Ricordi

«Cittadella addio, è stato bellissimo»

Il cinema teatro di Lugano in fase di demolizione raccontato da chi lo ha vissuto, tra il pubblico e sul palco, dagli anni Sessanta fino al suo ultimo anno di attività
(foto Putzu)
Chiara Nacaroglu
26.04.2019 06:00

LUGANO - «Ho letto con rammarico della demolizione del Cittadella. Ho vissuto a Molino Nuovo negli anni ‘60, ero una ragazzina e in quella sala così accogliente e famigliare ho visto film e partecipato al catechismo. A volte, di notte, sogno di essere ancora là: ritaglierò le foto che avete pubblicato e le conserverò con nostalgia». Questo di Marinella è solo uno dei numerosi ricordi giunti in redazione da parte di coloro che hanno risposto all’appello lanciato ieri su queste colonne. La demolizione del cinema teatro, chiuso dal 2015, è iniziata mercoledì e presto il Cittadella sarà solo un ricordo. Un ricordo, però, vivo più che mai. Ne sono una prova le testimonianze di chi lo ha frequentato come spettatore, di chi ha calcato il suo palco, di chi si aggirava al buio facendo la «maschera» e di chi, addirittura, ci ha girato un film.

«Nel 2015 la sala del Cittadella ha fatto da sfondo alle vicende di Mr. G, il mio secondo film con Gino Buscaglia (attore ed ex presidente di Castellinaria, ndr.)», racconta il regista Jack Martin. «La pellicola parlava proprio della scomparsa delle sale cinematografiche e oggi quel film è diventata un’amara realtà». Nel ricordare i tanti film e le mille emozioni vissute nella sala di Molino Nuovo, Martin non risparmia una stoccata al progetto firmato Mario Botta che vedrà sorgere una palazzina residenziale: «Il Cittadella se ne va per fare posto a un nuovo mostro architettonico firmato Botta; se ne va lasciando un vuoto incredibile così come già successo col Cinema Paradiso (chiuso nel 2006, ndr.)».

Gino Buscaglia in una scena del film «Mr. G» di Jack Martin, girato al Cittadella nel 2015.
Gino Buscaglia in una scena del film «Mr. G» di Jack Martin, girato al Cittadella nel 2015.

«Per oltre quindici anni, dal 1989 al 2005, mio nonno Giorgio ha diretto la Compagnia Stabile Teatro Cittadella 2000», racconta Elisa Danese, nipote di Giorgio Danese. «Ricordo il suo volto sorridente alla fine delle rappresentazioni, quando veniva chiamato per ultimo a uscire sul palco dopo gli applausi agli attori, e poi la lunga catena di tutti loro tenersi la mano avanzando per fare un inchino al pubblico e poi un altro e un altro ancora. Il pubblico che gridava "bravi!" e il lungo applauso fino alla chiusura del sipario, sipario che ora si è chiuso per sempre».

Quando c’erano gli intellettuali

«Del Cittadella ho dei bei ricordi risalenti agli anni ‘70, - racconta il grafico Orio Galli - una volta c’era Eugenio Montale a colloquio con Romano Broggini, un’altra Indro Montanelli dialogante (o duellante) con Giuseppe Prezzolini. Il teatro - continua - non possedeva nessun pregio architettonico ma la sua capiente sala, con la platea leggermente inclinata, si prestava benissimo per questi incontri che oggi chiameremmo pomposamente "eventi". La sala era sempre gremita, soprattutto di giovani. Oggi, - conclude - con le ruspe abbiamo anche il digitale. A volte mi chiedo se basti tener... Botta».

Il Cittadella se ne va per fare posto a un nuovo mostro architettonico firmato Botta e se ne va lasciando un vuoto incredibile

Se ne va un pezzo di vita

«Sono nato e cresciuto in via Fogazzaro - racconta Fabio Fumasoli su Facebook- e da piccolo dopo la messa andavo al cinema dei ragazzi, nella seconda metà degli anni ‘70 invece ho lavorato come “maschera”. La sala si riempiva con le commedie dialettali e alcune opere teatrali, ma in altre occasioni era semivuota e questo ha contribuito alla morte del Cittadella. Un pezzo importante della mia vita l’ho vissuta in quegli spazi e, se è vero che i tempi cambiano, i ricordi non si possono cancellare e continuano a vivere dentro di noi». «Ricordo i pomeriggi passati a vedere i film, - racconta Manuela Cottone - peccato, è un pezzo di storia che se ne va». Per Valeria Pfister i ricordi del Cittadella risalgono all’infanzia: «Il mercoledì pomeriggio andavamo al cinema e poi facevamo un salto al "sotto salone"; - scrive su FB - con il Cittadella va via un pezzo dell’infanzia di noi over 50 e più». Mattia Bertoldi, sempre su FB, ricorda invece «il vecchio Cinema in tasca, ai tempi del liceo. E gli sguardi cattivi delle vicine di poltrona perché, al posto dei pop corn, sgranocchiavo rumorosissime patatine».

L’entrata del teatro prima della sua chiusura, nel 2015. (foto Maffi)
L’entrata del teatro prima della sua chiusura, nel 2015. (foto Maffi)

Ci giocavamo a nascondino

«Mio papà Fernando lavorava dietro le quinte del teatro - racconta Giorgio Lamprecht - ed io, insieme ad altri ragazzini, giocavo a nascondino nei depositi del materiale. Erano gli anni ‘60 e c’era la Compagnia Teatrale Cittadella messa in piedi dal regista Alberto Canetta (padre del direttore della RSI Maurizio, ndr.). Crescendo, abbiamo lavorato come "maschere" e aiutato in biglietteria».

Un pezzo importante della mia vita l’ho vissuta in quegli spazi e, se è vero che i tempi cambiano, i ricordi non si possono cancellare e continuano a vivere dentro di noi

Tra i personaggi che Lamprecht non ha dimenticato c’era Renato De Ambrogi, che si occupava di proiettare le pellicole: «Chiedevamo il permesso per poter stare insieme a lui, così potevamo spiare i film dai buchi». Il fatto che il teatro non ci sia più, conclude, «fa piangere, mi ero affezionato a quel posto». Della compagnia di Canetta si ricorda anche Rinaldo Bernasconi, attore e lettore per la radio nonché giornalista tv ora in pensione, che vi ha preso parte dal 1961 al 1964. «Ai tempi il teatro aveva un po’ di difficoltà e quindi aveva chiesto a Canetta una mano, - racconta - così noi abbiamo lavorato per aiutarlo a raccogliere un po’ di fondi. È stata una bella esperienza, il teatro era sempre pieno! La fine del Cittadella mi ha dato dispiacere, sia per l’ambiente che c’era, sia per il pubblico».

Ora al pubblico non resta che l’ultimo applauso. Cala il sipario, lo spettacolo è solo un ricordo.