Il ricordo

«Come immagino Damiano? Oggi sarebbe un politico di spicco»

Sono passati 15 anni dall'assurda uccisione di Damiano Tamagni al carnevale di Locarno: ne parliamo con suo papà Maurizio
Michele Montanari
01.02.2023 19:10

Papà Maurizio lo immagina come un politico di spicco, suo figlio. Probabilmente oggi starei scrivendo di lui, di Damiano, in modo totalmente diverso, per raccontare la sua carriera. Un’intervista forse: «Pronto, onorevole Tamagni, la disturbo?». Sono passati 15 anni dall’assurda morte di quel ragazzo che nelle foto sembrava sempre felice. Una ferita indelebile per la comunità ticinese. Era il primo febbraio del 2008. Damiano Tamagni stava festeggiando al Carnevale di Locarno. Il resto si divide tra cronaca nera e giudiziaria. E tanti ricordi, come quelli di papà Maurizio.

Signor Tamagni, dopo 15 anni come si vive il primo febbraio?
«Per noi il primo febbraio è sempre una giornata triste. Inevitabilmente si pensa a quel maledetto giorno, all’ultimo saluto che ci ha fatto Damiano prima di uscire e a quello che è avvenuto dopo».

Ora che la giustizia ha fatto il suo corso, cosa pensa di quanto accaduto? Cosa prova nei confronti di chi ha ucciso suo figlio?
«È vero, la giustizia ha fatto il suo corso. È stato molto duro dover affrontare anche questo aspetto, oltre alla perdita di Damiano. Dovevamo andare avanti e, almeno a questo, non ci pensiamo. Sarebbe stato negativo e controproducente continuare a rimuginare sulle condanne, a pensare se fossero sufficienti o meno. Non abbiamo voluto portare odio, alla fine fa più male a sé stessi. Ma ciò non vuol dire dimenticare».

Per noi il primo febbraio è sempre una giornata triste, inevitabilmente si pensa a quel maledetto giorno, all’ultimo saluto che ci ha fatto Damiano prima di uscire
Maurizio Tamagni

Oggi gli aggressori sono tutti a piede libero…
«Spesso mi si chiede cosa provo sapendo che gli aggressori sono liberi. Penso che questo sia un problema che preoccupa più gli altri. Hanno ricevuto una condanna secondo quanto permette la nostra legge (una condanna per aggressione a due anni e sei mesi, parzialmente sospesi, e due condanne a 10 anni per omicidio intenzionale, ndr). Prima o poi, sarebbe dovuto arrivare il momento della loro uscita. Il momento in cui avrebbero cercato di recuperare la loro vita e trovarsi un lavoro. In caso contrario sarebbero rimasti sulle spalle della società e magari con occasioni per delinquere ancora. Se si sono resi minimamente conto di quello che hanno fatto, la loro ulteriore condanna è quella di portarsi dentro il rimorso. Ed è una condanna vedere che si sta ancora parlando di Damiano, come fosse accaduto ieri».

Se gli aggressori si sono resi minimamente conto di quello che hanno fatto, la loro ulteriore condanna è quella di portarsi dentro il rimorso
Maurizio Tamagni

Da quella terribile tragedia è nata la Fondazione Damiano Tamagni, che ha come obiettivi la prevenzione della violenza giovanile e l’aiuto alle famiglie coinvolte. Come valuta l’attività della Fondazione in questi anni? Si riesce a sensibilizzare sul tema?
«La fondazione è servita, e serve tuttora. A me personalmente, per dare un minimo di senso a quello che è accaduto. Naturalmente voglio credere che serva anche a fare in modo che  un fatto così tragico non accada ad altri giovani e genitori. D’altra parte, per me è doloroso continuare a parlarne, ma penso che ne valga la pena. In questi anni abbiamo portato avanti diversi progetti e abbiamo sostenuto altri enti o associazioni che perseguivano i nostri stessi obiettivi. Nell'ultimo periodo, tra pandemia e altro, abbiamo avuto un piccolo calo di attività, ma stiamo recuperando e sono convinto che faremo ancora tante cose per sensibilizzare i giovani. In particolare, sono contento che finalmente si è potuto realizzare il cortometraggio Violenza Senza Maschera, grazie alla tenacia del regista Marco Bitonti e della produzione. Credo che sia uno stimolo fondamentale per il rilancio della fondazione».

Si riesce a coinvolgere la comunità ticinese? E le istituzioni? 
«Noi possiamo fare delle cose, ma, per quanto costino un grande impegno, non sono comunque abbastanza. Ci vuole una partecipazione di tutti: associazioni, fondazioni ed enti pubblici. Penso che un grande impegno ci voglia anche da parte dei genitori che, a volte, credo non abbiano sufficiente controllo sui loro figli».

Damiano oggi avrebbe 37 anni, come se lo immagina?
«Damiano, una volta, parlando del suo futuro, ci ha detto "vedrete come sarò famoso". Io pensavo che sarebbe diventato un politico di spicco, o qualcosa del genere. Ed è così che me lo immaginerei ora».