Lugano

Campo Marzio, «un diritto di superficie per novantanove anni»

Le riflessioni dell’imprenditore Stefano Artioli su come uscire dall’impasse sul futuro polo congressuale: «La politica dovrebbe cambiare approccio» - Auspicata una collaborazione con i privati: «Verrebbe realizzato in cinque anni»
©Gabriele Putzu
Nico Nonella
10.09.2025 06:00

Superare l’impasse sul polo congressuale al Campo Marzio. È possibile, e la soluzione passa dal partenariato pubblico privato. Ne è convinto l’imprenditore Stefano Artioli, fondatore del gruppo Artisa. Da qualche mese ha lasciato la direzione dell’impresa al figlio Alain, ma continua a ad osservare interessato le peripezie politiche del futuro polo congressuale in città.

Gli sviluppi più recenti sono noti: i partiti, sollecitati dal Municipio lo scorso febbraio, non sono unanimi e la Città ha ribadito che un Piano B - come, per esempio, rinnovare e ampliare il Palacongressi - non c’è o non è percorribile. Sia per una questione di costi che di strategia. Di qui la riflessione di Artioli: «Il centro congressuale è vitale per tutta una serie di attività cittadine che generano introiti come alberghi, ristoranti e commerci. Per questo va realizzato in tempi brevi in stretta collaborazione con i privati, come peraltro viene già fatto nel resto della Svizzera», premette.

«La politica dovrebbe cambiare approccio: non deve vedere il centro congressuale come un bene istituzionale bensì come un oggetto di business, ossia un prodotto che serve per tenere in piedi un’economia già fragile di suo». Spazio dunque a una collaborazione con i privati, «cui andrebbe concesso un diritto di superficie per 99 anni, con regole precise. I privati sono gli unici in grado di realizzarlo in cinque anni, attingendo ai capitali miliardari delle casse pensioni». La gestione, prosegue l’imprenditore luganese, andrebbe poi affidata a una società il cui azionariato è per due terzi privato e un terzo pubblico. Per affermarsi nel settore dei congressi internazionali «servono i professionisti», taglia corto l’imprenditore.

Secondo Artioli è questo l’obiettivo che Lugano dovrebbe raggiungere: proporsi come meta per i grandi eventi internazionali, come il Congresso sui linfomi maligni. «Quel congresso funziona, ma ogni anno devono demolire parte del Parco Ciani. È assurdo: per far fronte alla concorrenza nazionale e internazionale bisogna offrire delle strutture di qualità. In questo modo i commerci girano e la gente investe. Senza un’economia congressuale che arriva dall’esterno, in città non si riempie nulla».

Realizzare una simile struttura, prosegue il nostro interlocutore «non è complicato. Negli scorsi anni, Artisa ha costruito cinque case per anziani per un investimento di 500 milioni di franchi: al Campo Marzio parliamo di 150 milioni. Costruirlo non pone particolari sfide tecniche o ingegneristiche. Ma bisogna farlo il prima possibile. La Città di Lugano è confrontata con un debito pubblico importante ed è troppo limitata».

«In questi 25 anni la politica si è rivelata inconcludente e il rischio è che non lo realizzeranno mai», conclude Artioli. Il riferimento è (anche) alla scelta di includere nel progetto Campo Marzio anche contenuti come zone verdi e alloggi a pigione moderata in modo da trovare una convergenza tra tutte le forze politiche invece di «specializzare» il comparto e realizzare altrove gli appartamenti a pigioni accessibili. «Il rischio è che il nuovo Campo Marzio vedrà la luce tra altri 25 anni», avverte l’imprenditore luganese.

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