Chat a scuola utili o dannose? Il dibattito tiene banco anche Oltralpe

Il caso dell'ex direttore delle Scuole medie di Lugano Centro arrestato con l'accusa di atti sessuali con fanciulli ha riacceso i riflettori anche sull'opportunità o meno delle interazioni docente-allievo tramite i social media privati. E il loro uso in ambito scolastico è un tema dibattuto anche Oltralpe. Negli scorsi anni la discussione si è concentrata, va da sé, proprio su Whatsapp. È un sistema utile o dannoso? Certo, Whatsapp richiede un’età minima di 16 anni ai suoi fruitori, ma la realtà è un’altra: i giovanissimi lo usano a prescindere. Nella peggiore delle ipotesi infrangono le condizioni di utilizzo (sai che tragedia…) Ma è opportuno, per un docente, ricorrere a questo strumento?
C’è chi, come Winterthur, ha dato una risposta secca: no. Come riferito dal portale nau.ch, nella primavera del 2018 le scuole della città ne hanno vietato l’uso per le comunicazioni tra docenti e allievi, così come tra insegnanti e famiglie. Un’altra voce critica è quella dell’Associazione mantello dei docenti svizzeri (LCH). Come ribadito nell’agosto del 2018 sulla sua pubblicazione «Bildung Schweiz», la LCH ribadisce che WhatsApp, come Facebook, va evitato. In primis per una questione di protezione dei dati.
Secondo la direttrice dell’Associazione, Dagmar Rösler, la comunicazione deve avvenire con i canali istituzionali. «Le chat di classe, a patto che siano compatibili con le norme sulla protezione dei dati, sono anche un mezzo popolare nelle scuole per trasmettere informazioni a breve termine in modo rapido e semplice», afferma al CdT. «Naturalmente, è importante garantire che le regole concordate siano rispettate da tutti e che in caso contrario ci siano delle conseguenze». Ma è opportuno che un insegnante possa contattare direttamente un suo studente minorenne? «Gli insegnanti devono sapere esattamente come possono comunicare con i loro studenti, anche attraverso le chat. Per quanto ne so, molte scuole hanno creato delle chat di classe istituzionali e comunicano con le loro classi in questo modo. Finché non se ne abusa (ad esempio con episodi di bullismo) a mio avviso non c’è motivo di vietarle, ad eccezione di WhatsApp».