 2,2%, il livello più alto dal 2008». Un rialzo imputabile per stessa ammissione del Consiglio federale al carburante. «Con lo scoppio della guerra in Ucraina i prezzi delle materie prime hanno continuato a salire, e l’inflazione a marzo è aumentata al 2,4%, con un contributo dei carburanti di 0,47 punti percentuali». Ecco perché, secondo l’imprenditore, un taglio delle accise avrebbe senso: «La Banca nazionale è impegnata a svalutare il franco affinché il Paese rimanga concorrenziale. Si potrebbe tuttavia intervenire sulle accise, visto che il prezzo del carburante concorre all’inflazione generale con una quota piuttosto rilevante». La logistica e i trasporti sono infatti strettamente legati al costo del carburante. In definitiva, per mitigare l’inflazione, secondo Centonze, si potrebbe ridurre la tassazione sul carburante, rinunciando, per un periodo determinato, a una parte degli introiti, «senza intaccare la quota parte destinata al fondo nazionale delle strade. L’imposizione potrebbe essere ridotta di circa 55 centesimi al litro», conclude Centonze.

«Nessuna violazione della legge sui cartelli nelle stazioni svizzere»

Nessun cartello sul prezzo dei carburanti presso le stazioni di benzina svizzere. Lo ha stabilito il Consiglio federale rispondendo a un’interpellanza del consigliere nazionale Fabio Regazzi, il quale chiedeva se «la Commissione della concorrenza (COMCO) si fosse confrontata con il tema nelle ultime settimane» e se «il Governo non riteneva opportuno chiamare in causa la Commissione della concorrenza».

Nel suo atto parlamentare, Regazzi traeva spunto dai recenti fatti di cronaca «nella vicina Italia», dove i rincari dei prezzi della benzina e del gasolio «sono stati ricondotti a un elemento di speculazione sulle materie energetiche da parte di intermediari e non direttamente dalla guerra in corso, tanto da generare una raffica di denunce alle procure per presunti reati di truffa e di aggiotaggio». Come detto, il Consiglio federale ha sbaragliato il campo da ogni dubbio: «A marzo 2022», si legge nella riposta all’interpellanza Regazzi, «la segreteria della COMCO ha ricevuto quattro richieste di informazioni da parte di cittadini in relazione all’aumento dei prezzi presso le stazioni di servizio. La segreteria le ha analizzate, ma non ha trovato indizi di comportamenti problematici sotto il profilo della legge sui cartelli (LCart).

La reazione

«Non ne dubitavamo», ha commentato al CdT, Matteo Centonze, presidente di ATSS e membro del comitato direttivo di Avenergy Suisse. «Siamo sollevati dalla risposta del Consiglio federale che conferma la trasparenza con cui il nostro settore opera, nel rispetto delle leggi e della libera concorrenza».  In Ticino, prosegue Centonze, «c’è chi ha usato il tema del prezzo del carburante come cavallo di battaglia politico, senza tuttavia avere cognizione del settore». Oggi, prosegue Centonze, la COMCO risponde a chi ha cavalcato il tema delle differenze di prezzo sul territorio: «A determinare il prezzo di vendita alla colonna sono innumerevoli fattori, che possono differire in maniera sostanziale tra ditta e ditta, addirittura all’interno del medesimo distretto, nonché tra un giorno e l’altro». Insomma, i cambiamenti di prezzo, a livello regionale, «confermano che il settore opera in una situazione di concorrenza».