Carige, spunta un tesoro in Svizzera

GENOVA - Alla prima udienza è stato uno dei grandi assenti. Davide Enderlin non si è presentato al primo appuntamento del processo Carige, fissato ieri presso il tribunale di Genova. Il consigliere comunale di Lugano è accusato di essere stato la sponda di una rete transnazionale di professionisti che ha consentito all'ex presidente della banca genovese Giovanni Berneschi e al suo braccio destro Ferdinando Menconi di riciclare milioni di euro attraverso la Svizzera. Le imputazioni nei suoi confronti sono di associazione per delinquere finalizzata alla truffa e al riciclaggio (vedi Suggeriti).

Tutte le strade in questa inchiesta sembrano portare a Lugano. A confermarlo sono gli sviluppi degli ultimi giorni, che hanno portato all'apertura di un nuovo filone: la Guardia di Finanza ha dato via a un accertamento fiscale, dal quale emerge un capitale da quasi 30 milioni di euro riconducibile a Berneschi.

Il «tesoretto» era celato in conti correnti e società anonime elvetiche e gli accertamenti potrebbero portare a nuovi addebiti penali. Il nodo della vicenda riguarda compravendite truffa che hanno danneggiato il comparto assicurativo del gruppo ligure.

Le società in diversi anni hanno acquistato immobili dall'imprenditore Ernesto Cavallini, che nel giro di un giorno comprava proprietà che poi rivendeva a un prezzo molto superiore. I soldi delle plusvalenze, secondo i magistrati, venivano spartiti con il duo Berneschi-Menconi, i quali reinvestivano il denaro in Svizzera. È qui che entra in gioco Enderlin, che avrebbe aiutato i manager liguri ad acquistare in maniera occulta l'albergo Admiral di Lugano.

È proprio nella trattativa sull'hotel che entra in gioco la seconda parte di indagine. All'accusa di riciclaggio internazionale infatti si aggiunge ora l'ombra di una gigantesca evasione fiscale, passata attraverso istituti bancari del Canton Ticino.