Commissariata la Fondazione di Lugano che dice di aver autenticato un Picasso

Lo scorso marzo l’organo di vigilanza preposto ha commissariato una fondazione con sede a Lugano, l’Arcadia Foundation, dopo averne rincorso per quasi due anni, senza successo, il Consiglio di fondazione, e dopo aver ricevuto scarna documentazione che ha suscitato più di qualche domanda. Al contempo però, il presidente onorario della Fondazione e una perita calligrafa, parte del comitato scientifico di Arcadia, lo scorso autunno hanno affermato di aver autenticato una sconosciuta versione di un quadro di Picasso ritrovato sessant’anni fa da un rigattiere in una discarica a Capri. Quadro che - ne hanno parlato i media di mezzo mondo - se fosse autentico potrebbe valere oltre dieci milioni di franchi.
I grandi proclami del 2023
La Fondazione Arcadia è sbarcata a Lugano nel 2021, ma è nel 2023 che comincia a farsi notare, pubblicando fra l’altro due inserzioni a pagamento anche su questo giornale. La Fondazione privata senza scopo di lucro afferma di possedere «una raccolta d’opere d’arte di significativo pregio, costituita da dipinti di autori vari che coprono un periodo che va dal Quattrocento al Settecento: dai maestri antichi, agli artisti rinascimentali, senza tralasciare la serie di vedute di Venezia eseguite tra il XVI e il XVII secolo ad opera di Giovanni Antonio Canal, detto il “Canaletto”, avo dei fondatori». Dipinti che la Fondazione intenderebbe valorizzare tramite «un progetto interamente volto alla conservazione e alla esibizione della propria collezione con l’apertura di un museo nella città di Lugano di primissimo livello mondiale».
La decisione incisiva
Tutto ciò, per ora, è rimasto solo nelle intenzioni. Anzi. A pochi mesi da quello sforzo promozionale, a fine estate del 2023, alle porte di Arcadia ha cominciato a bussare la Vigilanza sulle fondazioni e LPP della Svizzera orientale, vale a dire l’Autorità di vigilanza a cui Arcadia deve sottostare. Il bussare non ha trovato però risposta, tanto che a metà marzo scorso la Vigilanza ha deciso di prendere una delle decisioni più incisive a sua disposizione: il commissariamento della società, affidata tramite un mandato all’avvocata Carlotta Battaglioni, attualmente unica avente diritto di firma per la Fondazione. In altre parole, i vertici di Arcadia sono stati sospesi dall’incarico.
Cosa emerge dalle carte
Per capire cosa sia successo, ci siamo rivolti direttamente all’Autorità di vigilanza. Il suo direttore, Stefan Stumpf, pur affermando di «non poter rendere pubblici i retroscena di questa vicenda per motivi legati al segreto d’ufficio», ci ha riferito che possiamo «dare per scontato che abbiamo individuato delle circostanze nella Arcadia Foundation che giustificano la decisione – molto rigorosa – di sospensione del Consiglio di fondazione». La decisione della Vigilanza è stata tuttavia depositata all’Ufficio del registro di commercio, una banca dati pubblica, e abbiamo quindi potuto consultarla. Da essa si apprende che il Consiglio di fondazione di Arcadia non ha mai dato seguito alle numerose richieste della Vigilanza di produrre i rapporti di gestione 2022 e 2023. E questo malgrado l’Autorità, «dimostrando particolare indulgenza, ha contattato telefonicamente l’amministrazione della Fondazione», che ha sede in una società di consulenze di Lugano. Invero, a un certo punto la Fondazione ha prodotto documenti, ma non quelli richiesti. Si trattava della relazione di revisione dell’esercizio chiuso a fine 2022, allestito dall’Ufficio di revisione preposto. Un documento, però, che agli occhi della Vigilanza a «un primo e sommario esame del conto annuale allegato alla relazione di revisione, ha evidenziato la necessità di ottenere informazioni da parte dei membri del Consiglio di fondazione». Ma, appunto, nessuno si è palesato. E infine passata anche la scadenza del termine ultimo intimato dall’Autorità, che ha quindi optato per l’intervento fra i più incisivi nel suo arsenale per capire cosa stesse succedendo: il commissariamento.
Sui giornali di mezzo mondo
Mentre l’Autorità di vigilanza cercava a più riprese e senza successo di contattare il Consiglio di Fondazione di Arcadia, la Fondazione è però finita sui giornali di mezzo mondo. Perché il suo presidente onorario (un cittadino italiano che non figura a Registro di commercio) afferma di aver potuto attribuire con successo a Pablo Picasso un dipinto rinvenuto in una discarica di Capri sessant’anni fa da un rigattiere di Pompei. Stando alle notizie di stampa – possiamo citare ad esempio il Guardian, oppure il Post – uno dei suoi discendenti si sarebbe rivolto proprio all’Arcadia per stilare le perizie necessarie e ora si attende risposta dalla Succession Picasso, l’unico ente che può dichiarare autentici i dipinti del pittore spagnolo e a cui Arcadia ha indirizzato la richiesta.
A questo punto: il commissariamento di Arcadia è un ostacolo all’autenticazione di Buste de Femme Dora Maar? E perché questo apparente disinteresse per la sorte della Fondazione in un momento così importante; Fondazione che oltretutto stando a quanto dichiarato avrebbe in pancia diversi dipinti di gran valore storico e artistico? Domande per ora destinate a rimanere senza risposta, in quanto non abbiamo avuto riscontro né dai vertici sospesi di Arcadia, né dal suo presidente onorario. L’avvocata Battaglioni per contro non si è espressa in merito in quanto «vincolata dal segreto professionale». Ci ha invece risposto la perita calligrafica che ha dato per autentica la firma di Picasso: non ci ha però saputo dire se la consulenza sia stata richiesta tramite la Fondazione o dal presidente onorario a titolo personale.