Bellinzona

Casa Marta ferma al palo

Per la trasformazione degli stabili ex Ostini a Bellinzona in un centro di prima accoglienza mancano 90.000 franchi - Luca Buzzi: «Con una fidejussione potremmo iniziare i lavori»
Luca Buzzi è fortemente intenzionato a vedere realizzato il progetto di Casa Marta: i dati del Cantone dimostrano infatti che il bisogno di un centro per senza tetto nel Sopraceneri è concreto. (Foto CdT/red.)
Spartaco De Bernardi
25.06.2019 15:06

BELLINZONA - «È la classica situazione del cane che si morde la coda: non si può pretendere che si completi il piano finanziario raccogliendo i 900l.000 franchi che mancano prima di dare inizio ai lavori quando la maggior parte dei possibili finanziatori contattati hanno condizionato il loro sostegno all’apertura del cantiere». Luca Buzzi, presidente della Fondazione Casa Marta, e il membro del Consiglio di fondazione Mattia Lepori hanno esternato stamattina di fronte alla stampa tutta la loro frustrazione per la situazione di stallo in cui si trova il progetto per la trasformazione degli stabili ex Ostini a Bellinzona in un centro di accoglienza per senzatetto. Frustrazione che non scalfisce però più di tanto l’animo battagliero di Buzzi malgrado la proposta avanzata dalla Fondazione per ottenere il permesso di iniziare a concretizzare il progetto a tappe non sia stata in pratica accettata dal Municipio cittadino. Quest’ultimo ha infatti risposto proponendo quelle che ritiene le uniche due alternative possibili: la Fondazione completa il piano di finanziamento così da poter realizzare Casa Marta nella sua interezza, oppure viene sottoposto al Consiglio comunale un nuovo messaggio municipale che illustra il progetto previsto, le tappe e le modalità di finanziamento con la richiesta di conferma, alle nuove condizioni, del diritto di superficie e dei contributi concessi nel settembre del 2016. Se sulla prima alternativa abbiamo già detto della posizione della Fondazione, sulla seconda Buzzi esprime ancora più dubbi. Il rischio è che, con le mutate composizione del Consiglio comunale dopo l’avvenuta aggregazione, il nuovo messaggio municipale possa anche venir bocciato. Ma come se ne esce, allora? Facendo appello a enti, istituzioni o privati che concedano le necessarie garanzie finanziarie affinché il progetto possa finalmente entrare nella fase realizzativa. «Chiediamo che qualcuno sottoscriva una fidejussione della durata di due o tre anni: in questo modo potremmo dare avvio ai lavori e nel frattempo raccogliere i 900.000 franchi mancanti nel budget che ammonta a 4,475 milioni» precisa il presidente della Fondazione Casa Marta il quale si dice certo che una volta partiti i lavori si riuscirà a trovare la somma necessaria a coprire l’intero investimento nel volgere di un paio d’anni. Dal punto di vista tecnico e burocratico, ha aggiunto Lepori, tutto è pronto: la licenza edilizia è stata rinnovata le offerte per gli interventi principali ci sono e anche la direzione lavori è stata nominata. Ora occorre superare l’ultimo ostacolo: quello più difficile.