C'era un tredicenne alla testa dei «giustizieri minorenni»

Aveva 13 anni, al momento dei fatti, la mente delle spedizioni punitive contro adulti intenzionati ad avere rapporti sessuali con minorenni. Ne dà notizia la RSI, spiegando come fosse proprio il tredicenne a tenere i contatti con le persone da «giustiziare». Persone che individuava tramite Tinder e altri siti di incontri, proseguendo poi le conversazioni su Instagram e WhatsApp. I dialoghi, riferisce sempre la RSI, erano volutamente spinti, al fine da indurre gli adulti a uscire allo scoperto. Come esca, la mente si serviva di altri due minori, una ragazza e un ragazzo, cui spettava il compito di accogliere le vittime all'appuntamento. Se possibile, le facevano anche spogliare. A quel punto, sbucava il gruppo di picchiatori, che il tredicenne (oggi quattordicenne) reclutava tramite un sondaggio.
Dalle indagini è emerso che gli episodi, fra consumati e tentati, sarebbero una ventina. Gli incontri si svolgevano in appartamenti o nei parchi di Lugano. Gli adulti caduti in trappola, prosegue la RSI, erano costretti a subire pesanti umiliazioni. Citiamo sputi, urina, scritte sul volto, rasatura dei capelli e altro ancora. Per tacere delle botte. Un uomo è perfino svenuto per un calcio sferratogli in testa. Le spedizioni venivano altresì filmate. Il gruppo aveva pensato anche a effettuare riprese live, scartando però l'opzione poiché avrebbe dovuto rinunciare alle violenze. In un paio di casi, per contro, le vittime hanno pure dovuto consegnare del denaro. Oltre cento euro ciascuno, soldi che il gruppo si è poi diviso.
La magistratura, come noto, ha ipotizzato i seguenti reati: lesioni gravi, aggressione, coazione, rapina, estorsione e sequestro di persona. Gli inquirenti stanno verificando pure la posizione degli adulti vittime dei pestaggi. Giovedì, uno di loro è già stato condannato alle Assise Correzionali.
Come è partito tutto
L’episodio che si è verificato lo scorso maggio in un parco di Besso, nelle vicinanze della stazione di Lugano, oltre a essere con ogni probabilità il primo caso di questa natura ad aver varcato la soglia di un’aula di tribunale, ha anche contribuito a dare il via agli accertamenti degli inquirenti, che hanno portato da un lato all’apertura dell’inchiesta da parte della Magistratura dei minorenni, dall’altro alla condanna di un quarantanovenne italiano per tentati atti sessuali con un fanciullo e ripetuta pornografia. L’uomo, lo ricordiamo, aveva conosciuto un minorenne su un noto sito di incontri e si era invaghito di lui. Dietro la chat e il profilo (falso) si nascondeva però il gruppo di minori che adescava presunti pedofili per farsi giustizia da sé. L’incontro organizzato tra il giovane e l’imputato per avere un rapporto sessuale era in realtà una trappola.