Taverne

Chiude a fine ottobre l’asilo al centro dell’inchiesta

L’associazione che lo gestisce ha deciso di dire stop in attesa degli esiti dell’inchiesta e si è costituita parte civile nel procedimento - Già trovate nuove sistemazioni per i bambini
©CDT/GABRIELE PUTZU
Federico Storni
20.10.2020 06:00

L’asilo nido Il Delfino di Taverne chiuderà il 31 ottobre e attenderà l’esito delle indagini per decidere poi come procedere. Stando a nostre informazioni, l’associazione che lo gestisce si è inoltre costituita parte civile nell’inchiesta a carico di due educatrici della struttura sospettate di coazione, lesioni semplici, vie di fatto e violazione del dovere di assistenza ed educazione (si parla di strattonamenti, modi bruschi e utilizzo di linguaggio inappropriato nei confronti dei bambini). I genitori (QUI la testimonianza di uno di loro) sono stati avvertiti via e-mail settimana scorsa e ai bambini che ancora frequentavano la struttura è già stata trovata una nuova sistemazione, con l’aiuto dell’Ufficio del sostegno a enti e attività per le famiglie e i giovani (UFAG) e dell’ATAN, l’associazione mantello delle strutture d’accoglienza per l’infanzia della Svizzera italiana.

Economia e fiducia

Stando a nostre informazioni - i responsabili della struttura da noi contattati non hanno voluto rilasciare dichiarazioni - i motivi che hanno spinto l’associazione a prendere questa decisione sono due. La prima è di natura economica dovuta al calo delle frequenze - al momento dell’annuncio il nido era ancora frequentato solo da una manciata di bambini a fronte di una trentina di posti disponibili - senza garanzia che potessero arrivare nuovi ospiti (un’indagine aperta non è un bel biglietto da visita). La seconda è dettata dall’incertezza causata dalla situazione: l’indagine è ancora in corso e non si ha a oggi la certezza - benché appaia improbabile - che vi siano ulteriori sviluppi che possano minare ulteriormente il precario senso di fiducia delle famiglie che ancora portano i loro figli alla struttura.

La decisione di fare una pausa appare comunque repentina. I genitori l’hanno appresa mercoledì scorso tramite un’e-mail che ci è stata descritta come «un fulmine a ciel sereno». Questo perché una settimana prima, come ci è stato riferito da dei genitori, in una riunione avevano ricevuto la garanzia che l’attività sarebbe proseguita. Una decisione accolta con una certa amarezza, perché «avevamo fatto un atto di fiducia continuando a portare nostro figlio a Taverne». E, convinti che la situazione si fosse stabilizzata, i genitori si sono trovati da un giorno all’altro a dover trovare nuove soluzioni.

Giorni concitati, dunque, ma con l’aiuto di UFAG e ATAN è stato possibile in tempi rapidi trovare una nuova sistemazione per i piccoli in altre strutture: «Nessuna famiglia è rimasta senza soluzioni», ci ha riferito quest’ultima. Parimenti, si sta cercando di trovare nuovi impieghi anche per il personale. Di recente l’associazione aveva assunto due nuove educatrici per sopperire agli arresti, e una nuova responsabile.

La decisione di chiudere è giunta al termine di una riunione tra associazione, UFAG e ATAN: «È stata una scelta dell’associazione, che avevamo invitato a fare un esame di realtà», ci ha riferito il capoufficio UFAG Marco Galli.

La vigilanza

Ieri il Consiglio di Stato ha risposto a un’interpellanza dell’MPS che chiedeva ragguagli sui controlli effettuati al nido (è da qui che si è appreso della chiusura). I controlli erano biennali a norma di legge (l’ultimo il 30 novembre 2018) e più raramente a sorpresa (dicembre 2017). Da essi non erano emerse irregolarità. Il Governo, nel rispondere agli interpellanti, ha affermato che potrebbe essere opportuno intensificare i controlli a sorpresa: «Va comunque osservato che la vigilanza a sorpresa non è garanzia di risultato». Per questo si punterà soprattutto sulla sensibilizzazione: UFAG e ATAN stanno sviluppando già da prima che scoppiasse il caso manuali di sicurezza e di qualità (in arrivo a inizio 2021) per gli addetti ai lavori e si sta riflettendo sulla possibilità di creare un label di qualità per gli asili nido.

Il precedente

Il caso di Taverne, sempre se gli accertamenti confermeranno presupposti di reati penali, ricorda quanto successo nel 2016 in un’altra struttura del Luganese. Un’ex educatrice di un asilo nido privato di Cadempino era stata condannata a 6 mesi sospesi perché colpevole di maltrattamenti ai danni di alcuni bimbi tra gli 8 e i 10 mesi. In quel caso erano stati dei colleghi della donna a segnalare la situazione sospetta alla direzione della struttura.