«Ciao, sono Steven Cheng e ho 27 milioni per te»

Immaginatevi di tornare a casa dopo un fine settimana trascorso a qualche centinaio di chilometri di distanza, aprire la buca delle lettere e trovare una missiva proveniente dal Regno Unito, da Leeds. Una volta aperta la felice sorpresa: la possibilità di recuperare (almeno in parte) la somma di 27 milioni e 760 mila dollari. Un sogno ad occhi aperti, verrebbe da dire. Mai come in questo caso vale però il detto «non è tutto oro ciò che luccica». Già, la truffa è dietro l’angolo. Flavio, il destinatario della lettera, residente a Novazzano, l’ha presto fiutata. Capita, però, che qualcuno possa cascarci e al posto di ricevere il denaro promesso si trova a doverne spenderne affinché le pratiche necessarie al (falso) recupero vadano a buon fine (per i truffatori).
Shanghai Bank di Hong Kong
La missiva, scritta in inglese, che ha ricevuto Flavio reca la data del 30 maggio ed è firmata da tale Steven Cheng. L’incipit, però, ad un occhio neanche troppo attento fa subito capire che qualcosa non torna: subito dopo l’indirizzo completo del destinatario la lettera comincia con «Caro Amico». Steven Cheng si presenta innanzitutto come «capo delle operazioni» della filiale della Shanghai Commercial Bank Ltd a Hong Kong. «Il motivo per cui ti contatto – si legge – riguarda la somma di 27.600.000 USD rimasta non reclamata nella mia banca da parte di un cliente deceduto (Steve) che porta il tuo stesso cognome». Cheng, stando al documento, conosce bene la pratica: «Sono stato io ad aprire il conto per il cliente anni fa e da allora ho gestito i suoi fondi fino al suo decesso». Di più, stando alle risultanze non vi sarebbe alcun testamento e Steve non avrebbe alcun parente prossimo «poiché era celibe e senza figli al momento della morte».
Dividiamo?
A questo punto ecco la proposta, potenzialmente irrinunciabile. «Il motivo per cui ti contatto – scrive il sedicente capo delle operazioni – è che vorrei che mi aiutassi a recuperare i fondi, poiché in caso contrario andrebbero al governo se non reclamati entro un certo periodo». La vicenda, a questo punto, si fa più complicata e assume i contorni di una (mal riuscita) serie tv: «Ho inviato questa lettera dal Regno Unito durante un recente viaggio per evitare che venga intercettata e letta da chiunque a Hong Kong». Insomma, serve un po’ di discrezione. Ma l’affare – millanta Cheng – è sicuramente buono: «Ti assicuro che, se accetti di partecipare e ricevere i fondi, li divideremmo equamente e non ci sarebbe alcuna traccia o ripercussione a tuo carico». Le carte sono sul tavolo, ma Cheng invita ancora una volta a prestare attenzione, soprattutto nelle comunicazioni. «Mi aspetto che tu risponda via mail o al mio numero (riportati nell’intestazione della lettera, ndr), a cui risponderei solo se sono in un ambiente favorevole». Quindi «ti consiglio di mandarmi prima un’e-mail in modo che possa fornirti maggiori dettagli».
Mai dare seguito alle richieste
Quella appena descritta è, in sostanza, una cosiddetta truffa della falsa eredità. Tentativi di raggiro che puntualmente si palesano anche alle nostre latitudini. La Polizia, in tal senso, ha più volte sensibilizzato la popolazione specificando che «non bisogna dare alcun seguito» alle lettere. Il comune denominatore di questo tipo di truffe – rendono attente le autorità – è determinato dal fatto che prima di poter incassare, bisogna versare una somma sotto forma di anticipo o fornire informazioni riservate, come numeri dei conti bancari e altri dati personali. «Occorre inoltre diffidare delle e-mail ricevute senza sollecitazione, di cui non si conosce l’indirizzo del mittente o che richiedono un’azione del destinatario. In caso di e-mail sospette non bisogna poi mai cliccare sugli allegati o sui link né aprire file. L’obiettivo dei truffatori è infatti ancora una volta unicamente quello di entrare in possesso di informazioni riservate».
Anche l'intelligenza artificiale non ci casca
Un po’ per curiosità, un po’ per gioco, abbiamo fatto una fotografia della lettera e l’abbiamo fatta analizzare da ChatGPT che ci ha risposto: «Attenzione: questa lettera presenta tutte le caratteristiche di un truffa nota come scam dell’eredità non reclamata. Ti consiglio di non rispondere e non fornire alcun dato personale». Di più: «Se vuoi, posso aiutarti a segnalarla alle autorità competenti». Anche l’intelligenza artificiale non è caduta nel tranello.