L'intervista

Chiasso: la socialità dal fronte

Lotta contro l’esclusione, prevenzione e monitoraggio; ma pure un aiuto concreto alle famiglie e alle persone che si trovano in difficoltà: è il lavoro «in prima linea» dei servizi sociali della cittadina – In un anno più del 10% della popolazione si è rivolta agli operatori dell’ufficio – Ne parliamo con il responsabile Andrea Bianchi
Andrea Bianchi. ©Chiara Zocchetti
Stefano Lippmann
15.01.2024 06:00

È la mattina del primo mercoledì dell’anno; le scuole sono chiuse per le festività e molte persone sono in vacanza. Così non è negli uffici dei Servizi sociali di Chiasso, situati dietro al Municipio. In cinque minuti abbiamo visto quattro persone rivolgersi allo sportello: chi per chiedere un’informazione, chi per consegnare della documentazione, chi per essere ricevuto. Dalla gentile operatrice si presenta, infine, un uomo con un documento. Deduciamo che dovesse essere consegnato debitamente compilato ma in realtà i campi da completare sono vuoti: «Passi più tardi, appena lo sportello è chiuso, di modo che possa aiutarla», gli spiega la collaboratrice. Cinque minuti allo sportello per comprendere che nella cittadina, di lavoro, ce n’è molto. Ma c’è anche tanto ottimismo e «voglia di fare». Da tre anni il responsabile dei Servizi Sociali è Andrea Bianchi, 37.enne laureato in psicologia. Cogliamo quindi l’occasione per fare, insieme a lui, una radiografia della socialità nella cittadina.

«Ci occupiamo di tutte le problematiche che possono affliggere la popolazione di Chiasso – premette Bianchi –. Nel senso che quando c’è qualcosa che crea un disagio economico, sociale, a volte anche emotivo o un malessere, se non si ha una persona di riferimento tendenzialmente arriva ai nostri servizi». Il lavoro, come abbiamo visto, non manca. «Nell’anno appena trascorso 255 persone sono state seguite dai nostri assistenti sociali. Ad oggi 134 di esse sono ancora seguite. Negli altri casi, invece, è stato risolto il problema, la persona si è trasferita oppure, in ultima analisi, non possiamo fare nulla». Oltre a questo vi sono altre 708 persone «che si sono rivolte ai nostri servizi per una consulenza puntuale. A conti fatti parliamo di più del 10% della popolazione». A tutto ciò – fa presente il responsabile – si aggiungono le persone «che partecipano alle varie attività, ad esempio quelle presenti al centro Calicantus, o che frequentano un corso di italiano tramite i corsi organizzati da Culture in movimento. Con l’arrivo degli ucraini abbiamo praticamente triplicato il numero di corsi».

Anziani in buona salute sociale

Particolare attenzione è rivolta agli anziani. «Abbiamo recentemente concluso la seconda fase di quello che viene definito osservatorio anziani. Abbiamo, in sostanza, contattato tutti gli over75, oltre 1.100 persone, per compiere un sondaggio e capire il livello di benessere». Comprendere, insomma, come sia stato superato il periodo pandemico ma, soprattutto, «capire se i singoli anziani avessero una rete attorno a loro o se fossero soli». Ne è emerso – ci espone il responsabile – un quadro positivo: meno dell’1% degli anziani è solo. «Tutti hanno una rete. Che sia formale, composta ad esempio da un medico, un infermiere oppure informale grazie alla presenza dei parenti o dei vicini. Lo stato di salute dell’anziano di Chiasso è dunque molto positivo». Dal sondaggio sono ad ogni modo emersi dei bisogni e ad alcuni di essi si è già dato seguito. Come ad esempio l’apertura di un punto posta nel Quartiere Soldini. Nei primi mesi di quest’anno, invece, verrà aperto un centro ricreativo a Pedrinate: «Sarà un punto d’ascolto con attività pensato per l’anziano, ma aperto a tutti».

Presenti per famiglie e giovani

Nel radar dei servizi sociali ovviamente ci sono anche le famiglie e i giovani. Detto dell’apertura di Calicantus – «un luogo dove poter concentrare le attività di Culture in movimento pensate per famiglie con bambini da 0 a 12 anni e e dove poter pure migliorare le competenze genitoriali» – particolare attenzione è stata riservata al «progetto di educativa territoriale». Un’educatrice, nel concreto, lavora sulle fragilità educative nelle famiglie che hanno bambini tra i 5 e i 10. «Non si tratta di famiglie completamente vulnerate. Ma di quelle che hanno difficoltà nella relazione o nella gestione del bambino. Lavoriamo insieme alla famiglia per costruire nuovi strumenti atti a rapportarsi con il bambino». In questi casi, le segnalazioni provengono dalla scuola o dai pediatri, «ma a volte capita che le famiglie stesse si rivolgano a noi». L’idea che sta alla base del progetto mira a prevenire che si debba, magari più in la nel tempo, intervenire in maniera maggiormente invasiva o, a seconda della gravità del caso, in modo drastico: «Togliere il bambino dalla famiglia naturale è comunque una situazione estrema. Se si riesce a prevenire questo, a dare strumenti ai genitori, si risparmiano sofferenze alla famiglia e al bambino. E si permette ai genitori di sentirsi magari più inseriti nella società, più rispettati».

Le dipendenze

A Chiasso è stata inoltre firmata la convenzione con Ingrado per quel che concerne la prevenzione e il monitoraggio del mondo delle dipendenze (stupefacenti, alcol e psicofarmaci). La situazione nella cittadina, agli occhi di Andrea Bianchi, è buona. «Ci sono 4 o 5 casi che tutti conosciamo. Si tratta di persone che nella loro difficoltà creano pochi pericoli. Creano disturbo – specifica – ma non pericoli. Rispetto ad altre realtà Chiasso è un posto sicuro. Non ci sono luoghi pericolosi, zone franche della microcriminalità. Il consumo – ravvisa il responsabile – avviene prevalentemente all’interno degli appartamenti. E il lavoro, in collaborazione con la polizia, non manca. Le leggi – puntualizza – oggi garantiscono una libertà individuale molto ampia. E questo limita l’intervento sia dei servizi sociali che della polizia, con tutti i pro e i contro.

La povertà sociale

Altro tema sensibile è quello che riguarda i morosi di cassa malati. Su volontà del Cantone, spetta ai Comuni contattare i morosi. «Ci viene segnalata una trentina di persone al mese: le invitiamo a un colloquio per valutare se e in che modo possiamo aiutarle –, spiega Andrea Bianchi –. La realtà è che la stragrande maggioranza non arriva a fine mese. Deve scegliere se pagare l’affitto o la cassa malati». Un tema, quest’ultimo, che richiama anche quello della povertà: «La mia sensazione è che siamo appena sopra la media cantonale. Il 5% della popolazione di Chiasso è in assistenza». A preoccupare, in tal senso, è la povertà sociale, l’esclusione sociale: «Una persona che ha pochi soldi e non può spendere esce poco di casa, risulta essere maggiormente isolata. A noi spetta il compito di creare il più possibile momenti dove non essere esclusi dalla società. Cerchiamo di favorire i contatti tra persone, proprio per instaurare relazioni. E, di riflesso, possibilità professionali».

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