Scuola

Cari genitori, gli smartphone rimangano pure a casa

Le medie di Losone coinvolgono le famiglie nella lotta all’uso abusivo del telefonino durante le lezioni
L’iniziativa losonese non vuole essere repressiva, ma favorire la riflessione sulla tematica in seno alle famiglie. (foto Zocchetti)
Barbara Gianetti Lorenzetti
Barbara Gianetti Lorenzetti
09.12.2018 11:46

Se c’è un campo nel quale è veramente difficile trovare la proverbiale via di mezzo – su cui, si dice, cammini la virtù – è quello dell’uso delle nuove tecnologie. Se poi se ne parla in ambito educativo, la discussione si fa ancora più complessa: con la scuola che si trova a fare i conti con mezzi potentissimi (e dalle infinite potenzialità, positive), ma anche – spesso – con giovani che faticano a comprenderli fino in fondo, col rischio di diventarne schiavi invece che utilizzatori consapevoli. È anche da tale contingenza che prende spunto la lettera recapitata nei giorni scorsi alle famiglie dei circa 500 allievi delle scuole medie di Losone. Il messaggio è, di per sé, molto semplice, ma racchiude infiniti spunti di riflessione. “Vi chiediamo – ha scritto ai genitori il direttore Bixio Mainardi – di invitare i vostri figli a lasciare a casa il cellulare quando vengono a scuola”. Sono contemplate eccezioni in caso di motivi di principio o di organizzazione familiare. Ma a chi opta per tale alternativa viene chiesto di sottoscrivere un tagliando, favorendo in tal modo la stipula di un simbolico patto fra genitori e figli.

Di per sé, da quest’anno scolastico, l’uso degli smartphone alle medie è regolamentato a livello cantonale. Il principio è chiaro: quando gli allievi portano con sé i telefonini, questi ultimi devono essere mantenuti spenti (o in modalità aereo) e non visibili durante l’orario scolastico. Ma non sempre ciò avviene. “La lettera in questione – spiega infatti il direttor Mainardi al Corriere del Ticino – è stata pensata e redatta in seguito a una serie di episodi di uso improprio del cellulare nonostante il divieto, con selfie, foto e filmati ‘rubati’ a lezione o durante le ricreazioni. Materiale che, non di rado, finisce in rete, provocando lamentele alla direzione da parte di alunni stessi o di genitori, che denunciano la violazione della privacy o il timore di ciberbullismo (vero o presunto)”.

Nel discorso sono ovviamente coinvolte anche le stesse famiglie, “che – prosegue Mainardi – spesso lamentano la loro impotenza di fronte a figli che senza lo smartphone sembrano non poter sopravvivere; ragazzi ai quali non riescono a far lasciare a casa il cellulare, nonostante il domicilio si trovi a pochi minuti dalla scuola”. Istituto dove si cerca comunque di rendere attenti e formare gli alunni ad un uso consapevole di strumenti che il direttore della sede losonese definisce “straordinari”. Per farlo viene proposta una sensibilizzazione sul tema durante l’intero quadriennio, “sia durante l’iniziale alfabetizzazione informatica, sia da parte dei docenti delle varie discipline, con l’utilizzo a scopi didattici di queste tecnologie”. Non solo. A dipendenza della fascia d’età i ragazzi vengono anche messi a confronto con esperti del settore, perché capiscano sia le grandi potenzialità sia i rischi insiti nell’uso dei nuovi mezzi.

Una riflessione costante, che dovrebbe – almeno in teoria – essere fatta propria anche dalle famiglie. La missiva firmata da Mainardi ha dunque lo scopo di favorirla. “L’intento della lettera – spiega lui stesso – non vuole per nulla essere di stampo repressivo, ma mira in primis a rilanciare la discussione e la questione educativa fra figli e genitori, offrendo a questi ultimi argomentazioni e maggior ‘forza contrattuale’ nei confronti di ragazzi sempre più phone e tendenzialmente sempre meno smart...”.

Le reazioni all’iniziativa non si sono fatte attendere e sono positive. “I genitori sembrano condividere gli intenti – conclude il direttore delle medie di Losone – coscienti di ricevere una sorta di sponda educativa in un ambito che a volte risulta per loro delicato, ostico e, per certi versi, sconosciuto”.

La tematica è ormai di stretta attualità in tutte le sedi scolastiche ticinesi, anche in quelle più periferiche. “Ma da noi – spiega al Corriere Carlo Ambrosini, direttore delle medie di Cevio – diventerebbe complesso indirizzare ai genitori una proposta come quella losonese. Bisogna infatti considerare che molti dei nostri alunni provengono da zone discoste, devono spostarsi per lunghi tratti con i mezzi pubblici ed è comprensibile che i genitori preferiscano mantener aperta una possibilità di contatto”. Anche a Cevio, però, c’è chi talvolta viola il divieto di utilizzo durante l’orario scolastico. “In tal caso – conclude Ambrosini – procediamo al sequestro dello smartphone, ma solo per il giorno stesso, come previsto dalle norme cantonali. Poi, però, prendiamo sempre contatto con la famiglia, concordando in comune eventuali altri provvedimenti”.