«Colpa molto grave, ma la castrazione chimica è eccessiva»

Era un’opzione sul tavolo. Il perito psichiatrico, che aveva analizzato il caso, aveva suggerito due strade da percorrere: l’internamento in un istituto o un trattamento ambulatoriale accompagnato da una cura farmacologica a base di ormoni per inibire la produzione di testosterone (quella che, in gergo, viene chiamata castrazione chimica) e dunque anche contenere gli impulsi sessuali. Ma la Corte ha deciso di scartarle entrambe. Oggi a processo si è presentato un uomo di 32 anni, condannato a 3 anni e mezzo (a cui si devono dedurre i 15 mesi già trascorsi dietro le sbarre) per atti sessuali con persone incapaci di discernimento o inette a resistere. Due le sue vittime, entrambe giovanissime donne che frequentavano una comune cerchia di amici. L’imputato si infilò nel letto di una di loro e, mentre stava dormendo, la spogliò e poi la penetrò fino a quando lei, sotto choc, gli chiese di smettere. Più o meno la stessa cosa aveva già fatto l’anno prima a un’altra giovane. L’imputato, vedendola sdraiata in un letto ubriaca fradicia, iniziò a baciarla e a toccarla. Sapendo che una delle due donne avrebbe presto raccontato tutto alla polizia, lui decise di autodenunciarsi e - il 3 maggio dell’anno scorso - è stato arrestato.
Ha la mente di un bambino
L’imputato compirà tra poco 33 anni ma - e questo è stato un elemento importantissimo durante il processo - soffre di un deficit cognitivo importante. La perizia psichiatrica (che gli attribuiva una scemata responsabilità di grado medio-grave) indica che in realtà l’imputato ha un’età mentale di 8-12 anni. «Abbiamo dunque a che fare - ha detto l’avvocato difensore Massimiliano Parli (che si è battuto per un’assoluzione parziale del suo assistito) con la mente di un bambino che non ha neppure raggiunto l’adolescenza. Una dimostrazione? Il fatto che, quando è stato arrestato, la sua preoccupazione principale era sapere se avrebbe riavuto indietro i suoi telefonini. E, in caso contrario, ha anche minacciato di togliersi la vita. Un po’ come un bambino preoccupato dei suoi giocattoli». L’età di un bambino, appunto. Un bambino che aveva detto di essere disposto a sottoporsi alla castrazione chimica, pensando che così avrebbe evitato il carcere o - e la differenza non è molta - l’internamento in una struttura psichiatrica. Proposte che non sono comunque piaciute al giudice Mauro Ermani perché, ha detto, «non può certo essere l’imputato a decidere quale sia la sua pena».
Effetti permanenti
Ermani si è detto contrario alla somministrazione dei farmaci per inibire la produzione di testosterone. «La colpa dell’imputato è gravissima - ha spiegato - ma non è un violentatore seriale. Si può, facendogli seguire un trattamento ambulatoriale durante l’espiazione della pena, trovare un accompagnamento efficace». Perché la castrazione chimica ha effetti collaterali che possono essere importanti. «E dopo alcuni mesi - ha fatto sapere il giudice - può avere effetti permanenti». Una misura sproporzionata per un caso del genere. L’inchiesta è stata condotta dal procuratore pubblico Pablo Fäh, che aveva chiesto una condanna a 2 anni e mezzo.