Ceresio sempre più piatto: dove sono le barche?

«Lago deserto». Nell’ottobre 2018 titolavamo così un nostro approfondimento sulla crisi del settore nautico sul Ceresio. Purtroppo per l’economia luganese, a un anno di distanza la situazione non è migliorata, anzi. I parametri su cui ci basiamo sono gli stessi: il numero di barche immatricolate e la quantità di benzina venduta. Ebbene, il numero di natanti registrati sul lago di Lugano e sul Verbano – siamo riusciti a ottenere solo il dato aggregato – è diminuito ancora: dai 6.780 del 2018 si è passati a 6.540. Scriviamo «ancora» perché la fase calante è in atto da tempo. Precisamente dal 2015, anno in cui è stato toccato il picco delle 7.551 imbarcazioni immatricolate dopo sei stagioni di crescita. Non abbiamo a disposizione le statistiche riguardanti gli anni Ottanta, Novanta e i primi Duemila, ma un altro indicatore fa pensare che il traffico, sulle acque del Ceresio, fosse ben maggiore. Parliamo dei litri di benzina venduti al distributore del porto di Lugano.
La guerra dei prezzi
Gli addetti ai lavori ricordano che negli anni d’oro della nautica venivano erogati 500 mila litri di carburante all’anno. Nel 2019, per intenderci, il contatore si è fermato attorno ai 200 mila. «Siamo più o meno sui livelli del 2018, forse lievemente sotto – commenta Umberto Stalder, che gestisce la stazione di servizio di proprietà della Città – l’avvio di stagione è stato disastroso a causa del maltempo, poi ci siamo ripresi». La categoria d’imbarcazione più presente è quella dei motoscafi tra sei e sette metri, che corrisponde a un target medio (medio tra chi può permettersi una barca e il suo parcheggio, intendiamo). E gli utenti più facoltosi? «Non navigano nel nostro lago – osserva Stalder – Preferiscono il mare o il lago Maggiore, che da questo punto di vista è più ricco rispetto al Ceresio e lavora meglio con la clientela germanica. Quello di Lugano è un lago ‘povero’». Uno dei fattori che rende meno attrattivo il Ceresio, secondo il nostro interlocutore, è il costo dei posti barca, «che è diventato relativamente alto». La pensa così anche Wolfango Fieni, attivo da quarant’anni con il suo cantiere nautico a Caslano. «Il Municipio di Lugano si è inventato un tariffario che penalizza i proprietari più benestanti. Ma sono proprio loro che tengono vivo il settore e portano indotto – incalza l’esperto – eppure hanno visto i loro affitti salire alle stelle. A quel punto uno vende la barca e va alle Canarie, o alle Baleari. Se la Città voleva aumentare gli introiti doveva applicare un aumento per tutte le fasce». Il tema lo scorso giugno era stato oggetto di uno scambio di «cannonate» fra l’Associazione Cantieri Nautici Ticinesi e il Comune. La prima lamentava il fatto «che il regolamento entrato in vigore nel 2017 prevede prezzi che possono arrivare fino a 6.600 franchi all’anno per una barca oltre i 281 centimetri, mentre per lo stesso natante a Zurigo si pagano 5.800 franchi». Palazzo civico aveva risposto «che il nuovo regolamento prevedeva un aumento di circa il 10% dopo che quello vecchio, datato 1992, non era stato più modificato» e che «circa il 70% degli utenti ha in realtà beneficiato di una riduzione del costo, mentre solo chi è provvisto di motori molto potenti ha dovuto subire un aggravio».
Acqua vitale
Sta di fatto che il Ticino, secondo Fieni, «sta scendendo di giri». «La scorsa stagione a noi è andata bene, è vero, ma solo perché abbiamo venduto molto oltre Gottardo. Barche molto belle destinate a solcare altre acque: lago di Ginevra, di Zurigo, dei Quattro Cantoni e via dicendo». Il punto, per il nostro interlocutore, è che il lago andrebbe visto maggiormente come una fonte di sviluppo: «Non si può solo incassare e basta – conclude – è una risorsa che dev’essere valorizzata». Non un deserto, insomma, ma un’oasi. Per i cittadini e per l’economia.