Approfondimento

Cadagno Meromittico: alla scoperta di un lago unico al mondo

In fase di progettazione una mostra che, in Val Piora, illustrerà alla popolazione e ai turisti tutta l'importanza storica e scientifica del piccolo specchio d'acqua leventinese — Ne parliamo con i responsabili del Dipartimento ambiente costruzioni e design della SUPSI
© SUPSI
Giacomo Butti
25.08.2023 19:00

All'estremo nord del Ticino, le aspre cime che separano i due distretti di Blenio e Leventina si addolciscono per permettere alle propaggini delle due valli di sfiorarsi, finalmente, con un percorso battutissimo dagli escursionisti: il Passo dell'Uomo. È percorrendo questa via, scendendo dal Lucomagno, che a un certo punto lo si scorge in lontananza: il Lago di Cadagno, che — placidamente — fa da guardia alla Val Piora e al resto della Leventina. A prima vista, uno specchio d'acqua come tanti, in una zona ricca di risorse idriche. Ma, in realtà, questo laghetto alpino nasconde molti segreti sotto la propria superficie, e da un secolo è meta di pellegrinaggio per gli scienziati. Grazie alle sue caratteristiche simili a quelle degli oceani primordiali, il Lago di Cadagno permette, in parole povere, di studiare il percorso evolutivo della vita sulla Terra. Ora, l'unicità di queste acque è al centro del progetto Cadagno Meromittico. Un viaggio nella storia della vita attraverso l’ecosistema sottolacustre, proposto dai due istituti del Dipartimento ambiente costruzioni e design della SUPSI. L'idea? Creare una mostra che spieghi non solo ai turisti, ma anche alla popolazione locale, le caratteristiche del gioiellino ticinese. Ne abbiamo parlato con Nicola Storelli (Istituto microbiologia SUPSI), Max Da Rocha Fonseca e Luca Morici (Istituto design SUPSI), responsabili del progetto.

Questione di scienza

Partiamo dall'inizio. Che cosa rende così speciale il Lago di Cadagno? «È un lago meromittico, cioè composto da due strati di acqua indipendenti che non si mescolano mai», ci spiega Nicola Storelli. Ciò è importante dal punto di vista scientifico: se sopra il lago sembra in tutto e per tutto un normale specchio d'acqua (abitato, tra l'altro, anche da numerosi pesci), «nella parte inferiore, invece, si crea un ambiente completamente privo di ossigeno e ricco di sali minerali. Qui possono svilupparsi dei microrganismi che non usano l'ossigeno per vivere e quindi molto antichi, dal punto di vista metabolico. Questo può mostrarci come si è originata la vita sulla Terra prima dell'apparizione dell'ossigeno, più di 3 miliardi di anni fa. Il lago rappresenta una vera e propria finestra sul passato». Di particolare interesse, ha specificato Storelli, è la comunità di solfobatteri rosa che forma una fascia di circa un metro di spessore nello strato senza ossigeno. Questi sono in grado di eseguire un tipo di fotosintesi che potremmo definire «l'antenata» di quella osservabile oggi nelle piante. Invece di usare anidride carbonica e acqua (H2O) per produrre glucosio e ossigeno grazie all'energia solare («processo che ha reso possibile tutta la biodiversità che vediamo oggi»), questi solfobatteri usano l'anidride carbonica e l'acido solfidrico (H2S) producendo glucosio e solfato. Non solo: «Nel Lago di Cadagno uno di questi microrganismi, Chromatium okenii, genera inoltre un processo particolare, la bioconvezione, che consiste nel continuo rimescolamento della fascia dello strato di acqua privo di ossigeno, dove essi risiedono. Questo processo, prima di Cadagno, era stato osservato solo negli oceani e in laboratorio, mai in un lago: si tratta dunque di qualcosa di unico». 

La bioconvezione di Cadagno è una scoperta recente (la pubblicazione dello studio risale al 2017). Ma è più di un secolo, sottolinea Storelli, che si eseguono ricerche scientifiche in Val Piora. «Si è intuito la particolarità del Lago di Cadagno solo dopo aver scoperto, nei lavori di costruzione della diga, che il vicino Ritom era un lago meromittico». L'attivazione delle turbine e l'innalzamento della profondità delle acque hanno in seguito compromesso questo fenomeno nel bacino d'acqua dell'impianto idroelettrico. Ma l'osservazione ha permesso di scovare, nel Lago di Cadagno, lo stesso fenomeno. 

Durante il percorso formativo alla SUPSI ho potuto eseguire un workshop di illustrazione scientifica nel corso del quale ho conosciuto Nicola Storelli e il Lago di Cadagno. Mi ha colpito molto il fatto che la potenza che sentivo, interiormente, emanare da questo posto sia stata confermata dagli studi scientifici, i quali mostravano il lago come un portale verso l'antichità, l'origine della vita
Max Fonseca

L'inizio

In Val Piora, insomma, c'è un piccolo tesoro che val la pena far conoscere a tutti. È questo pensiero che ha spinto Max Fonseca, per primo, a pensare a una promozione del luogo: un'idea nata nell'ambito di una tesi di Bachelor. «Sono brasiliano e sono venuto in Svizzera per studiare comunicazione visiva», ci racconta. «Durante il percorso formativo alla SUPSI ho potuto eseguire un workshop di illustrazione scientifica nel corso del quale ho conosciuto Nicola Storelli e il Lago di Cadagno. Mi ha colpito molto il fatto che la potenza che sentivo, interiormente, emanare da questo posto sia stata confermata dagli studi scientifici, i quali mostravano il lago come un portale verso l'antichità, l'origine della vita». Da questo rapporto, la collaborazione: «Nicola ed io abbiamo deciso di presentare, nell'anno 2020/2021, una tesi di Bachelor che proponeva una campagna di educazione scientifica sul Lago di Cadagno». L'idea, poi, si è concretizzata in un vero progetto e recentemente ha ottenuto il finanziamento del Fondo nazionale svizzero (FNS) per la ricerca scientifica nell’ambito dei Progetti Agora, che hanno come fulcro la divulgazione di temi scientifici al grande pubblico. «L'obiettivo è costruire una mostra di divulgazione scientifica con la quale far conoscere e promuovere ciò che viene fatto al Centro di biologia alpina (localizzato a poca distanza dalla Capanna Cadagno e dal lago stesso, ndr). È importante rendere consapevole la popolazione del patrimonio scientifico rappresentato dal Lago di Cadagno, studiato e noto in tutto il mondo». «Da straniero», ricorda Fonseca, «mi ha sempre stupito come le peculiarità del lago fossero poco conosciute ai ticinesi, anche ai frequentatori della Val Piora».

Team e dialoghi

Ma come tradurre un tema così complesso in mostra? Come far incontrare biologia e design? Per capirlo, nella settimana appena trascorsa, il team di 23 persone allestito dalla SUPSI si è ritirato al Centro di biologia alpina per un workshop interdisciplinare con il quale gettare le fondamenta del progetto. Davanti a una sfida del genere, la condivisione di competenze e punti di vista è importantissima, ci spiega Fonseca. «Tutti si sono messi in gioco con presentazioni, sessioni di domande e risposte, riflessioni collettive». E la location stessa di questo workshop gioca un ruolo imprescindibile, sottolinea Storelli: «La possibilità di lavorare in modo così immersivo, tutti ospiti per una settimana del Centro di Piora, ha facilitato questa interazione. Il fatto di essere qui è fondamentale per la riuscita del progetto».

Nel corso del workshop, ci spiegano, ogni partecipante è stato libero, prima dell'"adunata" alle 9 del mattino, di vivere a modo proprio il territorio, fra passeggiate, meditazione, yoga. «Un approccio che aiuta ad uscire dalla formalità professionale e toccare la sensibilità e l'intuizione di ogni individuo: un dialogo non solo fra scienza e design, ma anche natura», spiega Morici.

Questo modo di procedere, poi, potrebbe fungere da modello per simili imprese in futuro: «Per noi della SUPSI questa esperienza non significa solo progettazione, ma anche ricerca. Teniamo diari di bordo per eseguire riflessioni sul metodo. Tutto ciò ci servirà a capire se questa formula sia davvero la più efficace per favorire il dialogo fra scienza e design».

Quanti hanno partecipato in questi giorni al workshop sono stati divisi in tre gruppi. Il primo si occupa di tutto ciò che è l'allestimento dell'esperienza ed è composto da architetti d'interni e interaction designer. Il secondo gruppo, invece, è concentrato sulla visualizzazione della conoscenza: qui lavorano comunicatori visivi che stanno traducendo in modo accessibile le ricerche senza snaturare la scienza. Il terzo gruppo, invece, è focalizzato sull'aspetto itinerante e promozionale della mostra. Ognuno di questi gruppi conta anche uno scienziato che garantisce la correttezza del contenuto. Alla settimana hanno partecipato anche personaggi esterni, fra cui Carla Langella, esperta di comunicazione della scienza e professoressa all’Università degli Studi di Napoli Federico II, e Daniele Zanzi, animatore per il Comune di Faido. Alla presentazione dei risultati del workshop, tenutasi questa mattina, hanno inoltre presenziato anche il presidente della fondazione Centro biologia alpina (CBA) Raffaele Peduzzi, e Bruno Giussani, direttore europeo di TED.

Per noi della SUPSI questa esperienza non significa solo progettazione, ma anche ricerca. Teniamo diari di bordo per eseguire riflessioni sul metodo. Tutto ciò ci servirà a capire se questa formula sia davvero la più efficace per favorire il dialogo fra scienza e design
Luca Morici

Permanente, ma non statica

In futuro, la mostra troverà proprio nel Centro di biologia alpina la propria casa. «Vogliamo renderla una mostra permanente, ma non statica: deve essere in grado di aggiornarsi in rapporto alle scoperte scientifiche che verranno fatte nei prossimi anni». L'idea dei responsabili è chiara: costruire qualcosa che viva in simbiosi con l'ambiente. «Non perdiamo mai di vista il luogo in cui siamo e cerchiamo di metterlo in relazione con chi, dagli escursionisti agli scienziati, passando per i gestori della Capanna, conosce già bene la Val Piora. Pensiamo a qualcosa che trasmetta la conoscenza scientifica ma che si collochi in modo adeguato e non invadente nell'ambiente», chiosa Fonseca.

Se tutto dovesse funzionare, sperano i responsabili, il risultato sarà emozionante: «La potenza che c'è nell'alzare lo sguardo al cielo e scoprire stelle e universo la vogliamo trasporre in un altro gesto: fissare il fondo del Lago di Cadagno e scoprire da dove arriva la vita», argomenta Morici.

Ma per ovvie ragioni, la mostra d'alta quota non potrà essere accessibile tutto l'anno. Cosa fare quando la neve impedirà le visite? Semplice: un pezzo di questa mostra diverrà itinerante, e visiterà le sedi dei licei cantonali. «Ma non vogliamo creare un surrogato» evidenzia Morici: «Per vivere l'esperienza e comprendere Cadagno bisognerà per forza venire al Centro di biologia. L'idea è semplicemente far sapere che questo luogo esiste. Incuriosire, specialmente nelle scuole, per incentivare alla visita».

Le date sono ancora da stabilire: bisognerà decidere, fra l'altro, se la precedenza, nel 2024, verrà data all'apertura della mostra permanente o di quella itinerante. Ma una cosa è certa: entro il 2025, studenti, turisti e tutta la popolazione potranno gustare un pezzo tutto ticinese di scienza (e storia) ancora poco conosciuto.

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