Anniversari

«Centovallina», una centenaria dai primi passi assai tribolati

Il 27 marzo del 1923 a Santa Maria Maggiore vennero congiunti i binari dei tronchi costruiti partendo da Locarno e Domodossola
Una foto d’antan con un convoglio della «Centovallina» composto da un elettrotreno del 1963 e un vagone risalente al 1923 che transita su un ponte nei pressi di Palagnedra. © Archivio FART
Nicola Bottani
Nicola Bottani
25.03.2023 06:00

Correva il 1923 e nella sua edizione del 22 maggio il «Corriere del Ticino» scriveva: «Abbiamo sott’occhio l’orario definitivo della ferrovia Locarno-Domodossola. Sono previsti 6 treni in partenza da Locarno e 6 in arrivo col seguente orario: Partenze da Locarno: Ore 7, 10.16, 14.58, 16.55, 19.18. Arrivi a Domodossola: Ore 9.26, 12.28, 15.05, 17.15, 19.41, 21.58. Partenze da Domodossola 5.19, 9.52, 12.57, 14.29, 15.39, 17.46. Arrivi a Locarno: 8.09, 12.11, 15.13, 16.35, 18.36, 20.07. I treni in partenza da Locarno alle 10.16 e alle 14.58 sono diretti e con essi si giunge a Losanna alle 18.05 e alle 22.55. Ottime sono pure le comunicazioni con Berna».

La ferrovia che porta da Locarno a Domodossola e viceversa – «Centovallina» per noi che siamo al di qua della frontiera e «Vigezzina» per chi abita al di là del confine – venne poi inaugurata ufficialmente il 25 novembre. E da allora collega appunto le sponde del Verbano con il capoluogo della Val d’Ossola e soprattutto è un ponte fra il Ticino e la linea ferroviaria del Sempione, attraverso il cui traforo, che sbocca nei pressi di Briga, i treni iniziarono a circolare regolarmente il 1. giugno del 1906.

È il 25 novembre del 1923, siamo a Locarno: in quel giorno la linea ferroviaria che collega le sponde del Verbano con Domodossola viene inaugurata ufficialmente e i treni sono decorati con la bandiera svizzera e quella del Regno d'Italia. © Archivio FART
È il 25 novembre del 1923, siamo a Locarno: in quel giorno la linea ferroviaria che collega le sponde del Verbano con Domodossola viene inaugurata ufficialmente e i treni sono decorati con la bandiera svizzera e quella del Regno d'Italia. © Archivio FART

Viaggiare a ritmo lento
La «Centovallina» – o «Vigezzina», se si preferisce – quest’anno festeggia dunque un secolo di vita. Dal 1923 di acqua ne è passata sotto i ponti – a proposito di questi manufatti, la tratta ne contempla ben 83, a cui si aggiungono 31 gallerie – ma una cosa non è mutata: il viaggiare a ritmo lento, cosa che permette di godersi tranquillamente i paesaggi che s’incontrano man mano e le località che si attraversano.

Se nel 1923, come indica l’orario pubblicato nel maggio di quell’anno dal «Corriere del Ticino», per andare da un capolinea all’altro ci volevano grosso modo un paio d’ore e mezza, al giorno d’oggi ne occorrono comunque poco meno di due. Escluse eventuali soste più o meno prolungate per visitare questa o quella località, come Santa Maria Maggiore, capoluogo della Valle Vigezzo, oppure Re, villaggio di alcune centinaia di anime che ospita un imponente e famoso santuario dedicato alla Madonna del Sangue, la cui costruzione è incominciata nel 1922 e che è stato consacrato nel 1958.

La costruzione del ponte di ferro a Intragna: la foto, come indica la scritta a mano, è stata scattata il 23 ottobre del 1915. © Archivio SSIF
La costruzione del ponte di ferro a Intragna: la foto, come indica la scritta a mano, è stata scattata il 23 ottobre del 1915. © Archivio SSIF

Le prime prove con i treni
Se abbiamo citato Santa Maria Maggiore non è solo perché è un’apprezzata località di villeggiatura sia nei mesi estivi sia durante quelli invernali. Fu infatti a Santa Maria maggiore che il 27 marzo del 1923 che gli operai congiunsero i binari dei due tronchi costruiti da una parte e dall’altra, fin da subito dotati di linea elettrica per alimentare le motrici dei treni. Ed erano tempi in cui – ricordiamo – l’elettrificazione della rete delle Ferrovie federali svizzere era in corso e di gran lunga non ancora completata.

Un’opera, quella dell’elettrificazione delle FFS, comprendente anche la costruzione di bacini idroelettrici e centrali per la produzione di elettricità dedicati alle esigenze delle nostre ferrovie. Impianti come quello leventinese del Ritom, entrato in funzione il 1. luglio del 1920 e costruito per alimentare la linea del San Gottardo, la cui elettrificazione fra Erstfeld e Bellinzona venne decisa nel 1916 da quella che allora era la Divisione generale delle Ferrovie federali.

Tornando alla «Centovallina», qualche mese dopo quel 27 marzo, ossia il 19 ottobre, sul «Corriere del Ticino» si potè leggere: «Martedì scorso la motrice della ferrovia Locarno-Domodossola arrivava per la prima volta sino al confine svizzero di Camedo. Si tratta di un bellissimo carrozzone a due pantografi, color bianco-avorio, diviso in tre compartimenti passeggeri, due di terza classe, fumatori posti 22, non fumatori posti 8, ed un terzo di seconda classe, posti 6. V’è pure il compartimento per i bagagli e il W. C. sulla carrozza stessa. Oggi, venerdì, si avrà anche sul tronco svizzero il collaudo di ponti e condutture elettriche e con lunedì 22 ottobre tutta la tratta Locarno-Domodossola sarà messa in funzione di prova. L’apertura di questa nuova linea si può dire un fatto compiuto».

Qui si sta invece costruendo un ponte in muratura sul versante italiano della linea Locarno-Domodossola. © Archivio SSIF
Qui si sta invece costruendo un ponte in muratura sul versante italiano della linea Locarno-Domodossola. © Archivio SSIF

L’opera di Francesco Balli
L’inaugurazione ufficiale della linea, come abbiamo già ricordato, avvenne il 25 novembre del 1923, con grandi festeggiamenti sia a Domodossola sia a Locarno, dove nacque un personaggio che ebbe un ruolo di primo piano nel promuovere la costruzione della «Centovallina».

Era l’avvocato Francesco Balli (1852-1924) che per il Partito conservatore fu anche deputato al Gran Consiglio ticinese, nonché consigliere nazionale e agli Stati a Berna. Sindaco di Locarno dal 1896 al 1913, Francesco Balli già nel 1898 chiese alla Confederazione elvetica di rilasciare una concessione per la costruzione e l’esercizio di tre ferrovie, una verso la Vallemaggia, l’altra in direzione delle Centovalli e una terza lungo la sponda ovest del Verbano, che non venne però realizzata, al contrario delle altre due. Francesco Balli nel contempo si attivò affinché si ottenesse la collaborazione delle autorità italiane: la sua visione era infatti di ottenere un collegamento ferroviario fra il Ticino e la linea del Sempione, questa già in via di realizzazione.

Per finalmente intravedere il completamento della «Centovallina» si dovette però attendere il novembre del 1919, quando il Consiglio federale e le autorità italiane stabilirono diritti e doveri delle concessionarie delle rispettive tratte. I lavori di costruzione, avviati nel 1912, subirono infatti due interruzioni. La prima già nel 1913 in seguito al fallimento della «Banque Franco-Américaine» di Parigi, i cui finanziamenti avrebbero dovuto rimpolpare quelli messi sul piatto dai Governi coinvolti nell’impresa, quello del Canton Ticino compreso. Dopo di che nel 1914 scoppiò la Prima guerra mondiale, in seguito alla quale ci fu l’altra interruzione dei lavori.

Siamo nel 1950 davanti al Grand Hotel di Locarno: da qui passavano anche i treni della ferrovia Locarno-Ponte Brolla-Bignasco che era soprannominata «Valmaggina». © Archivio FART
Siamo nel 1950 davanti al Grand Hotel di Locarno: da qui passavano anche i treni della ferrovia Locarno-Ponte Brolla-Bignasco che era soprannominata «Valmaggina». © Archivio FART

La tragedia che colpì il Ticino
La storia della «Centovallina» anche dopo la sua inaugurazione visse momenti difficili, addirittura tragici. Come accadde il 13 luglio del 1924, una domenica in cui una folta comitiva, composta da una novantina di persone, partecipò a una gita in treno con meta Domodossola che era stata organizzata da tre associazioni luganesi, ossia la «Società Generale di Mutuo Soccorso fra gli Operai», il «Circolo Operaio» e la società «Fratelli d’Italia», come ricordato dalle cronache di quei giorni.

«Una gita in comunione (...) allo scopo di offrire occasione agli aderenti di poter conoscere l’ardita linea linea delle Centovalli e le bellezze alpine dei due versanti», come scrisse il «Corriere del Ticino» nell’edizione del successivo lunedì, narrando della tragedia a cui andarono incontro. A pochi metri dalla stazione italiana di Masera, ultimo paese prima dell’arrivo a Domodossola, al termine della lunga discesa dalla Val Vigezzo, il treno che trasportava la comitiva infatti deragliò a causa dell’impianto frenante difettoso, finì in una scarpata e in quel giorno persero la vita la ventiduenne Margherita De Rossi e il signor Giovanni Borioli.

«Il disastro della Centovallina, che ha costato la vita di due nostri concittadini ed ha valso ad una trentina di altri ferite e disturbi nervosi che non si guariranno tanto presto, ha prodotto una impressione gravissima non solo in città, ma in tutto il Cantone, dove si sapeva da tempo che le condizioni di traffico della Centovallina non erano le più rassicuranti», sempre come riferito il 14 luglio 1924 dal «Corriere del Ticino». Il nostro giornale, nell’edizione del 29 luglio, annunciò poi la morte del commerciante luganese Viero Balmelli, che non sopravvisse alle gravi ferite subìte nel deragliamento di Masera.

La stazione italiana di Malesco. © Archivio SSIF
La stazione italiana di Malesco. © Archivio SSIF

Ma la vita continua
La vita della «Centovallina», pur fra varie difficoltà, in particolare di ordine finanziario che hanno rischiato di portare alla sua chiusura, è proseguita sino ad oggi. E questa ferrovia continua a essere un ponte per chi la utilizza in un senso o nell’altro come collegamento con la linea del Sempione, come confermano i viaggiatori che si incontrano sui treni che collegano le sponde del Verbano con il capoluogo della Val d’Ossola con destinazione Briga e il resto della Svizzera oppure che compiono il cammino inverso per raggiungere il Ticino.

Lungo 52,2 km ben 83 ponti e 31 gallerie

I concessionari
La linea Locarno-Domodossola è gestita da parte svizzera dalle FART (Ferrovie e autolinee regionali ticinesi) e da parte italiana dalla SSIF (Società subalpina di imprese ferroviarie).

Molti chilometri in curva
Fra Locarno e Domodossola i treni percorrono 52,2 km, di cui 19,8 in territorio svizzero e 32,4 su quello italiano. La lunghezza complessiva dei tratti in curva è di 28,2 km. La velocità massima raggiunta dai treni è di 60 km/h.

Altri dati sulla linea
Lo scartamento, ossia la distanza fra i binari, è di 1000 mm. Lungo la linea si trovano 83 fra ponti e viadotti e 31 gallerie. La pendenza massima è del 60 per mille (fra Intragna e Corcapolo e tra Masera e Trontano).

Una guida completa
La guida di Albano Marcarini «La ferrovia Domodossola-Locarno e la via del mercato – In treno e a piedi nella Val Vigezzo e nelle Centovalli» offre molti contenuti, dalla storia della ferrovia alle note sulle località toccate dalla linea. Propone inoltre itinerari escursionistici sia in Val Vigezzo sia nelle Centovalli, nonché da o per Locarno e Domodossola.

I siti internet
Le informazioni sulle FART si trovano su www.fartiamo.ch, quelle riguardanti la parte italiana della Centovallina sul sito internet www.vigezzina.com.

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