Mendrisiotto

Chilometri di acqua che tornano in superficie

Negli ultimi anni è «rinaturazione» la parola d’ordine quando si parla di fiumi - C’è l’esempio del Cassarate, ci sono i progetti per il Laveggio e, se davvero un giorno si riuscirà a spostare l’A2 da Chiasso, i sogni per la Breggia - Ora si è pronti a intervenire al riale Prella di Genestrerio, da decenni costretto sottoterra
© CdT/Chiara Zocchetti

Riappropriarsi dei corsi d’acqua. Riportarli alla luce del sole. «Rinaturazione» sembra essere ultimamente la parola d’ordine attorno a tutti i fiumi del Mendrisiotto, e non solo. C’è il progetto - ne abbiamo parlato settimana scorsa - di rinaturazione del Laveggio in diverse sue tratte, c’è la riqualificazione del fiume Morée e anche a Chiasso (ma è musica di un futuro che sembra abbastanza lontano) l’idea di spostare in galleria l’A2 permetterebbe di rendere la Breggia per davvero accessibile alla popolazione. Stesso vale a Lugano, dove il Cassarate è stato rinaturato alla foce e al piano della Stampa, con interventi previsti in futuro anche in città (a Cornaredo o lungo via Ciani). Nel solo Mendrisiotto sono stati individuati nientemeno che 17,4 chilometri di tratte fluviali da rivitalizzare. Tra questi c’è il riale Prella a Genestrerio. Un progetto - la cui domanda di costruzione è in pubblicazione (coordinata tra i Comuni di Mendrisio e Stabio) - che intende appunto riportare a cielo aperto il riale, oggi intubato per una lunghezza di 300 metri. Costretto dunque a scorrere sotto terra. Il Consorzio manutenzione arginature del Medio Mendrisiotto ha così incaricato lo studio d’ingegneria Comal di allestire l’incarto e dare appunto il via agli interventi di rinaturazione (promossi tra gli altri da WWF Svizzera e che si avvalgono del coordinamento cantonale).

È un pezzo di confine

Il riale Prella nasce a Uggiate e si sviluppa poi per 2,3 chilometri in territorio italiano. Entra in Svizzera a Novazzano - per circa 500 metri funge anche da confine - per arrivare poi a Genestrerio, dove viene appunto incanalato per circa 300 metri. Il corso d’acqua riacquista poi un andamento naturale e corre per altri 400 meti nell’area protetta Molino-Colombera prima di immettersi nel Laveggio.

Quel che si intende fare

L’intervento complessivo avrà un costo di 877.000 franchi. Da notare che l’area dell’intervento ospita diverse zone protette. Il progetto intende potenziare il corso d’acqua quale corridoio ecologico ed habitat favorevole, proporre una valorizzazione naturalistica ed ecologica del territorio e proteggere le aree già presenti in zona (per esempio quella chiamata Smeraldo), valorizzando le stesse. Ma non è finita. Si vuole anche garantire una continuità tra il tratto a monte e il tratto a valle del corso d’acqua da un punto di vista naturalistico ed ecologico, e creare spazi naturali dinamici a sostegno della biodiversità. Per l’allestimento del progetto lo studio Comal si è non a caso avvalso della consulenza dello studio OIKOS di Bellinzona, che ha approfondito diversi aspetti.

Il tracciato cambierà

Il nuovo tracciato a cielo aperto del riale si discosterà sensibilmente da quello attuale (intubato) e si svilupperà costeggiando la strada agricola esistente fino a immettersi in un altro ramo del riale, nello stesso punto d’immissione attuale. Il tracciato sarà sinuoso, in modo da conferirgli un andamento il più naturale possibile. La larghezza dell’alveo varierà tra i due e i quattro metri, con una profondità di un metro (fino ad arrivare a 130 centimetri). L’utilizzo di una marcata variabilità della larghezza dell’alveo è una delle scelte progettuali che concorreranno alla rivitalizzazione del riale, permettendo la creazione di habitat dinamici per la fauna acquatica a anfibia.

Non si butta via nulla

Interessante anche notare come la condotta dell’attuale tratta intubata, anche se non farà più parte del riale, verrà mantenuta. Permette infatti di raccogliere i drenaggi delle vigne sovrastanti, che vengono poi convogliati nel corso d’acqua.

Diciassette chilometri da salvare

Nella regione sono stati individuati 17,4 chilometri di tratte fluviali considerati a beneficio elevato rispetto ai costi d’intervento per la loro rinaturazione e rivitalizzazione. I possibili interventi sono stati suddivisi in 3 gradi di priorità. Al primo posto ci sono il torrente Mara a Maroggia, la foce del Laveggio a Riva San Vitale, il Laveggio nel comparto Valera, la Breggia a Morbio Interiore, il riale Tognano a Castel San Pietro, il riale di Stabio, il Riale Rianella e il Gurugun (tutti a Stabio) e, appunto, il Prella a Genestrerio. Gli interventi sono piuttosto variati. Si passa dalla rimessa a cielo aperto, all’allargamento delle sezioni, fino all’iniziazione a meandri o perfino a spostamenti del tracciato. Priorità due (si guarda dunque a un periodo tra il 2020 e il 2023) è stata attribuita al riale Bolletta di Riva San Vitale, al torrente Vernora di Castello, al Morée di Mendrisio, al Faloppia a Chiasso, a due tratte del Raggio (tra Castello e Balerna). In questa lista si trova anche il Pra Coltello di Novazzano. Priorità tre invece alla confluenza del Sovaglia (a Melano) e al torrente Cumaval di Riva. Spazio pero anche alla Breggia tra Chiasso e Morbio e, sempre a Morbio, al riale Müfeta. Secondo quanto riportato dal documento di pianificazione strategica cantonale la rimessa a cielo aperto del riale Prella permetterebbe di migliorare la connessione ecologica tra il comparto della Colombera e il versante pedemontano.