Cassa malati: l’iniziativa socialista sotto la lente, tra benefici e salassi

Nessuno deve pagare premi di cassa malati oltre il 10% del proprio reddito disponibile. A chiederlo, come noto, è l’iniziativa promossa dal Partito socialista, su cui i ticinesi saranno chiamati a esprimersi il 28 settembre. La proposta è stata al centro della puntata de «La domenica del Corriere», in onda su TeleTicino. Ospiti del vice direttore del CdT Gianni Righinetti, il co-presidente del PS Fabrizio Sirica, la deputata del PLR Alessandra Gianella, l’economista Sergio Rossi e il capogruppo UDC Sergio Morisoli. L’iniziativa, ha ricordato Righinetti, ricalca un’analoga proposta del PS svizzero, bocciata nel 2024 a livello nazionale ma accolta in Ticino con il 57,5%. «Avevamo previsto - ha spiegato Sirica - che, a livello nazionale, a differenza del Ticino, l’idea poteva essere bocciata. E in effetti ci avevamo visto bene. Da qui, la decisione di tematizzarla a livello cantonale, dove però l’unica cosa che possiamo fare è agire sulla riduzione dei premi». Ciò detto, «non siamo affatto sicuri di avere la vittoria in tasca: penso che sarà una campagna difficile, per certi versi quasi impossibile vedendo gli schieramenti contrari. Ma sono anche fiducioso sulla mobilitazione della base. È la prima preoccupazione della popolazione, e faremo di tutto per farcela». Il tema, ha sottolineato anche Gianella, «è senz’altro uno dei più sentiti dai ticinesi», ma «l’iniziativa non tocca il cuore del problema, ossia i costi della salute». Non solo. «Non è stato indicato come si intende finanziare l’iniziativa, sapendo che costerà 300 milioni in più all’anno, né è stato chiarito come verrà modificato il calcolo del reddito disponibile». Dal profilo economico, ha chiarito Rossi, negli ultimi 20 anni sono esplosi i premi di cassa malati, ma non sono aumentati gli stipendi, né le pensioni. «E la traiettoria dovrebbe proseguire, a meno di un freno messo da qualche iniziativa, come quella socialista, o di una riforma radicale, come quella della cassa malati unica». Insomma, «si tenta di mettere una pezza su una ferita che continua a sanguinare, per poi fare un intervento chirurgico. Ma se aspettiamo il medico per l’operazione, nel frattempo molte persone continueranno a fare fatica». Anche perché nel nostro cantone «gli stipendi sono inferiori di circa mille franchi al mese rispetto al resto della Svizzera». «Quando si arriva a pagare più di cassa malati che di imposte, significa che c’è qualcosa che non va», ha fatto notare da parte sua Morisoli. «I costi della salute sono sì un problema - ha ribattuto Sirica - ma a essere insostenibile è il fatto che un addetto alla vendita paghi lo stesso premio di cassa malati di un manager di azienda. Ed è qui che vogliamo intervenire». E sulla modalità di finanziamento, ha aggiunto, «presenteremo nei prossimi giorni una proposta che ha un focus principale: il ceto medio». «Ma il nostro Cantone è già uno dei più generosi a livello di aiuti», ha puntualizzato Gianella, spiegando che «se da un lato l’iniziativa intendere dare respiro ai cittadini, dall’altro comporterà un aumento importante di costi, che avranno una ripercussione su Cantone e Comuni. Di conseguenza, in sede di Preventivo, dovremo per forza trovare misure di risparmio o di rinuncia ad altri servizi. E i cittadini devono saperlo». Per il PLR, dunque, «questa non può essere la soluzione». Per Rossi, invece, la stima di 300 milioni sarebbe «un’esagerazione»: «Direi che potremmo invece essere attorno ai 200 milioni di franchi, o anche meno. Ma con importanti effetti positivi, perché se nelle tasche dei cittadini rimarranno più soldi, questi saranno spesi nell’economia cantonale». Per Morisoli, invece, «non è affatto vero che i premi di cassa malati oggi sono uguali per tutti, perché i 420 milioni di sussidi che distribuiamo ogni anno sono in gran parte garantiti dai contribuenti che pagano le imposte. Quindi con questa iniziativa si vorrebbe chiamare ancora di più alla cassa chi già paga. Ma, attenzione, perché i ricchi non sono polli da spennare. E nella trappola resterà proprio il ceto medio». Pronta la replica di Sirica, secondo cui negli ultimi 20 anni, «mentre esplodevano i premi, sono triplicate le persone con più di 5 milioni di sostanza. Quindi, ci sta chiedere qualche franchetto in più a loro. A queste persone non cambierebbe la vita, ma potrebbe forse cambiarla a un pensionato». E il ceto medio? Per Morisoli non ci guadagnerà nulla, anzi sarà chiamato alla cassa, mentre per Sirica, a conti fatti, avrà un risparmio. Resta da vedere, alla fine, chi la spunterà alle urne.