Sanità

Casse malati e deduzioni per i figli, via libera del Governo

Per il Consiglio di Stato l’iniziativa inoltrata da PLR, Lega, Centro/PPD e UDC «può essere accolta» – Il minor gettito, se venisse approvata la proposta, sarebbe di 5,6 milioni per il Cantone e di 4,5 milioni per i Comuni - Il PS presenterà un controprogetto
©Chiara Zocchetti
Paolo Gianinazzi
14.11.2022 21:00

Presto pure in Ticino potrebbe venir introdotta la deducibilità dei premi di cassa malati per ogni figlio a carico, come già avviene nella maggioranza dei cantoni svizzeri.

Il 23 settembre scorso, PLR, Lega, Centro/PPD e UDC (primi firmatari Alessandra Gianella, Boris Bignasca, Maurizio Agustoni e Paolo Pamini) hanno presentato un’iniziativa parlamentare che, tramite una modifica della legge tributaria, proponeva di introdurre anche nel nostro cantone la deducibilità dei premi di assicurazione malattia per un massimo di 1.200 franchi per ogni figlio a carico. Un’iniziativa che, proprio in questi giorni, ha ricevuto il via libera del Consiglio di Stato.

La situazione oggi

Oggi il Ticino è il cantone che prevede gli importi massimi più elevati per le deduzioni fiscali relative ai premi di cassa malati, concedendo un importo massimo di 10.500 franchi per i coniugi e 5.200 franchi per i single. Tuttavia, il nostro cantone è uno dei pochi (con Basilea-Città e Argovia) che non accorda alcuna deduzione aggiuntiva in presenza di figli o persone bisognose a carico. Motivo per cui il fronte borghese ha presentato l’iniziativa parlamentare in questione.

La posizione dell’Esecutivo

Ora, come detto, a stretto giro di posta il 9 novembre il Consiglio di Stato ha licenziato il messaggio relativo all’iniziativa, concludendo che essa «può essere accolta».

L’Esecutivo è pure entrato nei dettagli delle ripercussioni finanziarie della proposta, spiegando che, «qualora in Ticino venisse introdotta una deduzione aggiuntiva di 1.200 franchi per ogni figlio o persona bisognosa a carico (...) Cantoni e Comuni conseguirebbero annualmente minori entrate valutate in 5,6 milioni di franchi, rispettivamente 4,5 milioni». Inoltre, «a titolo informativo e come possibile variante alternativa», il Governo segnala che, «qualora tale deduzione aggiuntiva fosse plafonata a 700 franchi, l’impatto finanziario si limiterebbe a 3,3 milioni per il Cantone e 2,6 milioni per i Comuni».

Tuttavia, il Consiglio di Stato fa pure sapere che il costo della proposta andrebbe relativizzato nel contesto dell’annunciata riforma della legge tributaria. Un progetto a cui il DFE sta lavorando da tempo. «Considerato che la presente iniziativa, proponendo una misura fiscale a favore delle persone fisiche, s’inserisce nel medesimo filone tematico dell’annunciata riforma e ne anticipa un possibile intervento, precisiamo che in caso di approvazione dell’iniziativa il relativo impatto finanziario sarà conteggiato e dedotto dallo spazio di manovra finanziario della futura riforma generale della legge tributaria cantonale definito dal Parlamento nel 2019», si legge nel messaggio. «Così facendo – viene precisato – l’impatto finanziario dell’iniziativa risulta essere in linea con i dati di Piano finanziario, con unicamente uno scostamento per quanto riguarda l’anno 2023». Ma, «quest’ultimo scostamento potrà essere compensato nell’ambito della suddetta riforma riportando questo onere su un arco di più anni (ad es. 4 o 5 anni)».

L’opposizione

A questo punto, dunque, la palla passerà prima alla Commissione gestione e finanze e poi al Gran Consiglio. E visto l’ampio fronte dei proponenti (PLR, Lega, Centro/PPD e UDC), la strada sembrerebbe essere in discesa. Tuttavia, il Partito socialista promette battaglia e presenterà un controprogetto. «In realtà, questa proposta non aiuta il ceto medio come si vorrebbe far credere», premette il capogruppo Ivo Durisch. «Basti pensare che una famiglia con due figli e un reddito netto di 100 mila franchi risparmia 60 franchi di imposta, mentre la stessa famiglia con un reddito di 500 mila franchi risparmia 560 franchi. Oltre una certa fascia di reddito sono soldi sprecati. Noi proponiamo di indirizzarli alla fascia tra i 110 e i 140 mila franchi di reddito netto, ossia quella parte di ceto medio che oggi non ha diritto ai sussidi e ha poco beneficio dalle deduzioni», prosegue Durisch. «Esattamente con le stesse risorse previste dall’iniziativa, ossia circa 10 milioni, possiamo raddoppiare l’aiuto (tramite sussidi e non deduzioni fiscali) al ceto medio che ne ha sempre più bisogno. Solo così potremo essere efficaci».