Vendita

Commercio al dettaglio ticinese, «Bilancio positivo per il CCL»

A tre anni dall'entrata in vigore del contratto collettivo, la commissione paritetica cantonale si dice soddisfatta — Lorenza Sommaruga: «I controlli mostrano che il settore non produce dumping salariale»
© CdT/Gabriele Putzu
Red. Ticino&Svizzera
04.06.2023 22:30

«La diffusione del contratto collettivo di lavoro (CCL) per il settore del commercio al dettaglio ha dimostrato di essere un successo». Così la Commissione paritetica cantonale del settore della vendita in una nota stampa diffusa ieri sera. Le parti contraenti del contratto collettivo per il commercio al dettaglio - ossia Federcommercio, DISTI, OCST, SIT e SIC - tracciano un bilancio positivo degli effetti del CCL a tre anni dalla sua introduzione.

«Nessun abuso grave»

«È un contratto collettivo che tutela sia il lavoratore, sia il datore di lavoro», commenta al CdT la presidente di Federcommercio Lorenza Sommaruga. «L’immagine emersa dai recenti controlli effettuati dagli organi ispettivi della Commissione paritetica cantonale nelle aziende è molto soddisfacente». Stando al comunicato, infatti, «non sono stati riscontrati gravi casi di inadempienze contrattuali, smentendo in tal modo chi insinua l’esistenza di dumping salariali o di orari di lavoro oltre i limiti o frammentati». I controlli verranno mantenuti anche in futuro - si legge nella nota stampa - «così da garantire una corretta applicazione del CCL». In generale - prosegue Sommaruga - il contratto collettivo di lavoro ha permesso di creare un clima di fiducia e di stabilità tra i lavoratori, i datori di lavoro e i partner sociali. «Ciò ha portato a una maggior collaborazione tra le parti e a una migliore gestione delle risorse umane».

Il quadro generale

Il settore del commercio al dettaglio ticinese è attualmente in una situazione difficile a causa di una crisi economica generale e della forte concorrenza estera, spiega ancora Sommaruga. «Questa concorrenza può beneficiare di condizioni quadro nettamente più favorevoli rispetto a quelle offerte in Ticino, inducendo molti ticinesi a fare la spesa oltre confine». Nei primi tre mesi dell’anno, conferma Sommaruga, c’è stato un calo dell’attività piuttosto marcato. Il buon andamento che aveva caratterizzato il 2022 ha quindi subito una flessione. Sommaruga parla di «anno difficile», partito con l’entusiasmo di sempre, ma che da subito si è mostrato in salita. «Siamo entrati nel mese di giugno: speriamo che il turismo ci dia una mano per risollevare le attività». Nonostante le difficoltà, tuttavia, il settore ha continuato a garantire posti di lavoro. E lo ha fatto - prosegue Sommaruga - «operando su basi sane, e garantendo il rispetto delle norme contrattuali e delle condizioni di lavoro». In conclusione, la diffusione del contratto collettivo per il commercio al dettaglio del Canton Ticino ha dimostrato di essere un successo. «Questo risultato deve essere mantenuto e rafforzato nel tempo, anche di fronte alle sfide future che il settore dovrà affrontare, non da ultima la concorrenza estera». Il contratto collettivo per il settore della vendita ha una durata minima di 4 anni; andrà quindi in scadenza il prossimo 31 dicembre 2024, ricorda Sommaruga. Successivamente lo stesso sarà prorogato automaticamente di biennio in biennio, salvo disdetta da inoltrarsi con preavviso di 6 mesi. A questo punto sarà interessante capire come si comporterà OCST, parte contraente del CCL e oggi sul fronte opposto nel comitato referendario contro la modifica della legge cantonale sugli orari di apertura dei negozi su cui voteremo il prossimo 18 giugno.

«Pronti a ridiscutere, ma chiederemo alcune migliorie»

Parte contraente del contratto collettivo della vendita e - nello stesso tempo - promotore del referendum contro la modifica della legge cantonale sugli orari di apertura dei negozi, su cui voteremo il prossimo 18 giugno. Che cosa farà OCST quando si tratterà di rinegoziare il contratto collettivo della vendita? Un eventuale sì alle urne metterebbe infatti il sindacato cristiano sociale nella difficile situazione di dare continuità a un contratto vincolato a una legge da lui stesso contestata. «A quel punto apriremo le trattative per un nuovo contratto migliorativo», commenta al CdT il sindacalista OCST Paolo Locatelli. «Come per tutti i contratti in scadenza chiederemo di riaprire le discussioni, consapevoli tuttavia che le carte in tavola sono cambiate e che le premesse non sono più quelle che hanno accompagnato la prima firma». Ma OCST sarebbe disposto a far saltare l’accordo? «Noi faremo le nostre richieste, poi si vedrà. Nessuno ci obbliga a firmare questo contratto. Chiaramente ci batteremo per nuove garanzie, alla luce anche dell’ulteriore liberalizzazione che potrebbe uscire dalle urne». Secondo Locatelli, comunque, si entrerà in materia solo dopo il 18 giugno. Ma senza OCST il contratto perderebbe l’obbligatorietà generale? «Rimarrebbero due sindacati. Tecnicamente sarebbero sufficienti, anche se la grande fetta degli associati della vendita è con OCST e UNIA», conclude Locatelli.