Canapa in uno stabile della Diocesi

A Chiasso un negozio di prodotti di cannabis light è inserito in un immobile della Curia vescovile
Patrick Colombo
19.09.2018 06:00

CHIASSO - Hanno avuto vita brevissima le restrizioni volute dalle autorità comunali di Chiasso in materia di coltivazione e vendita della canapa, compresa quella light con THC comprovato inferiore all'1%, non considerata stupefacente e quindi legalmente in commercio. L'apposita ordinanza municipale pubblicata il 10 luglio dell'anno scorso è già decaduta in quanto rimasta priva di valenza. Questo poiché è stata soppiantata dalla legislazione di ordine superiore in materia, in particolare dalla modifica del Regolamento cantonale sulla coltivazione della canapa e sulla vendita al dettaglio dei suoi prodotti. Sono così immediatamente sfumate le velleità delle autorità chiassesi di fare da apripista ponendo rigidi paletti

Come in tutte le località ticinesi, a Chiasso per avviare un'attività commerciale nel ramo basta ora sottoporre alla polizia cantonale la «Domanda per l'autorizzazione alla vendita al dettaglio di canapa». Al Municipio resta unicamente la facoltà di verificare che l'insediamento riguardi una zona in cui da Piano regolatore sono consentite le attività commerciali. Gli effetti si possono già misurare sul territorio della cittadina, dove spuntano rivenditori di prodotti a base di canapa light. Curiosamente, il primo, o uno dei primi, ha appena aperto i battenti in uno stabile di proprietà della Diocesi di Lugano. Prima di far firmare il contratto di locazione alla Green World Sagl, fa sapere la Cancelleria della Curia vescovile, il legale incaricato dalla Diocesi ha atteso che la controparte ottenesse tutti i permessi per esercitare e fosse iscritta a Registro di commercio. Il responsabile della società locataria dello spazio al pianterreno dell'edificio nei pressi della stazione ha altresì sottoscritto una postilla in cui assicura di vendere unicamente prodotti a norma di legge.