"BSI, seguirò da vicino gli sviluppi"

Intervista ad Alfredo Gysi, che lascia la presidenza del CdA e tira un bilancio della sua esperienza
(foto Maffi)
Lino Terlizzi
Lino Terlizzi
16.09.2015 08:55

Alfredo Gysi, con il positivo completamento dell'acquisizione di BSI da parte di BTG Pactual (vedi Suggeriti), ha deciso come noto di lasciare la sua attuale carica di presidente del Consiglio di Amministrazione della stessa BSI (rimarrà però presidente onorario): al suo posto, già a partire da oggi, mercoledì 16 settembre, ci sarà Joseph Rickenbacher.Gysi, dopo un tempo così lungo al vertice di BSI quale bilancio si sente di fare ?

«In questi 40 anni, di cui oltre la metà alla guida della banca, come CEO prima e come presidente del CdA negli ultimi quattro anni, ho visto BSI crescere e trasformarsi da banca universale e locale a banca internazionale specializzata nel private banking, tra i leader svizzeri del settore. Ma, soprattutto, ho visto BSI mantenere la propria posizione di autonomia e indipendenza, fondamentale per la piazza ticinese. Sono particolarmente soddisfatto che, anche con l'odierno cambio di azionista, ciò abbia potuto essere garantito. In questi anni abbiamo anche consolidato importanti realtà della piazza come BUC e Banca del Gottardo. Mi piace poi ricordare che BSI ha anche dato vita a B-Source, un'azienda che è oggi il leader in Svizzera nell'outsourcing bancario».

Quali rapporti manterrà con la banca, quale sarà il suo ruolo in futuro in rapporto a BSI?

«Dopo quarant'anni mi potrò finalmente dedicare maggiormente ad altri interessi; mi fa però molto piacere che BTG Pactual mi abbia proposto la presidenza onoraria di BSI, oltre al ruolo di senior advisor per BTG Pactual stessa. Sarà un modo per seguire da vicino gli sviluppi di BSI e, spero, anche di utilizzare l'esperienza acquisita in questi decenni».

Lei è stato a suo tempo tra gli autori del piano Rubik, che è andato vicino alla realizzazione ma è rimasto poi confinato. Come giudica ora l'evoluzione verso lo scambio automatico?

«In primo luogo vorrei ricordare che con due Paesi quali il Regno Unito e l'Austria questo accordo è stato concluso e i benefici sono visibili. Con questi due Paesi si è potuto voltare pagina con il passato e ci si può avviare anche allo scambio automatico di informazioni senza alcuno strascico negativo per i clienti, le banche e i loro dipendenti. Inoltre a quel progetto va senz'altro il merito di averci scosso dal torpore che ci attanagliava e di aver lanciato una riflessione di fondo che ci ha permesso di reagire ai repentini mutamenti dello scenario regolamentare internazionale a cui abbiamo assistito negli ultimi tempi».

Il segreto bancario attuale deve rimanere almeno per i residenti in Svizzera?

«Sarà molto difficile opporsi ad una maggiore trasparenza fiscale tra i Cantoni, quando la offriamo a mezzo mondo. Occorrerà invece difendere energicamente la privacy al di là degli aspetti fiscali, poiché penso sia un valore fondamentale che caratterizza la Svizzera».

Come andrà secondo lei la voluntary disclosure italiana, le banche elvetiche riusciranno a mantenere in gestione i capitali italiani in emersione?

«Da quanto abbiamo potuto osservare finora, la grande maggioranza dei clienti ha deciso di aderire alla voluntary disclosure ed è in possesso della necessaria documentazione, anche se non l'ha necessariamente ancora inoltrata. Come già avvenuto in occasione degli ultimi scudi fiscali, anche in questo caso, per quanto posso osservare in BSI, la stragrande maggioranza dei patrimoni viene comunque lasciata in Svizzera, a dimostrazione della nostra attrattività e di quella della nostra piazza».

Quali prospettive nel complesso vede, appunto, per la piazza finanziaria svizzera e per quella ticinese?

«Siamo di fronte ad un cambiamento epocale del quale solo dopo il 2017, una volta introdotto lo scambio automatico di informazioni, potremo valutare la portata. Esso comporterà sostanziali modifiche strutturali al settore bancario e obbligherà ogni singola banca a ripensare il modello di business. Ciò significherà ridurre drasticamente il numero dei mercati su cui concentrarsi, valutare quali presenze fisiche in questi mercati ed in Svizzera saranno necessarie, dotarsi di soluzioni tecnologiche innovative che permettano di offrire a distanza veri servizi di private banking, preparare i collaboratori ad operare nel nuovo contesto e infine ripensare l'offerta di servizi e prodotti, per poter aver successo in un contesto che sarà indubbiamente molto più competitivo. Proprio sotto questi aspetti , con l'appartenenza al gruppo BTG Pactual per BSI si aprono nuove e straordinarie opportunità per affrontare con successo questa fase di necessaria trasformazione e uscirne ulteriormente».