C'è maretta in seno al Rabadan
A carnevale, si sa, ogni scherzo vale. Da stasera, per quanto riguarda il Rabadan di Bellinzona, si potrebbe aggiungere pure che dopo i bagordi in famiglia si lavano i panni sporchi. Quella andata in scena nella sede di Carasso è stata un’assemblea tesa e lunga (una sessantina gli aventi diritto di voto, ossia coloro che pagano la quota sociale entro il 31 marzo), iniziata con 20 minuti di ritardo e culminata con le dimissioni di due figure storiche dell’appuntamento cittadino: il vicepresidente e responsabile della logistica Mauro Bissolotti (nel consesso dal 2007) ed il numero uno degli eventi e del capannone di piazza del Sole Paolo Deprati (nel gremio dal 2009)
Da due anni - ossia da quando è stato nominato il nuovo timoniere Giovanni Capoferri, capitano in pensione della Polizia cantonale - in seno al comitato qualcosa si è evidentemente rotto. Divergenze di opinioni, idee e progetti non condivisi, insostenibili mal di pancia, che peraltro sono sfociati (già dodici mesi or sono) in altri addii. Gli ultimi due, però, sono di peso. Si sono aggiunti anche quelli di Isotta Bertinelli e Giovanni Todeschini.
Motivazioni e spiegazioni
Cosa succede ai vertici della principale manifestazione del cantone per numero di spettatori (190.000) e di budget (2-2,5 milioni)? A soli quattro mesi dalla prossima edizione (in programma dall’8 al 13 febbraio) la burrasca scatenatasi non facilita certo il compito agli organizzatori e, pubblicamente, l’immagine che si dà non è il massimo. Peccato perché il Rabadan era «rinato» alla grande quest’anno (sistemando pure i conti, che ad un certo punto avevano fatto temere il peggio: i frizzi e lazzi 2023 hanno portato ad «un risultato molto positivo», utile netto di 118 mila franchi dopo accantonamenti ed ammortamenti) dopo un biennio di stop a causa della pandemia da coronavirus.
Di sicuro si risolleverà pure stavolta, ma sarà ancora come prima? Interrogativi, quest’ultimo e quello precedente, per le cui risposte dobbiamo attendere. Allo stato attuale c’è il forte malessere nel comitato testimoniato dalle dimissioni di Mauro Bissolotti (il quale è stato applauditissimo dai presenti, con lui in lacrime) e Paolo Deprati, anime e cuori del carnevale della capitale. Quasi identiche le motivazioni della loro rinuncia, riassunte in altrettante raccomandate, lette in sala. Le critiche? Principalmente «la gestione approssimativa» della società. «Condanno i toni e rispedisco al mittente le accuse formulate nello scritto di Deprati che reputo diffamatorio. La società Rabadan è di tutti e non di pochi», ha risposto con cipiglio Giovanni Capoferri.
Il quale, in precedenza, nella relazione si era detto «fiero e fiducioso per il futuro. La situazione finanziaria è migliorata: il risultato, solo del carnevale, è stato di oltre 550 mila franchi. La boccata d’ossigeno ci ha consentito di riparare il tetto della sede (per quasi 100 mila franchi, n.d.r.) e permetterà di confermare i prezzi d’entrata. Il ricambio è nella tradizione, è questo lo spirito del Rabadan».
La Corte rimane invariata
C’è un'altra certezza. Ed è quella che vede confermatissima la Corte. Il sire Renato Dotta, in carica dal febbraio 2014, non ha nessuna intenzione di deporre scettro e corona, come ci ha confermato a margine dell’assemblea. È ringalluzzito dal nuovo carro reale che ha debuttato nell’edizione andata in scena otto mesi fa. Resta sul trono, sul quale siede dal febbraio 2017, anche la sovrana Elisa Ghelmini. Idem le damigelle Consuelo Nani, Claudia Dozio, Nadia Franchini e Letizia Tamagni. Fra le novità figura il ritorno del braccialetto «abbandonato» nell’edizione di quest’anno.
La curiosità
Al di là dei dissidi interni, lo sguardo è rivolto all’edizione 2024 del Rabadan. I carristi e i gruppi sono al lavoro sugli argomenti che più hanno fatto discutere negli ultimi mesi alle nostre latitudini e non solo. Temi già riservati sono, ad esempio, quelli delle tariffe della Posta in costante aumento, il Ticino «sommerso dalle allerte», l’intelligenza artificiale, il pedaggio al San Gottardo, la Festa federale della musica popolare andata in scena nella Turrita a fine settembre, i calciatori che hanno accettato lusinghe (e soldi) dell’Arabia saudita, il film dedicato a Barbie, la Bellinzona Car, il boom dei monopattini e la carenza di medicinali.