C'era chi voleva farli restare...

Lugano, fra Martino parla di un finanziamento sfumato ai cappuccini: "È mancato il coraggio"
Giuliano Gasperi
29.10.2014 05:05

LUGANO - Fra Athos, Biju e Bernardo traslocheranno nel convento di Bellinzona; fra Ugo, Stefano, Eraldo ed Egidio in quello di Locarno. I cappuccini sopracenerini si preparano ad accoglierli e dovranno stringersi un po'. A Lugano invece resterà un vuoto.

Non solo un vuoto fisico nell'edificio secentesco affacciato sulla città, ma anche un vuoto emotivo e spirituale nella comunità, anche se l'impegno dei frati, sempre più anziani e sempre meno numerosi, negli ultimi anni era forzatamente diminuito. Sono comunque tante le persone che chiedevano e ricevevano ascolto, consigli e solidarietà morale e che il mese scorso, saputo della decisione dell'ordine di lasciare le rive del Ceresio, ci sono rimasti male.

«Ci sono state diverse reazioni di dispiacere e sorpresa – racconta fra Martino Dotta – Qualcuno si era anche detto disponibile a sostenere la permanenza dei frati al convento, ma alla fine non se n'è fatto niente. Forse da entrambe le parti è mancato il coraggio di promuovere assieme un progetto». Nel fiume dei sentimenti che scorre in questi ultimi giorni, forse, c'è anche del rimpianto.

«La partenza delle cappuccine, delle clarisse e poi la nostra hanno fatto venir meno la rappresentanza francescana in città – sottolinea fra Martino – e questo è successo in controtendenza con i bisogni spirituali della società, che sono sempre meno istituzionali. I frati al convento davano accoglienza a chiunque e non di rado, alla loro porta, bussavano persone di altre religioni». Il trasloco dei cappuccini luganesi si concluderà a inizio novembre dopo una messa celebrata il primo del mese alle 10 dal vescovo Valerio Lazzeri.

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