Colonnine, se il mercato interessa anche ai privati

L’annuncio di Coop è della scorsa settimana: 200 nuovi punti di ricarica per automobili elettriche andranno ad aggiungersi entro il 2026 agli attuali 120 presenti in centri commerciali e punti vendita. Migros, negli scorsi giorni, è andata addirittura oltre: 2.000 ulteriori punti di rifornimento in arrivo. Sono i nuovi attori privati sul mercato. Sì, la concorrenza aumenta. E, va detto, era inevitabile. Il mercato dell’auto è in transizione, lo diciamo da anni, e già si è posto alcuni obiettivi, alcuni limiti. La società si adegua. E lo fa anche la politica. Basti pensare alle misure decise dal nostro Cantone, al deciso cambio di rotta: dagli incentivi all’acquisto di veicoli elettrici, si è passati al nuovo programma che incentiva in maniera particolare proprio le «colonnine». Perché l’automotive spinge sui nuovi prodotti, ma immobili e infrastrutture sembrano in ritardo e, in qualche modo, agiscono da alibi, per qualcuno, per non passare all’elettrico.
«Scarsa lungimiranza»
Il portavoce del TCS, Massimo Gonnella, in effetti spiega: «Il mercato dell’auto elettrica sta crescendo anno dopo anno, ma vediamo un rallentamento dovuto proprio alla mancanza di infrastrutture di ricarica, ai prezzi elevati delle automobili elettriche e ai tanti falsi miti che cerchiamo di sfatare. Il mercato si sta muovendo e siamo convinti che i prezzi diminuiranno. I privati invece si interessano soprattutto alle stazioni di ricarica pubbliche, dove i prezzi alla vendita permettono guadagni importanti». Insomma, ci sono due fronti, quello delle ricariche pubbliche e quello delle ricariche private. «Il problema, secondo noi, è per chi affitta un appartamento o ne possiede uno in un condominio. Nessuno ha interesse a fare il primo passo, perché dovrebbe pagare l’investimento iniziale di tutto e spesso ci vuole l’unanimità dei proprietari. Quindi il tutto si blocca, e nessuno può cambiare l’auto per un modello elettrico. Per questo motivo serve un investimento pubblico». È una posizione che sposa anche Milton Barella, product manager mobilità sostenibile per AIL, che apre il suo ragionamento da una considerazione personale: «Dal mio punto di vista, le infrastrutture, in termini generali, ora come ora, sono sufficienti. Da utente, mi sposto ovunque senza problemi. Certo, magari non sempre si trova una ricarica ovunque, ma puntare il dito sulla carenza di colonnine equivale a cercare un motivo per non passare all’elettrico. Vero che c’è ancora tanto da fare, ma è anche una questione di mentalità. L’auto elettrica, una volta comandata, arriva nel giro di poche settimane. Mentre le tempistiche sulle infrastrutture sono più dilatate. Perché? Spesso per scarsa lungimiranza di alcuni proprietari di condomini. In Germania ci sono obblighi stringenti, per i proprietari di casa. In Svizzera l’iter, se si vuole dotare il proprio condominio di una stazione di ricarica, è lunghissimo». Secondo Barella, a bloccare il passaggio è, insomma, la mentalità dei più. E sottolinea: «Il futuro, comunque, sarà elettrico».


«Servizi diversi»
Il TCS osserva, comunque, questa crescente concorrenza con interesse. La concorrenza, d’altronde, «è benefica ai consumatori, però serve trasparenza affinché il cliente sappia esattamente dove la corrente o la benzina costa di meno. Purtroppo, l’ultimo rilievo del TCS nel settore delle ricariche veloci in autostrada ha mostrato differenze di prezzi enormi, ma soprattutto una giungla incomprensibile per il consumatore. Fra abbonamento, sconti legati al marchio, prezzi differenti a seconda della velocità e costo del parcheggio, diventa difficile paragonare i servizi. In confronto, paragonare il prezzo della benzina è molto più semplice: un litro vale un litro, e i carburanti sono sostanzialmente tutti uguali sul territorio». Milton Barella, di AIL - che con le altre principali aziende di distribuzione elettrica fa parte del marchio Enertì, attivo nel campo attraverso l’iniziativa Emotì -, aggiunge: «La concorrenza si sta facendo vedere anche in questo contesto, in Ticino come nel resto del mondo. Bisogna certo distinguere tra ricariche pubbliche e private, tra ricariche veloci e lente. Le colonnine di Emotì sono presenti su tutto il nostro territorio e rimarranno centrali, anche in futuro, per quanto riguarda il settore della ricarica lenta. Per quanto concerne i cosiddetti supercharger, tanti diversi attori si sono mossi, e in effetti c’è grande concorrenza. Noi, come rappresentanti del settore pubblico, andiamo a coprire servizi e aree nei quali le aziende private non vedono grossi vantaggi nell’investire. Parliamo però di servizi diversi».


«Siamo stati pionieri»
Fiorenzo Scerpella osserva la crescita del settore, partendo dalle origini: «Il Ticino, già con Infovel, è sempre stato pioniere nel mondo dell’elettromobilità. Nel frattempo, sono cambiate le caratteristiche dei veicoli elettrici. Inizialmente erano utilizzati solo per brevi spostamenti e, quindi, servivano colonnine per ricariche frequenti. Oggi come oggi, la capacità delle batterie è aumentata in modo importante, e quindi si tende a ricaricare le auto a casa propria, dove i costi sono più bassi, o sul posto di lavoro, e presso le ricariche rapide in caso di lunghi viaggi. Sono quindi cambiate le necessità rispetto alle infrastrutture realizzate fino a pochi anni fa». E allora le reti da rinforzare sono proprio quelle sul domicilio o sul posto di lavoro. Il TCS: «Il settore privato è chiaramente deficitario, in Svizzera. Per i proprietari di una villetta l’installazione è relativamente semplice. Ma per chi affitta un appartamento, ma anche per gli abitanti di condomini, l’accesso a una colonnina di ricarica presso la propria abitazione resta spesso un miraggio. Se si tiene presente che oggi oltre l’80% delle ricariche viene effettuato a casa o sul posto di lavoro, e meno del 20% sulla rete pubblica, appare evidente che gli sforzi maggiori vanno fatti nel settore privato e in modo particolare nell’ambito dei condomini e delle abitazioni in affitto che riguardano la stragrande maggioranza della popolazione svizzera».