Canapa light, il Ticino non teme la stretta italiana

BELLINZONA - La vendita di prodotti contenenti canapa light subisce uno scossone in Italia che potrebbe non lasciare indifferente il Ticino. Tutta «colpa» di una sentenza della Cassazione che interviene sulla commercializzazione di prodotti derivati dalla coltivazione di cannabis, come olio, resina, inflorescenze e foglie. Una decisione, quella presa dalla corte suprema, che tuttavia rischia di creare solo maggiore confusione. Già perché come ci spiega Matteo Gracis, giornalista ed esperto del tema (autore del libro «Canapa. Una storia incredibile») «la canapa light resta di fatto legale», in quanto la sentenza «non mette paletti precisi che portano alla proibizione della sostanza». Oltreconfine tutto si gioca infatti sulla definizione del prodotto, vendibile solo se «privo di efficacia drogante»: «Si tratterà di capire meglio cosa si intenda e forse qualcosa in più si saprà quando saranno depositate le motivazioni della sentenza». La decisione ha il proposito di colmare il vuoto normativo lasciato dalla legge del 2016, «pensata per la filiera industriale ma che non contemplava le inflorescenze». «Da questa lacuna ha preso avvio il settore della canapa light in Italia, che ha portato a un proliferare di negozi» prosegue Gracis. Per poi sottolineare: «Il settore ha certamente bisogno di essere normato, ma non in questo modo. Così si lascia semplicemente la questione in sospeso». In attesa che la situazione si chiarisca «è ipotizzabile che si avrà più timore ad aprire nuovi negozi, e in generale si potrebbe andare incontro a un mercato più instabile, con la rinuncia di molte aziende estere ad investire sul territorio». Di fatto però «è come se si proibisse la birra analcolica: parliamo di un prodotto con un principio attivo inferiore allo 0,5%, niente a che vedere con le sostanze stupefacenti, ma che alimenta un mercato importante». A partire dal 2016, il settore ha finora fruttato guadagni milionari e portato a un aumento dei terreni coltivati a canapa (Coldiretti stima si sia passati dai 400 ettari del 2013 ai quasi 4.000 dello scorso anno).
Balzo in avanti negli ultimi anni
Anche in Ticino il fenomeno della canapa light ha conosciuto un vero e proprio boom negli ultimi anni. Il consumo di cannabis con un grado di THC inferiore all’1% in Svizzera è consentito sulla base della legislazione federale. Stando ai dati della Polizia cantonale, nel 2018 sono state 33 le richieste di autorizzazione per la coltivazione, mentre nei primi tre mesi dell’anno se ne contano già 12. Tre sono invece le richieste per la vendita. Una tendenza al rialzo che si osserva dal 2014, ma che ha subìto un’impennata solo di recente, tanto da portare il Consiglio di Stato a mantenere alta la guardia, con l’introduzione di un nuovo sistema di verifica che consente di determinarne la legalità in pochi minuti. E se l’Italia attende chiarimenti, la situazione viene monitorata anche alle nostre latitudini, dove è ancora ben presente il ricordo dei primi anni Duemila e il fenomeno dei «frontalieri» della canapa.
Più qualità, minori costi
Il limite di THC dell’1% e le disposizioni di legge «pongono il nostro Paese in una posizione strategicamente vantaggiosa per approcciare ogni mercato europeo poiché godiamo di una normativa meno restrittiva, che permette di adattare i prodotti alle varie limitazioni legali» spiega Stefano Caverzasio, che in Ticino dirige la Purexis, società che fabbrica diversi prodotti a base di canapa. Tuttavia, «a livello locale il mercato che riguarda prettamente i prodotti a base di canapa light è probabilmente in via di saturazione: i rivenditori sul territorio cantonale ci segnalano infatti alcune flessioni di vendita e l’arrivo di una moltitudine di proposte commerciali dall’estero». Da un lato, la concorrenza «si gioca quindi più sugli aspetti qualitativi e sul costo dei prodotti». Dall’altro, «è aumentata anche la presenza dei produttori esteri, soprattutto italiani». Inoltre, il fatto che la Svizzera disponga di una chiara normativa «ha favorito la fiducia per l’insediamento di nuove attività sul territorio». Guardando all’Italia, Caverzasio annota invece come la sentenza della Cassazione modifichi ben poco le dinamiche in atto, con il rischio di generare solo maggiore confusione: «I prodotti con THC conforme alla normativa restano adeguati. Infatti i nostri partner per il mercato italiano sono già stati ispezionati dalle autorità senza che venisse imposta alcuna limitazione alle attività».
Clienti di tutte le età
Sulla scorta del successo della canapa light, dal settembre scorso ha aperto a Chiasso il «Whynot? Shop», un punto vendita che propone un vasto assortimento di prodotti, facendo immergere gli acquirenti nel mondo della canapa. «Qui si trovano diversi prodotti derivati dalla canapa, tra cui alimentari, abbigliamento, cosmetica, materiale edile, consulenza per la coltivazione» racconta Ivan Artucovich. «Abbiamo clienti di tutte le età, molti arrivano da noi dopo essersi già informati, mentre altri sono a un primo approccio». Di fronte a una stretta da parte delle autorità italiane «possiamo ipotizzare che assisteremo a un aumento della clientela» prosegue. Per poi aggiungere: «Per noi resta fondamentale far capire che la canapa ha una miriade di potenzialità interessanti, soprattutto perché notiamo il persistere di alcuni preconcetti». «Naturalmente servono regole chiare, evitando però di fare di tutta un’erba un fascio e dare il via a una vera e propria caccia alle streghe», conclude.