Colpi di carabina alle prede, pena pecuniaria al cacciatore

Le sue prede sono state raggiunte da colpi di arma da fuoco. Lui, invece, da una pena pecuniaria sospesa. E alla fine, ha dovuto abbassare la carabina, intenzionato a «non voler più cacciare per un po’». In Pretura penale a Bellinzona è comparso un 59.enne del Luganese che durante il periodo di protezione, quindi fuori dalla stagione venatoria del 2022, ha interpretato a suo piacimento la Legge federale (e quella cantonale) sulla caccia e la protezione dei mammiferi e degli uccelli selvatici. Nel senso che deteneva e utilizzava armi munite di silenziatore e illuminazione, quindi vietate, per abbattere faine, cinghiali e volpi, oltre a cacciare fuori dagli orari consentiti e mettere in atto tutta una serie di espedienti illegali per attrarre le prede.
Silenziatore e torcia
Dopo poco più di dieci minuti dall’inizio del dibattimento davanti alla giudice Elisa Bianchi Roth, l’uomo ha deciso di ritirare l’opposizione interposta al decreto d’accusa della procuratrice pubblica Anna Fumagalli. La pena pecuniaria di 45 aliquote, la multa di 300 franchi – che viene sommata a quella di 600 franchi per l’abbattimento illegale di un cinghiale di 85 chili – e il divieto di cacciare per 3 anni sono quindi divenuti esecutivi.
Ma andiamo ai fatti. L’imputato, a suo dire, ha iniziato a cacciare nel 2017, ma il lasso di tempo «incriminato» in cui sono stati commessi i reati è quello che va da giugno 2022 a inizio settembre dello stesso anno. In pieno periodo di protezione della specie, ha ucciso una faina che si era intrufolata nel giardino di casa sua con una carabina munita di silenziatore. Poi, due mesi più tardi, quindi ad agosto, toccò a un cinghiale di 30 chili. Una notte di inizio settembre (quindi fuori dagli orari consentiti) tentò di freddare una volpe e un cinghiale utilizzando due armi diverse, ma entrambe munite di silenziatore e torcia. Infine, il «fattaccio»: l’unico giorno che cacciò entro il periodo della stagione venatoria (era il 5 settembre, la caccia alta iniziò il 3, ndr), sparò a un cinghiale maschio di 85 chili sempre con la solita modalità illegale, ma iscrisse la cattura della selvaggina nel Foglio di controllo cantonale solo il giorno dopo, al fine di renderla lecita. Peccato, si fa per dire, che il giorno seguente le armi furono sequestrate dai guardiacaccia. L’uomo ha poi vuotato il sacco, «raccontando tutto dalla A alla Z e ammettendo i fatti».
Anziani dal grilletto facile
Non sono tanti i casi di questo «calibro» che approdano davanti ai giudici. Alcuni, però, ci sono stati. Il più singolare è sicuramente il «decano» della caccia, un 91.enne del Luganese condannato in Pretura penale per infrazione alle leggi federali sulla caccia e sulle armi. L’uomo era stato sorpreso dalla polizia mentre, di notte, vigilava sul vigneto per cogliere sul fatto l’animale che mangiava la «mia uva». Accanto, però, aveva due fucili carichi pur non avendo né la patente di caccia né il regolare permesso, nonché tre coltelli.
Un altro caso approdato in Pretura penale è quello di un 82.enne dal grilletto facile, che senza avere la licenza di caccia da oltre 25 anni abbatté un capo protetto in Alto Malcantone. L’anziano, dal suo rustico, aveva avvistato un capriolo e decise di freddarlo con una carabina allo scopo di consumarne le carni. Peccato che l’82.enne non era abilitato alla caccia da oltre un quarto di secolo (nel 1991 gli fu revocato il permesso per aver abbattuto un capo protetto) e l’animale da lui cacciato si è rivelato essere una femmina di capriolo allattante; di nuovo un capo protetto.
Di contravvenzioni e denunce
Qualche dato sulle contravvenzioni e sulle denunce nell’ambito della legislazione sulla caccia ce lo fornisce il rendiconto del 2022 del Consiglio di Stato. L’attività di prevenzione e repressione ha portato a 25 multe disciplinari, all’apertura di 147 procedure di contravvenzione, di cui 6 denunciate al Ministero pubblico. Inoltre, sono state ritirate 11 patenti e 10 sono state le privazioni del diritto di caccia. Le autodenunce sono state 210.