«Centralizzare le specializzazioni è inevitabile»

Lo incontriamo a pochi giorni dal pensionamento: ci accoglie nel suo studio ormai praticamente svuotato. In un angolo spicca un cartellone con la foto di due guardie reali inglesi e lo slogan «Cambio della guardia – Ginecologia e ostetricia nel 2044: cosa ci aspetta». «In occasione del mio pensionamento dopo 25 anni qui a Lugano ho organizzato un simposio sugli sviluppi futuri del settore – spiega – per dare uno sguardo su come evolverà nei prossimi 25 anni e quali sono le sfide che attendono i medici ». La passione per il mestiere, evidentemente, non si è esaurita.
Dottor Gyr, non ha mai pensato di cambiare, spostandosi nel privato oppure in altri cantoni o all’estero?
«No, sono un convinto sostenitore dell’ospedale pubblico. Inoltre a Lugano ho sempre goduto di grande sostegno da parte dei colleghi e ho potuto vivere un ottimo ambiente di lavoro. Tutte le volte che arrivavo la mattina e mi trovavo davanti l’edificio del Civico, ho sempre provato sensazioni positive all’idea di entrare e affrontare una nuova giornata piena di impegni: in questo mi sento un privilegiato».
Venticinque anni sono tanti in campo medico: che cosa è cambiato dagli anni Novanta ad oggi?
«Per quanto riguarda l’Ente ospedaliero cantonale, quando ho iniziato qui ognuno dei quattro ospedali (Lugano, Bellinzona, Mendrisio e Locarno) agiva in modo indipendente, con pochi contatti e scambi reciproci. Poi la medicina è cambiata diventando più complessa: i medici ora non possono più essere competenti in tutti i campi e devono specializzarsi. Questo ha cambiato il modo di lavorare, perché per garantire le migliori cure specialistiche occorre avere una casistica sufficiente. Di conseguenza si devono centralizzare i vari settori. Personalmente mi sono specializzato in ginecologia oncologica. Sono l’unico con questa formazione in Ticino e questo è stato un fattore determinante per la centralizzazione di questa tipologia di casi qui all’ORL».
A proposito di centralizzazione: lei è stato membro promotore del comitato di sostegno alla modifica della Legge ospedaliera (che avrebbe consentito una maggiore collaborazione tra EOC e cliniche private) bocciata in votazione nel 2016. Dopo il no alle urne è cambiato qualcosa?
«La centralizzazione è un processo inevitabile in atto in tutti i paesi sviluppati, si può tentare di rallentarlo per diversi motivi ma non si può fermarlo. Io avevo sostenuto l’unificazione di pubblico e privato nel Luganese nel campo della ginecologia e ostetricia per accelerare questo processo in Ticino. Purtroppo non è andata in porto ma il messaggio è passato e tutte le discussioni che sono state fatte attorno alla votazione hanno aiutato l’opinione pubblica a maturare un punto di vista diverso sul tema. Attualmente è in corso un processo di centralizzazione interno all’EOC: alla fine del 2018 il Consiglio d’amministrazione dell’ente ha approvato la creazione di un dipartimento cantonale di ginecologia e ostetricia che riunisce i quattro ospedali pubblici. Sono stato molto coinvolto nella creazione di questa entità e mi dispiace non partecipare alle fasi successive. Sono comunque contento di aver potuto seminare qualcosa per il futuro e sono convinto che il mio successore con il suo team porterà avanti il progetto nel migliore dei modi».
A livello personale, qual è stato il suo maggior successo?
«Mi ritengo fortunato perché ho intrapreso la carriera in chirurgia ginecologica quando ha cominciato a prendere piede la tecnica della laparoscopia e dell’endoscopia (tecniche mini-invasive, che impiegano strumenti chirurgici miniaturizzati, ndr.). Sono stato coinvolto nell’introduzione di questa pratica, in qualità di capoclinica all’Ospedale universitario di Berna. Poi l’ho portata a Lugano trovando un sostegno eccezionale da parte dei colleghi e dell’amministrazione. Siamo stati tra i primi in Svizzera ad applicarla nel campo della chirurgia complessa e oncologica, rendendo gli interventi meno traumatici, riducendo i tempi di ripresa e l’ospedalizzazione. Oggi la mia squadra è altamente competente in queste tecniche con ottimi risultati in oncologia, uroginecologia e nel Centro di endometriosi dell’ORL».
Il lavoro in campo ospedaliero è totalizzante, spesso si estende oltre i normali orari e al weekend. Ora che inizia una nuova fase della sua vita a che cosa si dedicherà?
«È davvero un bel cambiamento! Ora mi prenderò un momento di time out, mi dedicherò alla bici e alla barca a vela, una passione che praticavo da giovane e che ho dovuto abbandonare con il lavoro fino a pochi anni fa. Ho già in programma qualche regata in aprile. Avrò finalmente anche più tempo per dedicarmi alla mia famiglia. In giugno prenderò una decisione su diversi progetti ancora aperti».