«Chiasso: spari e spaccio? Sono solo cliché»

CHIASSO - Può sembrare un’ingiuria, un insulto, un affronto. Ma non lo è. Con il loro nuovo singolo «Via da Chiasso» i The Vad Vuc, band nostrana con sede – da poco – nella cittadina di confine, affrontano in maniera scanzonata la fitta catena di stereotipi che avvolge il Comune più a sud della Svizzera. Quattro chiacchiere con il cantante e polistrumentista Michele Carobbio, in arte Cerno.
Cerno, lei si trova in vacanza. Chiasso l’ha esasperata a tal punto da scacciarla?
«In realtà io a Chiasso ho scelto di viverci. E in realtà la vita e la comunità a Chiasso sono molto interessanti. Io mi trovo molto bene. L’idea di fare questa canzone ci è venuta quando, non essendo io di Chiasso ma avendo scelto di andare a viverci, mi sono reso conto di una cosa: finché dicevo che ero di Coldrerio, la reazione era “Ah sì, dove c’è l’area di servizio”. E tutto andava bene. A partire dal momento in cui invece mi sono spostato a Chiasso, dopo essermi sposato nel 2011, da allora sento frasi del tipo “Ah ustia, Ciàss”. Come dire il Bronx. Mi ha sempre fatto ridere questo, e parlando con gli amici mi è capitato spesso che mi chiedessero: “Ma tu come fai a vivere lì?”. Quando io rispondevo che problema ci fosse, mi dicevano che Chiasso è brutta, che fa schifo, che ci sono soltanto binari. L’immagine della città è un po’ quella di via Odescalchi, che poi adesso tra l’altro è stata anche risanata. Sono cliché: si spara, lo spaccio, l’inquinamento, gli asilanti. Io rispondo dicendo che Chiasso non è solo quello, che io, nel mio buco di mondo, ci sto da Dio. Infatti il testo parte dicendo che “Se la si guarda da fuori non è molto vivace”. Se la si guarda da dentro è ben diversa, no?»
Che è poi l’ottica in cui è stata scritta la canzone.
«Esatto. Mi sono anche detto: volete sentirvi dire che fa schifo? Noi, che tra l’altro poco fa abbiamo spostato la sede della band a Chiasso, ve lo diciamo da chiassesi. Però il ragionamento è quello di dire: guardate che questa cittadina che dipingete o vi immaginate voi non c’è solo lì. È chiaro che sul primo momento qualcuno è rimasto un po’ così: i Vad Vuc insultano Chiasso. Ecco, non è vero, non è quello il messaggio. Tra l’altro diversi miei concittadini l’hanno presa bene: un sacco di gente mi ha detto che la canzone è vera. Alla fine è proprio così, non giriamoci attorno: questo è uno dei posti più inquinati della Svizzera».
Quindi se «ogni angolo è Chiasso» andarsene è un’illusione.
«È un’illusione, magari un andare via da certi problemi che alla fine, ovunque ti sposti, li ritrovi. Sono stato veramente a Zurigo, e ci sono certi quartieri al cui confronto Chiasso è un fiore».
E l’hanno chiamata «Cincali minchiaweisch»?
«Sì, esatto, lo ha fatto anche qualche assistente all’università. Odioso».
E cosa vuol dire allora «il peggio non muore, è sempre in circolazione»?
«Il discorso gira un po’ attorno a un senso di rivalsa: voi mi dite che vengo da Chiasso e quindi sono il peggio. Ma il peggio, come recita un proverbio, non muore mai: noi siamo il peggio e non moriamo, il peggio va via da Chiasso nel senso che da lì si propaga. C’è la Chiasso di Zurigo, quella di Milano, di Como, di Lugano o di Locarno».
Si parla di disillusioni, di promesse non mantenute.
«È un po’ una descrizione di quello che spesso mi sembra vivano i giovani: questo essere eternamente disillusi nei confronti del mondo. Ma il discorso si apre tantissimo, si allarga alla vita dei ragazzi, diversissima rispetto a quella che facevo io, con i social e la frenesia del mondo online. Sarà questa pseudo-crisi, sarà il terrorismo, sarà quello che vuoi. Chiasso è un capro espiatorio, e a me fa ridere questo. Io sono un momò, vengo da Coldrerio: sì, è vero che effettivamente ho sempre visto Chiasso come un Bronx, però viverla da dentro è diverso».
L’augurio è magari che questo testo possa smuovere le acque?
«Sicuramente, anche perché fare una canzone così significa sparare un po’ a zero, e bisogna essere anche pronti a ricevere critiche. Al di là del fatto che siamo sempre stati diretti nelle nostre canzoni, vogliamo smuovere le acque ma anche smuovere le persone, gli animi. Spesso si canta di amore, di cose ridondanti, che io trovo noiose. Si ha paura di essere attaccati, di dire certe cose come stanno. Lo trovo un po’ peccato, perché il ruolo che abbiamo noi in un certo senso è pubblico: trasmettere idee, emozioni, far pensare, dare qualcosa alle persone».
Ecco il testo della canzone:
Se la si guarda da fuori non è molto vivace
Solo binari morti ed immondizia fiscale
Il riciclaggio è sociale, c’è un uovo anormale
Tira un’aria di m****, non si può respirare
E non usate De André, scrocconi di citazioni
Dai, dal letame, a voi, poi nascono i fiori
No qua stanno appassendo, troppe disillusioni
Apro il cassetto dei sogni e faccio come Baglioni
Via da Chiasso
Vado via da Chiasso
Sono stato a Zurigo e m’hanno dato ‘sto nome
“Cincali minchiaweisch”, ritorna nel tuo Cantone
Sono stato a Milano e m’hanno fregato
Svizzerotto, keep calm, è il trend del mercato
Sono tornato a casa in questo buco di mondo
Con un pugno di mosche consapevole in fondo
Che ogni angolo è Chiasso e c’è chi prova a salvarsi
Ma accettare un sobborgo presuppone assuefarsi
Ma è la mia Chiasso
Non solo a Chiasso
Ci siamo fatti tedeschi, italiani, svizzeri e zingari
Ci siamo fatti di tutto, per andarcene via da qui
Per ogni cassetto chiuso, abbiamo un cassonetto aperto
Siamo lo specchio del luogo comune
Che il peggio non muore, è sempre in circolazione.
E va via da Chiasso
I binari, la tosse
C’è ovunque e comunque Chiasso
Un pugno, le mosche
C’è ovunque e comunque Chiasso
Il letame, un fiore
C’è ovunque e comunque Chiasso
Il peggio non muore
C’è ovunque e comunque Chiasso